Mentre il governo annuncia la tregua fiscale, inserita in Manovra 2023, che prevede la sanatoria di una serie di irregolarità nei confronti del Fisco, una nuova rottamazione delle cartelle e lo stralcio per quelle fino a 1.000 euro, alcuni comuni annunciano che non accetteranno lo stralcio per le cartelle relative all’IMU e ad altre tasse locali, in particolare la TARI.
Fra le città che hanno già detto no allo stralcio ci sono Milano, Roma, Bologna e Firenze, Piacenza, Verona e Bari, mentre non hanno ancora preso una decisione Napoli e Torino, che propongono la Rottamazione quater come alternativa. Sanatoria valida invece per i Comuni di Acerra, Arezzo, Lecce, Pistoia, Lucca.
Quale sanatoria
La sanatoria è prevista dalla tregua fiscale, inserita nella Legge di Bilancio 2023 ai commi da 222 a 230. Tuttavia, per i tributi a carattere locale, il condono è solo facoltativo e, anche in caso di adesione dell’amministrazione, il debito iniziale andrà pagato, mentre non saranno pagate le sanzioni e le quote relative ad interessi così come le somme maturate a titolo di rimborso spese per le procedure esecutive e di notifica cartelle.
Giacché il condono è facoltativo, i comuni dovranno decidere entro il 31 gennaio, tramite apposita delibera, se accetteranno questa possibilità, anche in forma parziale, per le cartelle IMU e TARI sapere emesse fra il 2010 e il 2015. In mancanza di delibera si applica comunque lo stralcio di sanzioni e interessi.
L’ANCI si fa sentire
L’ANCI, associazione dei Comuni italiani, ha mosso dei rilievi alle norme relative alla tragua fiscale, nella misura in cui lo stralcio parziale delle cartelle di importo fino a mille euro “non sembra centrare l’obiettivo di liberare il magazzino dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione dai crediti più vetusti”, che era in fondo il motivo per cui la sanatoria è stata introdotta.
La misura dunque appare come una specie di “rottamazione unilaterale” di carichi iscritti a ruolo, che potranno continuare a sopravvivere in quanto non pagati.
Criticata anche la tempistica, che fissa la scadenza per non aderire al 31 gennaio. Una scadenza troppo vicina anche per conviocare i consigli comunali e deliberare la mancata adesione.
Milano e Roma fanno da apripista
Milano e Roma sono fra le prime città ad aver dichiarato che non applicheranno lo stralcio e la motivazione è legata perlopiù alla necessità i far quadrare il bilancio.
“Si tratterebbe in sostanza di ridurre servizi alle persone per 60 milioni l’anno per cinque anni, servizi come l’assistenza ai disabili, il trasporto pubblico, gli asili nido”, spiega il sindaco Roberto Gualtieri.
Per il comune di Milano, invece, provvedimenti come lo stralcio “disincentivano i comportamenti virtuosi e contrastano con il principio di equità nei confronti dei cittadini, la stragrande maggioranza dei quali adempie ai propri obblighi di contribuzione al sostenimento della spesa pubblica”.
Come detto la lista dei comuni che non aderiranno alla sanatoria è più lunga e destinata a crescere. Il termine ultimo per decidere è fissato al 31 gennaio.