Più di 20 Comuni sparsi per l’Italia si sono uniti per ottenere dal governo una legge che istituisca nei loro confronti lo status di città balneare. La richiesta è stata avanzata nel corso dell’iniziativa G20 Spiagge, organizzata a Roma dal network nazionale delle destinazioni marittime con almeno un milione di presenze turistiche. Le località in questione sono complessivamente 26, tra Sardegna, Emilia-Romagna, Sicilia, Toscana, Campania, Puglia e Friuli-Venezia Giulia. La ministra del Turismo Daniela Santanchè ha promesso di convocare presto un tavolo per discutere dell’istanza.
La richiesta dello status balneare
I sindaci delle 26 municipalità costiere vogliono esortare le istituzioni a tenere conto dei considerevoli aumenti della popolazione che si verificano durante la stagione estiva. “Noi delle località balneari, insieme, possiamo rappresentare al governo quelle che sono le nostre esigenze specifiche e i servizi di cui abbiamo bisogno”, ha spiegato la prima cittadina di Riccione Daniela Angelini.
“Le nostre non sono città come le altre”, ha sottolineato, precisando che durante i periodi di massima affluenza il numero degli abitanti di decuplica. “Ci serve una legislazione su misura che di tutto questo ne tenga conto – ha aggiunto – dalla sicurezza alla raccolta rifiuti“. Da qui l’appello a essere ufficialmente riconosciuti come centri balneari.
L’iniziativa del G20 Spiagge è partita dal Veneto ed è coordinata da Roberta Nesto, sindaca di Cavallino-Treporti. “Non chiediamo privilegi, ma il riconoscimento di peculiarità delle nostre città, che sono centri molto piccoli d’inverno, ma metropoli d’estate“, ha detto. Secondo Nesto lo status di città balneari, “necessità impellente”, garantirebbe più servizi sia ai residenti che ai turisti che intanto si chiedono se ci sarà un nuovo caro ombrelloni la prossima estate. Quel che è certo è la proroga del bonus terme al 31 marzo 2023.
La discrepanza di abitanti in estate
La principale criticità risiede quindi nel divario che si va a creare nel periodo estivo tra il numero di residenti e le presenze turistiche. Una situazione che, come sottolineato congiuntamente dalle 26 località marittime, provoca significative difficoltà per le amministrazioni, che hanno servizi sulla base del numero dei residenti e non su quello di chi arriva per trascorrere le proprie vacanze. Questo anche perché l’accesso ai bandi pubblici e ai finanziamenti è proprio tarato sul numero degli abitanti.
Le città che aspirano allo status balneare
Ma quali sono le 26 città che chiedono all’esecutivo lo status di centri balneari? Ecco l’elenco del network: Forio, Ischia e Sorrento (Campania), Bellaria, Igea Marina, Cattolica, Cervia, Comacchio, Riccione (Emilia Romagna), Lignano Sabbiadoro (Friuli Venezia Giulia), Vieste (Puglia), Alghero e Arzachena (Sardegna), Taormina (Sicilia), Bibbona, Castiglione della Pescaia, Grosseto, Orbetello, San Vincenzo, Viareggio (Toscana), Bibione, Caorle, Cavallino-Treporti, Chioggia, Jesolo e Rosolina (Veneto).
L’invito della ministra del Turismo Santanché
La ministra Daniela Santanchè, che ha partecipato all’iniziativa organizzata a Roma, si è impegnata a istituire un tavolo tra qualche settimana. “Venite con delle proposte scritte – ha invitato i sindaci – oggi sono presenti parlamentari di tutto lo schieramento e questa dovrà essere un’iniziativa parlamentare. I tempi ci sono, ce la faremo”, ha aggiunto. Ma come sottolineato, occorre capire quali sono le soluzioni migliori.
“Non è una riforma da fare a costo zero – ha fatto notare – perché c’è bisogno di risorse per aumentare i servizi, ad esempio nel periodo di maggior turismo non possono rimanere gli stessi vigili di quando non c’è tale esigenza, dobbiamo riflettere bene”. La coordinatrice Roberta Nesto ha chiarito che si cercherà “di stendere su carta un’idea abbozzata”, in modo tale da avere una base di partenza sulla quale confrontarsi.