Il 28 giugno si terrà a Singapore la riunione dei Fatf – Gafi, il Gruppo di azione finanziaria internazionale che ha il compito di monitorare i sistemi fiscali delle nazioni del mondo, segnalando se siano o no a rischio di sfruttamento per il riciclaggio di denaro sporco o il finanziamento del terrorismo.
Il Fatf stila ogni 6 mesi due liste diverse, una “nera”, la blacklist, che include Paesi con sistemi finanziari compromessi, e una “grigia” la graylist, con sistemi finanziari che sono a rischio di compromissione. L’introduzione in queste liste non comporta alcun cambiamento obbligatorio né obbligo di riforma, ma modifica la reputazione che un Paese ha nei confronti dei membri del gruppo.
Cos’è il riciclaggio di denaro
Ogni anno nel mondo si ricicla tra il 2% e il 5% del prodotto interno lordo globale, stando ai dati delle Nazioni unite. Una cifra che varia tra gli 800 e i 2.000 miliardi di dollari, simile nell’ipotesi peggiore al Pil annuo dell’Italia. Il riciclaggio avviene quando un privato o una società tenta di far passare i proventi di un’operazione illecita come provenienti da un’attività legale.
Solitamente questa operazione viene associata all’attività di grandi associazioni criminali. Le mafie ad esempio acquistano negozi o attività nei centri delle grandi città reinvestendo i proventi del traffico di droga, di armi o di esseri umani. Ma il riciclaggio di denaro sporco può essere applicato anche ai grandi capitali su cui sono state evase tasse o imposte. In questi casi però, sono necessarie operazioni finanziarie più complesse per nascondere le provenienza illecita dei fondi.
Il lato più pericoloso del riciclaggio è però quello del finanziamento al terrorismo. Le persone accusate di supportare gruppi armati considerati terroristici vengono colpite da sanzioni, in modo che non possano operare sui mercati finanziari. Il riciclaggio del loro denaro permette di mascherarne la provenienza e di farlo viaggiare fino ad arrivare a destinazione.
Diventa quindi fondamentale il monitoraggio delle operazioni bancarie, per individuare quelle sospette e poterle segnalare alle autorità. Un’operazione che negli anni si è affinata e che oggi impiega anche algoritmi di intelligenza artificiale in grado di riconoscere i pattern di riciclaggio all’interno dei milioni di scambi di denaro che ogni giorno avvengono nei sistemi finanziari globali.
Negli anni, le nazioni più importanti hanno instaurato un complesso sistema di norme anti riciclaggio e di regole a cui le banche devono sottostare per operare, in modo da rendere sempre più difficile queste operazioni. Uno degli scandali più recenti di riciclaggio di denaro ha coinvolto Binance, un grande exchange di criptovalute, accusato negli Usa di permettere a imprenditori russi e iraniani di spostare i propri capitali negli Usa travestendoli da investimenti in Bitcoin e altri crypto.
Non sempre però tutti gli Stati si adeguano a queste regole. Il riciclaggio attira capitali enormi, potenzialmente pari al Pil di una grande nazione ogni anno. Permetterlo, anche implicitamente, può generare un flusso di denaro in grado di rendere ricco un sistema bancario altrimenti ridotto. Per questa ragione alcuni Paesi hanno regole anti riciclaggio molto poco rigide, e sempre per questa ragione esistono enti internazionali con il compito di monitorare queste irregolarità.
Qual è il ruolo del Fatf- Gafi
Con questo scopo nasce, nel 1989, il Fatf, Financial Action Task Force, conosciuto in Italia come Gafi, Gruppo di azione finanziaria internazionale. Di questo gruppo fanno parte la quasi totalità dei Paesi occidentali e i più importanti Stati asiatici (tra cui India e Cina) e sudamericani (Argentina e Brasile). Quasi del tutto assenti l’Africa e il Medio Oriente, con l’eccezione di Sud Africa e Arabia Saudita. Dal 2023 il gruppo ha sospeso la Russia.
Il Fatf esegue ricerche sul modo in cui il denaro viene riciclato a livello globale e su come il terrorismo viene finanziato, promuove standard globali per ridurre il rischio che queste attività vengano perpetrate e stabilisce la sicurezza dei sistemi finanziari di tutti i Paesi del mondo, non solo di quelli che non ne fanno parte. Nascono così le due liste che sono il risultato più comunemente discusso dell’operato del gruppo: la blacklist e la graylist.
I nomi delle due liste sono in realtà di origine giornalistica. Il Fatf le chiama rispettivamente High-Risk Jurisdictions subject to a Call for Action (Giurisdizioni ad alto rischio soggette a Call to Action) e Jurisdictions under Increased Monitoring (Giurisdizioni sotto monitoraggio rafforzato). La prima, la lista nera, identifica Paesi con serie lacune nei sistemi di anti riciclaggio e di prevenzione del finanziamento al terrorismo. Per questo il Fatf richiede ai suoi Paesi membri di prendere contromisure adeguate nei rapporti finanziari con questi Stati. Al momento fanno parte della lista nera:
- Corea del Nord
- Iran
- Myanmar/Birmania
Meno grave è la posizione dei Paesi che fanno parte della lista grigia. Anche se questi Paesi hanno lacune dal punto di vista del riciclaggio di denaro e del finanziamento al terrorismo, il Fatf riconosce loro un impegno nel colmarle, lavorando in sintonia con il gruppo stesso. I Paesi che ne fanno parte sono:
- Bulgaria
- Burkina Faso
- Cameroon
- Croazia
- Giamaica
- Haiti
- Kenya
- Mali
- Mozambico
- Namibia
- Nigeria
- Repubblica Democratica del Congo
- Senegal
- Siria
- Sud Africa
- Tanzania
- Turchia
- Vietnam
- Yemen
Il 28 giugno 2024 a Singapore i Paesi membri del Fatf si riuniranno per aggiornare queste liste. Secondo alcune anticipazioni il Principato di Monaco sarebbe tra i candidati a entrare in quella grigia.
Cosa rischiano i Paesi nelle liste nera e grigia
Il Fatf – Gafi non ha nessun potere coercitivo sugli Stati, né su quelli membri né tantomeno su quelli che non ne fanno parte. Per questa ragione l’inserimento in una delle due liste ha un valore soprattutto politico e di relazioni diplomatiche internazionali piuttosto che conseguenze dirette. L’entrata nella lista grigia in particolare è da un certo punto di vista il riconoscimento di un impegno a migliorare la situazione del proprio sistema bancario e finanziario per impedire il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo.
L’esempio del Principato di Monaco è però diverso da altri. L’economia del piccolo Stato a sud della Francia è basata sul suo sistema finanziario, che attrae capitali da tutto il mondo anche per le regolamentazioni molto poco rigide. Un cambiamento di queste leggi in sintonia con le indicazioni del Fatf potrebbe avere conseguenze molto serie sul Principato.
La lista nera è invece più una constatazione della situazione, gravissima, di alcuni sistemi finanziari, speso già isolati dal resto del mondo. La Corea del Nord è l’esempio perfetto, quasi completamente staccata dai sistemi globali al punto da doversi finanziare con furti di criptovalute. L’Iran finanzia regolarmente gruppi come gli Houthi e Hamas, considerati terroristici. Il Myanmar è uno Stato in piena guerra civile, con la giunta militare al potere sempre più vicina a perdere il controllo del Paese in favore delle forze ribelli.