Lo Stato entra in Stellantis? La proposta di Confapi e l’esempio francese

Confapi propone allo Stato italiano di entrare nell'azionariato di Stellantis: la Francia lo ha già fatto

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 23 Ottobre 2024 11:29

La crisi di Stellantis continua. Le immatricolazioni in Europa sono calate del 26% per il gruppo, con Fiat e Lancia tra i marchi più in difficoltà in assoluto. Una situazione che ha spinto Confapi, associazione di categoria delle piccole e medie imprese, a chiedere che lo Stato intervenga ed entri a far parte del capitale del gruppo, seguendo l’esempio francese.

La Francia, attraverso la banca Bpifrance, controlla infatti il 6,2% delle azioni di Stellantis ed è il terzo azionista in assoluto la ex Psa, sigla dei marchi francesi della multinazionale salita di recente al 9,2%, ed Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann che controllava Fiat e poi Fca.

La richiesta di intervento dello Stato in Stellantis

La crisi di Stellantis, -26% di immatricolazioni in Europa a settembre su base annua, sta mettendo in difficoltà moltissime aziende dell’indotto. Fiat prima e i gruppi di cui ha fatto parte poi hanno mantenuto per le proprie fabbriche un ruolo di assemblaggio, demandando la produzione delle componenti a una serie di imprese nate appositamente, spesso nei dintorni degli stabilimenti stessi.

Tuttavia, con il calo della produzione e il passaggio all’elettrico, queste realtà sono in difficoltà, come sottolineato anche dal presidente di Confapi Cristian Camisa: “È il momento di una proposta forte. Il Governo negli ultimi mesi ha indubbiamente portato avanti azioni di moral suasion molto importanti nei confronti di Stellantis. Ma non è bastato” ha esordito Camisa in alcune dichiarazioni.

“Vista la congiuntura del titolo, passato da marzo a oggi da 27 a 12 euro e il rischio di una desertificazione dell’indotto, riteniamo sia giunto il momento di fare un sacrificio valutando l’entrata dello Stato nel capitale di Stellantis, attraverso una società veicolo o un altro strumento tecnico” ha poi continuato, sottolineando che il momento difficile del gruppo ha fatto calare il valore delle sue azioni e quindi per lo Stato sarebbe più semplice entrare nel capitale della multinazionale.

“Sarebbe anche un modo per far capire che vogliamo continuare a essere una potenza industriale che punta sull’automotive e sulla produzione in Italia. Stellantis ha disatteso tutte le promesse e perciò c’è bisogno di un’azione forte non solo per salvare un’azienda che è parte della storia del nostro Paese ma soprattutto tutte le Pmi industriali, rappresentate da Confapi, che rappresentano una parte fondamentale dell’indotto” ha continuato Camisa, ponendo appunto il problema dell’indotto di Stellantis.

“È necessario comprendere che la stessa urgenza che mosse lo Stato a salvaguardare i risparmiatori di Mps vale oggi per non perdere i tanti posti di lavoro dei lavoratori di Stellantis e del suo indotto. Parallelamente, come Confapi continueremo a lavorare per portare le nostre istanze in Europa e per far sì che la fine del motore endotermico, stabilita per legge, subisca una variazione, aprendo quantomeno all’ibrido” ha poi concluso Camisa.

Che ruolo ha la Francia in Stellantis

La presenza pubblica all’interno del gruppo che controlla la produzione di auto in Italia esiste già, ma non è dello Stato italiano. La Francia, fin dalla fusione di Psa ed Fca che ha creato Stellantis, controlla circa il 6,2% delle azioni della società attraverso la banca per gli investimenti dello Stato, Bpifrance.

Può sembrare una percentuale minima, ma l’azionariato di Stellantis è molto diffuso. Solo 6 azionisti controllano più dell’1% del valore della società e la sola Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, ha una percentuale a doppia cifra, il 14,4%. Lo Stato francese mantiene quindi una partecipazione significativa che gli permette di garantirsi una voce all’interno delle decisioni della società.

Al contrario, lo Stato italiano è completamente assente dal consiglio di amministrazione di Stellantis. In questo momento è però complesso immaginare un investimento di questo tipo da parte del Governo di Giorgia Meloni. Da tempo infatti l’esecutivo ha in mente un piano di privatizzazioni per ricavare denaro dagli asset pubblici, tra cui le partecipazioni in grandi aziende, da Poste a Eni.