“Sterminio biologico”: senza l’uomo, l’estinzione animale sarebbe durata 18mila anni anziché 100

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica americana Pnas, a causa dell'uomo, le specie animali stanno scomparendo a un ritmo 35 volte superiore

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 3 Ottobre 2023 11:08

Gli esseri umani rappresentano una minaccia significativa per l’ambiente naturale. La nostra attività ha causato un’ampia estinzione di massa, danneggiando gravemente la diversità della vita sulla Terra. Questo ha portato alla perdita non solo di singole specie, ma anche di interi gruppi di specie collegate tra loro, noti come generi. Dal 1500 ad oggi, abbiamo già visto scomparire ben 73 generi di animali vertebrati. Questi dati emergono da uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze (PNAS) condotto da Gerardo Ceballos dell’Università Nazionale Autonoma del Messico e Paul Ehrlich dell’Università di Stanford negli Stati Uniti.

Questi numeri sono estremamente preoccupanti: il tasso di estinzione dei generi di vertebrati è risultato essere 35 volte più veloce rispetto alla media dei milioni di anni precedenti. Questo significa che, se la specie umana non fosse esistita, probabilmente solo due generi si sarebbero estinti. I ricercatori hanno raccolto informazioni sullo stato di conservazione di 5.400 generi di animali vertebrati terrestri, comprendenti un totale di 34.600 specie, basandosi su diversi database, tra cui quelli dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e BirdLife International.

La Drammatica Trasformazione Ambientale del XX Secolo

Nel corso dell’ultimo secolo, l’accelerazione delle attività umane e la grave sovrappopolazione hanno scatenato una trasformazione ambientale globale senza precedenti. Gli ecosistemi naturali sono stati devastati, la fauna selvatica ha subito una drastica riduzione e migliaia di specie sono scomparse. Le attuali estinzioni stanno avvenendo a un ritmo centinaia o migliaia di volte superiore ai tassi di fondo, con numerose specie vertebrate che si sono estinte negli ultimi 500 anni. Questo rapido declino, conosciuto come “mutilazione” ambientale, costituisce una minaccia grave per il benessere delle future generazioni. La situazione richiede un’immediata azione globale per invertire questa tendenza distruttiva.

Profondi impatti sull’evoluzione globale

La perdita di specie sta avendo un impatto profondo sull’Albero della Vita di Darwin, causando alterazioni nella filogenesi di tutte le entità viventi. Questa evoluzione forzata sta interrompendo percorsi unici di cambiamento biologico e ha conseguenze che si estendono dalla distinzione morfologica ed ecologica fino agli effetti negativi sulla struttura e il funzionamento degli ecosistemi.

Tuttavia, nonostante l’importanza di questo fenomeno, la letteratura scientifica è carente di una panoramica completa sull’estensione e l’impatto di questa mutilazione dell’Albero della Vita a livelli tassonomici superiori. Le disomogeneità nelle relazioni filogenetiche e nei dati ecologici tra gruppi tassonomici, unite alla focalizzazione sulle estinzioni di specie, hanno reso questa problematica parzialmente invisibile agli occhi della ricerca scientifica. La comprensione completa di questo fenomeno è essenziale per affrontare le sfide globali legate alla biodiversità e all’ecologia.

Una crisi ecologica imminente

Lo studio condotto da Gerardo Ceballos e Paul Ehrlich, rivela che almeno 73 gruppi di specie di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi si sono estinti dal 1500. Questo a causa della distruzione degli habitat, della crisi climatica e del commercio illegale di animali selvatici. Elementi che fanno prevedere che nei prossimi anni andremo incontro ad un’accentuazione del fenomeno.

Precedenti ricerche sui reperti fossili avevano suggerito che prima dell’impatto delle attività umane e della nostra presenza, ogni secolo scompariva circa un genere su 10.000. Tuttavia, secondo le conclusioni dello studio, questa affermazione non è più valida. I processi di estinzione si sono accelerati a tal punto che gli autori dello studio stanno paragonando le attuali estinzioni a quelle che portarono alla fine dei dinosauri. Questa scoperta sottolinea l’urgenza di affrontare la crisi di biodiversità e di prendere misure significative per preservare la diversità della vita sulla Terra.

Sterminio biologico

Nel corso degli ultimi cinque secoli, le attività umane hanno avuto un impatto devastante sugli organismi viventi, soprattutto sugli uccelli, con la scomparsa di 44 generi. A seguire, troviamo mammiferi, anfibi e rettili. Gli autori dello studio definiscono questo fenomeno come “sterminio biologico“, sottolineando che senza l’intervento umano, sarebbero stati necessari circa 18.000 anni per assistere a un’ondata di estinzioni di tale portata.

Secondo le parole di Ehrlich, ciò che stiamo perdendo sono i nostri unici compagni viventi conosciuti nell’intero universo. Non si tratta solo di singole specie, la cui scomparsa potrebbe essere parzialmente compensata da altri membri dello stesso genere, preservando così un patrimonio genetico e un potenziale evolutivo simili. Invece, si parla di interi “rami” dell’albero della vita che lasciano un vuoto nella biodiversità. Questo scenario sottolinea l’importanza cruciale di preservare la diversità della vita sulla Terra.

Una minaccia per l’equilibrio ecologico

L’attuale fenomeno di estinzione di massa dei generi non è solo un problema lontano, ma ci riguarda da vicino e potrebbe avere conseguenze gravi. Questo fenomeno potrebbe peggiorare il cambiamento climatico e favorire la diffusione di malattie infettive. Un esempio è l’aumento della diffusione della malattia di Lyme, trasmessa dalle zecche dei topi dai piedi bianchi, le quali hanno proliferato a dismisura a causa del declino dei loro competitori e predatori.

Ciò che è stato già fatto è irreversibile, ma gli esperti sottolineano che è possibile evitare una disastrosa cascata di eventi attuando azioni politiche, economiche e sociali senza precedenti. In particolare, raccomandano maggiori sforzi di conservazione, soprattutto nelle zone tropicali, dove si concentrano le estinzioni di generi, compresi quelli con una sola specie rimanente. La situazione richiede un’immediata attenzione globale.