Il canone Rai potrebbe calare. L’emendamento della Lega per la riduzione da 90 a 70 euro è stato giudicato ammissibile dalla Commissione Bilancio del Senato. Cavallo di battaglia del Carroccio, la misura per Salvini è una questione di principio e un modo di onorare una promessa elettorale.
Il nodo delle risorse
Si tratta di un tentativo di rendere strutturale una riduzione già sperimentata nel 2024, poi però abbandonata nel 2025 con il ritorno a 90 euro.
Il vero ostacolo sono i conti. Un taglio di 20 euro, moltiplicato per quasi tutte le famiglie italiane, significa una voragine di circa 430 milioni di euro annui. Una cifra ingente per una Manovra che il governo definisce “conservativa”, con margini di spesa più stretti (18,4 miliardi) rispetto al passato. La Lega propone di coprire il buco attingendo al “Fondo per interventi strutturali di politica economica”, ma la mossa rischia di togliere risorse ad altri capitoli di spesa.
Chi è contrario
La proposta leghista non è passata inosservata e nei giorni scorsi aveva già sollevato le prime critiche dagli alleati. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, si era detto infatti contrario: “Ritengo che l’ammontare del canone Rai vada mantenuto per un equilibrio di mercato”. Gasparri ha aggiunto che l’emendamento “non è in linea” con l’European Media Freedom Act, la nuova direttiva Ue che richiede finanziamenti certi per il servizio pubblico. Anche il segretario Antonio Tajani ha più volte indicato altre priorità, come sanità e pensioni.
Contrario anche il sindacato Unirai, che in una nota avverte:
Le ipotesi di una riduzione del canone Rai rischiano di compromettere la stabilità finanziaria dell’Azienda
Secondo i giornalisti Rai, tagli episodici minano la programmazione a lungo termine e la capacità di rispettare gli obblighi di servizio pubblico. Chiedono invece “una riforma moderna e strutturale”.
Gli altri emendamenti
Quello sul canone è solo uno dei nodi da sciogliere tra i tantissimi emendamenti che potrebbero cambiare la Legge di Bilancio. Tra gli oltre 400 presentati, 105 sono stati bocciati dalla Commissione Bilancio del Senato: 18 quelli dichiarati inammissibili per materia e 87 per copertura. Dalla riunione è emerso che le modifiche e le relative coperture ammonterebbero a circa un miliardo.
Tra gli emendamenti accettati figurano misure come la cedolare secca sugli affitti brevi, la Rottamazione quinquies e alcune modifiche all’età pensionabile. Il governo dovrà decidere quali misure salvare e, soprattutto, come pagarle, in un complicato puzzle di priorità e coperture.
Chi non deve pagare il canone Rai
Il canone Rai, oggi incorporato nella bolletta elettrica, è un tributo di 90 euro annui dovuto da chi possiede un televisore. Il pagamento avviene di default in 10 rate mensili in bolletta. Chi non ha un contratto di luce domestico deve pagarlo tramite modello F24.
Il pagamento è obbligatorio per tutte le persone che dispongono di uno o più apparecchi televisivi, abilitato a ricevere il segnale audio/video attraverso la piattaforma terrestre e/o satellitare. C’è chi può essere esonerato dal pagamento, ovvero:
- chi ha compiuto 75 anni e possiede un reddito annuo non superiore a 8.000 euro;
- gli agenti diplomatici, funzionari o impiegati consolari oppure militari di cittadinanza non italiana o personale civile non residente in Italia, di cittadinanza non italiana, appartenenti alle forze NATO di stanza in Italia;
- chi ha un’attività commerciale in cui dispone uno o più televisori utilizzabili dai clienti (bed & breakfast, hotel, bar, ristoranti, negozi, centri estetici, palestre, studi e uffici con televisore nella sala d’attesa).