Nel 2024, il reddito disponibile delle famiglie italiane è aumentato del 3% su base nazionale. Un segnale positivo, che riflette gli effetti del post-pandemia e delle politiche di sostegno, ma che nasconde traiettorie regionali significativamente diverse. Lo attestano le stime preliminari dei dati Istat, che dipingono un quadro nazionale in lenta ripresa, ma segnato da persistenti squilibri geografici.
I dati dell’Istat
Il dato più rilevante arriva dal Mezzogiorno, che registra l’incremento più sostenuto a livello di ripartizione: +3,4%. Una crescita superiore alla media che interessa quasi tutte le regioni del Sud, con punte importanti.
A livello regionale, l’aumento del Pil in volume più elevata si è registrata in:
- Sicilia (+1,8%);
- Sardegna (+1,3%);
- Lazio (1,2%);
- Lombardia (+1,2%);
- Valle d’Aosta (+1,1%);
- Piemonte (+1,1%)
- Friuli-Venezia Giulia (+1%);
- Basilicata (+1%);
- Umbria (0,7%);
- Campania (0,7%).
Incrementi del Pil inferiori alla media nazionale si sono rilevati nella:
- Provincia autonoma di Trento (+0,5%);
- Toscana (+0,5%);
- Emilia Romagna (+0,2%);
- Marche (0%);
- Veneto (-0,1%);
- Puglia (-0,1%);
- Calabria (-0,5%);
- Liguria (-1%);
- Molise (-1,1%).
Questo risultato, seppur positivo, parte da livelli drammaticamente più bassi. Il reddito disponibile pro-capite nel Sud si attesta, infatti, a 17.800 euro annui, un valore che è appena il 70% di quello del Centro-Nord (25.900 euro). In termini assoluti, un abitante del Nord-Ovest dispone di oltre 9.000 euro in più all’anno rispetto a un cittadino del Mezzogiorno. La Calabria, con 16.800 euro, rimane fanalino di coda, preceduta da Campania e Sicilia.
Il solco Nord-Sud
La prudenza delle famiglie, in un contesto di incertezza globale e inflazione non ancora completamente domata, si riflette nei consumi. A livello nazionale, la spesa per consumi finali è aumentata in volume solo dello 0,7%.
Anche qui, la geografia fa la differenza, con il Nord-Ovest che mostra la crescita più robusta (+0,9%), mentre il Mezzogiorno si ferma a un timido +0,4%. Le famiglie del Sud mostrano quindi una propensione al risparmio o una destinazione delle risorse diversa dai consumi.
Il dato più emblematico della disparità territoriale rimane il Pil pro-capite. Secondo l’Istat i dati sono:
- Nord-Ovest con 46.100 euro per abitante;
- Nord-Est a 43.600 euro;
- Centro a 40.000;
- Sud a 24.800 euro.
Il Sud è primo per posti di lavoro
Il dato più sorprendente e potenzialmente promettente del rapporto Istat riguarda il mercato del lavoro. Nel 2024, l’occupazione a livello nazionale è cresciuta dell’1,6%, ma è il Mezzogiorno a fare da traino. I dati dell’Istat recitano:
- Sud a +2,2%;
- Centro a +1,8%;
- Nord-Ovest a +1,6%;
- Nord-Est a +0,8%.
Questa performance del Sud è trainata da due settori: le Costruzioni, che esplodono con un +6,9% di occupati (a fronte di un +3,8% nazionale), e i Servizi (+2,1%). Segna un incremento positivo anche l’Agricoltura (+1,0%).
Le sfide per i prossimi anni
La crescita del reddito e dell’occupazione al Sud è un fatto positivo, che rappresenta una necessaria inversione di tendenza dopo anni di stagnazione. Tuttavia, questo aumento avviene in settori come le costruzioni, spesso caratterizzati da stagionalità e minore stabilità. Tutto ciò potrebbe non bastare a scalfire il divario in termini di Pil pro-capite e ricchezza disponibile.
La sfida per i prossimi anni sarà trasformare questa espansione occupazionale, probabilmente sostenuta da investimenti pubblici straordinari, in un miglioramento strutturale della capacità produttiva del Mezzogiorno. Servono politiche che favoriscano gli investimenti privati, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro , settori in cui il Nord mantiene un netto vantaggio.