L’Unione europea si sta preparando a vivere uno degli autunni più difficili della storia recente e l’Italia in particolare sembra essere finita al centro di una vera e propria tempesta perfetta. Tutto il sistema Paese è in fibrillazione per capire quali possano essere gli scenari che si presenteranno nei prossimi mesi, ma fare previsioni non è semplice visti i tanti stravolgimenti che ogni giorno investono la quotidianità dei cittadini.
L’Italia nella morsa della crisi: i timori per la riapertura delle aziende
Sono pochi infatti coloro che – anche solo ad inizio estate – avrebbero potuto immaginare un’azione congiunta di così tanti fattori concentrati in un unico arco temporale. Tra questi, il tema che assume maggiore rilevanza è senza dubbio quello che riguarda la crisi energetica: il costo del gas è in aumento giorno dopo giorno, ora dopo ora, e l’indice di vendita registrato al mercato di Amsterdam sembra non arrestare la propria crescita.
Una situazione che preoccupa terribilmente le istituzioni – con il governo di Mario Draghi impegnato senza sosta a trovare nuovi fondi per far fronte all’emergenza – e le tante imprese che in ogni istante vedono crescere il prezzo che dovranno pagare in bolletta se vogliono continuare a lavorare e produrre. La prospettiva infatti è quella che aumenti il numero dei lavoratori a rischio in centinaia di aziende da Nord a Sud. Queste ultime, infatti, potrebbero decidere di interrompere le proprie attività in attesa di un ritorno ad una condizione più favorevole.
Allarme per il settore farmaceutico: medicinali a rischio in Italia?
Vi abbiamo parlato in diversi articoli dei tanti timori per uno dei comparti più esposti alla crisi globale, quello dell’industria siderurgica, che in diverse aree del nostro Paese ha già adottato provvedimenti emergenziali come l’anticipo dell’inizio delle ferie per i dipendenti, la chiusura prolungata anche oltre la fine di agosto e il ricorso quanto mai traumatico alla cassa integrazione per molti lavoratori. Ma le gravi criticità del periodo rischiano di imporre uno stop forzato anche ad alcuni settori che fino ad oggi erano visti come quelli che avrebbero risposto con minore difficoltà al combinato tra il caro bollette, l’inflazione galoppante e la scarsa reperibilità delle materie prime.
E così, a lanciare l’allarme si è aggiunto nelle ultime ore anche il settore farmaceutico. I vertici di Farmindustria – l’Associazione delle imprese del farmaco – non hanno usato mezzi termini per descrivere la complessità della situazione: “Nel nostro settore si profila un reale scenario di carenza di farmaci. È a forte rischio anche la stessa sopravvivenza delle aziende produttrici di medicinali, che sono beni essenziali non solo per la salute ma per la sicurezza di un Paese”.
Dalla produzione fino al bancone delle farmacie: allarme per i medicinali
La causa sta tutta “in questa fiammata del rincaro dell’energia, che mostra un incremento dei prezzi fino al +600% rispetto al 2021“. Ad essere a rischio sono i cosiddetti medicinali essenziali, ossia quelli che permettono ai cittadini di convivere ogni giorno con le patologie più diffuse ma ormai non più considerate letali in Occidente.
“Questa crisi energetica determina effetti indiretti aggiuntivi per le aziende farmaceutiche, con incrementi di tutti i fattori della produzione, materiali, imballaggi, manutenzioni, fiale e packaging – spiega Marcello Cattani, presidente di Farmindustria – ma da parte nostra non è possibile aumentare i prezzi per i consumatori perché questi sono per larga parte vincolati dagli accordi sottoscritti con Aifa (l’Agenzia italiana del Farmaco)”.
Per questo prende sempre più piede la richiesta avanzata dai ricercatori di Medicines Europe e inviata ai ministri della Sanità degli Stati membri e alla Commissione europea, in cui si propone di “riconoscere il settore dei medicinali soggetti a prescrizione, in quanto fornitore di beni essenziali, come area critica nei piani di emergenza nazionali ed europei in relazione all’accesso a forniture energetiche vincolate”.