Irpef al 33%, per la Cgil è “una presa in giro”: benefici minimi e nessun reale vantaggio

Secondo la Cgil, la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% porta vantaggi trascurabili: il 70% dei contribuenti non ne trarrà alcun beneficio reale

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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Secondo le simulazioni della Cgil, la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50mila euro avrebbe un impatto minimo sulla maggior parte degli italiani. Per il 70% dei contribuenti, che dichiara redditi inferiori a 28mila euro, il beneficio sarebbe nullo. Con un reddito di 30mila euro, si guadagnerebbero appena 3,3 euro al mese (40 l’anno), arrivando a 36,7 euro mensili (440 annui) solo per chi raggiunge i 50mila euro. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, non usa mezzi termini: “È quasi una presa in giro”.

I benefici della riduzione Irpef

Nel dettaglio, ecco la tabella con l’imponibile fiscale annuo e il beneficio netto, secondo i dati della Cgil.

Imponibile fiscale annuo Beneficio netto annuo
28.000,00 0,00
30.000,00 40,00
35.000,00 140,00
40.000,00 240,00
45.000,00 340,00
50.000,00 440,00
55.000,00 440,00
60.000,00 440,00
70.000,00 440,00
80.000,00 440,00
90.000,00 440,00
100.000,00 440,00

Cosa cambia per lavoratori e pensionati

L’ufficio studi della Cgil ha messo a confronto l’imposta dovuta per diverse tipologie di reddito. Secondo le simulazioni, per chi nel 2025 avrà un reddito di 35mila euro l’impatto Irpef sarebbe:

  • per un lavoratore dipendente 6.898 euro;
  • per un pensionato 8.413 euro;
  • un autonomo in flat tax 4.095 euro;
  • chi ha una rendita finanziaria 4.375 euro.

I dati evidenziano una forte disparità: a parità di reddito, dipendenti e pensionati sopportano un’onere fiscale di gran lunga superiore. Per questo, Landini punta il dito contro un sistema fiscale che

tassa progressivamente solo il lavoro dipendente e i pensionati, mentre le rendite finanziarie, quelle immobiliari e i profitti sono tassati meno e con un’aliquota piatta. Questa è una follia.

Dalle ultime statistiche fiscali sull’anno d’imposta 2023, si osserva come gli autonomi che rientrano nel regime fiscale agevolato ad aliquota unica (flat tax al 5% o 15%) abbiano versato circa 3,6 miliardi di imposta.

A complicare c’è anche il drenaggio fiscale

Oltre a questa disparità, lavoratori e pensionati hanno subito l’effetto del “fiscal drag” o drenaggio fiscale. A causa dell’inflazione cumulata del +16,4% tra il 2022 e il 2024, i redditi nominali sono aumentati, spingendo molti contribuenti in scaglioni Irpef più alti. Il risultato? Hanno pagato più tasse nonostante un potere d’acquisto reale in diminuzione. Lo studio della Cgil quantifica l’impatto sul singolo:

  • un dipendente il cui reddito è passato da 27.794 euro (2022) a 30.993 euro (2024) ha subito un drenaggio di 1.382 euro;
  • un pensionato con un imponibile cresciuto da 16.900 a 19.225 euro ha perso 708 euro.

Secondo Landini, il taglio dell’aliquota al 33% non è la risposta a questo problema. Il sindacato chiede invece risorse per detassare gli aumenti contrattuali e garantire la piena perequazione delle pensioni.

La proposta della Cgil è un contributo di solidarietà

Come finanziare queste misure? La Cgil propone di introdurre un contributo di solidarietà per i contribuenti con redditi superiori ai due milioni di euro. Si tratterebbe di circa 500mila contribuenti ad alto reddito: con un’aliquota dell’1,3%, il gettito stimato sarebbe di 26 miliardi l’anno. Risorse fondamentali per finanziare e investire su sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative, politiche sociali, trasporto pubblico.

Secondo la Cgil si tratterebbe di una scelta compatibile con le nuove regole economiche europee che – nonostante le rigidità e i vincoli del PSC – prevedono comunque la possibilità di aumentare la spesa – per sostenere lavoro, salari, pensioni, welfare e investimenti – recuperando nuove entrate strutturali per il bilancio dello Stato.