Israele-Trump, accordo di “pace” ma perché a Gaza i raid non si fermano: cosa prevede il piano

Il presidente americano parla di “svolta storica” a Gaza dopo l'accordo di pace, ma i raid israeliani e le tensioni con Hamas non si fermano

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per una “prima fase” di un piano di pace per Gaza. Il Tycoon ha aggiunto che potrebbe recarsi in Egitto e a Gerusalemme nel fine settimana per la firma del cessate il fuoco. La notizia è stata accolta con un sospiro di sollievo da tutti gli enti che si sono occupati nel corso di questi 2 anni di mostrare quanto stava accadendo realmente nella Striscia di Gaza.

È un sospiro di sollievo, non un festeggiamento, per chi teme che Israele possa rompere il patto una volta ottenuto quanto utile per mantenere in piedi il governo e non scontrarsi ancora con l’opinione pubblica.

La segretaria generale di Amnesty International ha affermato che l’accordo di tregua è arrivato dopo anni di sofferenze e che questo non cancellerà tutto ciò che i palestinesi hanno sopportato. Mentre si apprende soddisfazione e sollievo da parte di Europa, Paesi arabi e singoli politici, proseguono i bombardamenti e il numero dei morti cresce.

Cosa succede dopo il primo passo verso la pace

Un primo accordo sembra essere stato effettivamente raggiunto tra Israele e Hamas, anche se ci sono molti dubbi sulla possibilità che possa perdurare nel tempo. Non è una questione di scetticismo, ma di cautela.

Le persone a Gaza continuano a morire sotto i bombardamenti, dai raid aerei o colpite dai carri armati, non ancora ritirati dall’esercito israeliano, solo perché camminavano verso il Nord di Gaza.

Mentre è chiaro che parte di quel territorio resterà in mano israeliana (il 58%), proseguendo una tipologia di occupazione che è già registrata nei libri di storia dei decenni precedenti, ci si interroga su cosa resterà del genocidio e dei crimini di guerra commessi.

Nel piano di pace di Trump non ci sono una richiesta di giustizia e di risarcimento per le vittime dei crimini e per responsabilizzare chi ha permesso tutto questo.

Quello che succederà dopo è piuttosto tristemente già tutto scritto.

Se l’accordo di pace dovesse riuscire a mantenersi in piedi, una parte della già piccolissima striscia di terra destinata ai gazawi sarà sottratta loro. Gaza Nord, se non tutto il territorio, sarà luogo di compravendita e di speculazione con i tanto acclamati resort.

Lo ha confermato lo stesso Donald Trump in un’intervista su Fox News, dove ha spiegato che una volta completata la prima fase dell’accordo di pace, tutto il mondo potrà vedere le persone andare d’accordo e Gaza ricostruita, perché verranno spese ricchezze su quelle coste.

Racconta:

Crediamo che Gaza diventerà un posto molto più sicuro e che si ricostruirà, e altri Paesi della zona contribuiranno alla sua ricostruzione perché hanno enormi quantità di ricchezze e vogliono che ciò accada. Sono molto fiducioso che ci sarà la pace in Medio Oriente.

La ricostruzione di Gaza

Sulla pace è difficile sentirsi in accordo con Trump, considerando il modo in cui il quieto vivere è stato ottenuto, ma sulla ricostruzione non ci sono dubbi. Trump ha già identificato il proprio interesse (così come altri Paesi, anche europei, nella ricostruzione per ottenere una fetta di quella che sarà una riviera lussuosa: Riviera Gaza, appunto.

Da ricostruire c’è molto. L’ufficio stampa del governo di Gaza ha raccolto i dati di distruzione dal 7 ottobre 2023 a oggi. Non solo Israele uccide da 2 anni ogni singolo giorno, ma:

  • ha distrutto 367 unità abitative al giorno;
  • ha demolito più di una moschea al giorno;
  • ha reso 394 famiglie senza casa ogni giorno;
  • ha distrutto un pozzo d’acqua ogni giorno;
  • ha distrutto 7 km di reti elettriche al giorno;
  • ha distrutto 959 m di reti idriche al giorno;
  • ha distrutto 959 m di reti fognarie al giorno;
  • ha distrutto 4000 m di strade al giorno;
  • ha preso di mira un rifugio e un centro di sfollamento ogni tre giorni.

Perché si spara ancora

Eppure, mentre il mondo festeggia questa “vittoria” raggiunta dal presidente americano sul sangue di oltre 100.000 vittime stimate, i palestinesi continuano a essere uccisi.

Mentre Donald Trump annunciava l’accordo per il cessate il fuoco, gli aerei da guerra israeliani continuavano i raid su tutto il territorio della Striscia. I bombardamenti sono proseguiti sulle zone occidentali di Gaza City, colpendo almeno un’abitazione nel campo di Shati e anche l’area a nord di Wadi.

Le forze israeliane continuano a circondare Gaza City, che è ancora considerata una zona estremamente pericolosa.  Il portavoce in lingua araba dell’esercito israeliano, Avichay Adraee, ha infatti affermato che per la sicurezza dei palestinesi bisogna astenersi dal tornare a Nord e avvicinarsi alle aree in cui le forze israeliane sono ancora presenti e operano, compresi Sud ed Est del settore. Si attendono istruzioni ufficiali.

Le azioni israeliane proseguono anche in Cisgiordania. Due uomini sono stati arrestati a Nablus e tre uomini sono stati arrestati a Balata. Un altro uomo è stato arrestato a Hebron e un’altra persona nella città di Beit Ummar. Infine, un uomo è stato arrestato a Betlemme, un altro in un villaggio di Hindaza e un altro ancora è stato arrestato ad Attil.

Anche ora che il governo israeliano ha accettato la proposta resta il dubbio su cosa accadrà quando tutti i prigionieri israeliani saranno rilasciati nella prima fase dell’accordo.

I palestinesi a quel punto avranno ancora meno potere di dialogo con Israele. La presenza dei prigionieri non ha mai scoraggiato gli attacchi, questo è vero, ma è vero anche che Israele ha già stipulato altri accordi che prevedevano un cessate il fuoco momentaneo, finiti sempre nel sangue.

Cosa ne sarà dei palestinesi: la soluzione a due Stati

In queste prime ore, non si può non parlare della possibilità che questo cessate il fuoco possa diventare un vero percorso politico credibile verso una soluzione a due Stati e la fine dell’occupazione israeliana nel territorio palestinese.

A riportare questo messaggio è stato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha elogiato inoltre gli sforzi diplomatici di Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia nel mediare questa svolta.

Invita a rispettare i termini dell’accordo, a rilasciare gli ostaggi in modo dignitoso e a garantire un cessate il fuoco permanente per permettere anche l’ingresso di aiuti umanitari per porre fine alle sofferenze della popolazione palestinese.

Per quanto riguarda invece i prigionieri palestinesi, Hamas dovrà presentare una lista di chi dovrà essere rilasciato. Questa dovrà seguire i criteri concordati durante l’accordo, che però non è ancora definitivo.

L’ufficio stampa per i prigionieri di Hamas ha confermato che una lista è già stata scritta, ma ancora non è stato reso noto se il nome di Marwan Barghouti è in cima alla lista. Il leader palestinese, però, potrebbero non essere rilasciato perché rappresenta l’unità e l’aspirazione dei palestinesi di liberarsi dall’occupazione. Israele potrebbe quindi porre il veto sul suo nome.

In ogni caso, l’accordo potrebbe non essere accettato o il governo potrebbe vacillare oppure la popolazione potrebbe propendere per un altro leader, come Smotrich. Il ministro delle finanze israeliano, di estrema destra e noto per le sue dichiarazioni tutt’altro che pacifiche, ha affermato che Hamas dovrà essere distrutto dopo il ritorno dei prigionieri da Gaza.

Per “Hamas” Smotrich intende tutta la popolazione gazawa, anche i bambini. Per questo non voterà a favore di un accordo di cessate il fuoco, ma ancora non ha minacciato di voler far cadere il governo di coalizione di Netanyahu. Se non lui qualcun altro. Infatti altri membri del governo potrebbero abbandonare la nave se non fossero soddisfatti dei termini dell’accordo.