Trump e Putin in Alaska per dividere l’Ucraina: i territori da cedere

A Ferragosto i due leader si incontreranno per discutere di pace, ma con la cessione di territori ucraini. Zelensky viene escluso dai colloqui

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Donald Trump ha dichiarato che in Alaska dirà al presidente russo Putin di “mettere fine alla guerra”. Cosa serve però per ottenere questo importante obiettivo? Prima di tutto un dialogo costruttivo, quello che è davvero mancato in questi anni. L’incontro per decidere il futuro dell’Ucraina non inizia con le migliori premesse: Volodymyr Zelensky non sarà presente. Il tycoon ha però dichiarato che sentirà tanto gli europei quanto gli ucraini, perché parti fondamentali dell’accordo di pace che si potrebbe raggiungere a Ferragosto.

Sembrano però entrambi scavalcati, resi ormai silenti dal potere dei due leader che saranno a confronto in Alaska. Il segretario alla Difesa Usa Pete Hegseth ha dichiarato: “Potrebbero esserci scambi territoriali in fase negoziale. Ci saranno concessioni. Nessuno sarà contento”.

Cosa vuole Vladimir Putin

Entrambi i leader hanno confermato l’incontro, che è solo in apparenza utilitaristico, per raggiungere i propri obiettivi. Secondo gli analisti pubblicati da The Moscow Times, il presidente russo ha bisogno di due cose: guadagnare tempo e migliorare la propria immagine internazionale da un lato, e portare a casa dei risultati concreti, come il consolidamento del controllo sull’Ucraina orientale, il blocco dell’ingresso nella Nato di Kiev, ridurre l’esercito ucraino e far salire al potere un governo amico.

Secondo Zelensky, l’escluso alla festa insieme all’Ue, la Russia proverà a “ingannare l’America con false promesse”. Da parte sua, Kiev si dice pronta a scontrarsi sulle concessioni territoriali e a non permettere a Putin di dividere l’Ucraina. Eppure la strada sembra essere quella. Proprio Trump ha detto di essere contrariato dal rifiuto di Zelensky e che, per ottenere la pace, lo Stato ucraino dovrà accettare di cedere territori nell’ambito di uno scambio con la Russia.

All’Europa tale concessione non piace, ma sembra avere poche possibilità di influenzare l’accordo. Donald Tusk, premier polacco, ha sottolineato la necessità di coinvolgere Kiev nei colloqui, ma soprattutto che alla Russia non dovrebbe essere permesso di sfidare i confini impunemente. Anche l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Kaja Kallas, è molto critica. Secondo Kallas, infatti, Putin non è serio riguardo a nessun colloquio di pace. Prosegue:

Se fosse serio, vorrebbe parlare direttamente con Zelensky. È chiaro cosa vuole: vuole l’opportunità di fare una foto con il presidente Trump, l’uomo più potente della Terra, e poi vuole un ritardo nella minaccia di sanzioni per fingere di negoziare, in modo che non ci siano più minacce.

Quali sono i territori da “cedere”

Non può esserci la pace senza delle concessioni. Questo è quello che gli alleati ucraini avevano già confermato a Zelensky mesi fa. In queste ore la conferma, almeno da parte del presidente Usa, che uno “scambio di territori” dovrà esserci.

Ma quali sono i territori, o meglio le regioni, che interessano a Putin? Si tratta di quelle zone invase e occupate e che l’Ucraina da mesi cerca di riconquistare metro dopo metro. Parliamo del Donbass, ormai completamente invaso e diviso in:

  • Donetsk;
  • Luhansk.

Andrebbero però restituite alcune zone, come:

  • Kherson;
  • Zaporizhzhia.

Mosca al momento non controlla in maniera uniforme le regioni ucraine contese: occupa la quasi totalità dell’oblast’ di Luhansk, ma non tutto dell’oblast’ di Donetsk (66%) o Kharkiv (3%).

Cosa vuole Donald Trump

Donald Trump è stato piuttosto esplicito nel criticare la posizione anti-cessione dei territori del leader ucraino. Ha dichiarato:

Vedremo quali sono i parametri. Se è un accordo equo, lo rivelerò agli europei, alla Nato e a Zelensky. Lo chiamerò per primo e potrei dirgli in bocca al lupo, continuate a combattere, o potrei dirgli che possiamo trovare un accordo.

Ma qual è l’interesse di Trump, oltre a immaginare un altarino con la medaglia del premio Nobel per la Pace? In un altro passaggio rivolto ai media, il presidente Usa ha auspicato la fine delle sanzioni contro la Russia e un ritorno alla normalità. “La Russia ha un territorio di grande valore se Vladimir Putin si dedicasse agli affari invece che alla guerra”, ha commentato. La dichiarazione lascia pensare che l’obiettivo sia mettere fine alla guerra per tornare ad avere un importante scambio commerciale con il Paese russofono.

Secondo Edward Luce, dalle pagine del Financial Times, Putin ha due vantaggi: il primo è che Trump vuole un accordo più del Cremlino e il secondo è l’ignoranza del presidente Usa. Secondo Luce, infatti, l’amministrazione Trump non sa esattamente su quali territori ucraini Putin voglia rivendicare la sovranità.

La posizione dell’Ucraina

La posizione dell’Ucraina si divide in due, tra chi non vuole cedere territori come il governo e chi, come la popolazione, vuole la fine del conflitto. Quella che si cerca ora non è una pace giusta, cioè il ritorno allo stato pre-conflitto, ma una “pace dignitosa” per la vita umana. Il raggiungimento della pace non è così davvero una vittoria, ma un compromesso. Per chi sta sul campo, per chi muore o chi viene rapito da casa ed è costretto a combattere, forse il compromesso è una forma di successo. L’alternativa è uno scontro senza fine?

Zelensky però è duro nel sottolineare che alla Russia non dovrebbe essere concesso nessun premio per quello che ha fatto. Sarebbe anzi un gesto grave. Su Telegram:

Questa guerra deve finire, e la Russia deve porvi fine. La Russia l’ha iniziata e la sta trascinando, senza rispettare alcuna scadenza, e questo è il problema, non altro.

Sulla questione territoriale, quindi, non è disposto a cedere: “Gli ucraini non regaleranno la loro terra all’occupante”. Nel frattempo, bisogna sottolineare che la Russia sta proseguendo gli attacchi e che, se riuscisse a mettere le mani su altri territori prima del 15 agosto, potrebbe rivendicare anche quelli.

Nei discorsi più recenti, Zelensky ha parlato di “pace fittizia” in merito al possibile accordo tra Trump e Putin in Alaska. “Qualsiasi negoziato senza l’Ucraina non porterà a una pace duratura – e aggiunge – Una pace fittizia, non autentica, non durerebbe a lungo e spingerebbe la Russia a conquistare ancora più territori”. Infine è tornato a chiedere un colloquio diretto con Vladimir Putin, con la presenza dei leader di Usa e Turchia.