Poste verso lo stop a bollettini e raccomandate, l’azienda valuta la rivoluzione

L'ad di Poste Italiane apre alla possibilità dello stop del servizio per bollettini e raccomandate: "Non conviene più essere fornitori del servizio universale"

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Presto potrebbe non essere più possibile pagare bollettini o spedire raccomandate presso Poste Italiane. A farlo sapere è stato l’amministratore delegato dell’azienda, Matteo Del Fante, che ha aperto alla possibilità di una futura rinuncia da parte di Poste al servizio universale. Alla base della decisione dell’azienda ci sarebbe una valutazione fatta negli ultimi mesi che, tirando le somme, avrebbe portato Poste a pensare allo stop a partire dal 2026.

Basta bollettini e raccomandate

La rinuncia potrebbe arrivare in un futuro non troppo lontano, con gli utenti che dovranno trovare modi alternativi per pagare bollettini o inviare raccomandate. Poste, infatti, sarebbe intenzionata a non rinnovare la concessione del contratto di programma per il servizio universale che ha con lo Stato, chiudendo di fatto le porte alla possibilità di vedere tale servizio ancora attivo presso le proprie filiali.

L’ad Matteo Del Fante è stato abbastanza chiaro sulla questione, sottolineando che dal 2026, dopo la proroga di 16 mesi, la concessione non avrà un prosieguo.

“È ovvio che a Poste non conviene più essere fornitore del servizio universale, quindi ci rinunciamo, siamo un’azienda di mercato” ha fatto sapere, sottolineando che il mancato rinnovo “è un rischio reale”.

Rispondendo in un’audizione in Commissione Trasporti della Camera sui risultati e le prospettive della società, infatti, l’amministratore delegato di Poste ha fornito i dati e facendo i conti ha sottolineato: “Noi siamo strutturalmente sotto compensati da 10 anni per i servizi che facciamo: l’azienda ha una percentuale ormai ampiamente inferiore al 10% di attività negli uffici dovuti al servizio universale, ormai stiamo andando verso il 5%”.

Conti in tasca alle Poste

Numeri che avrebbero portato Poste Italiane a prendere una decisione che, almeno per il momento, sembra essere impopolare. Gli utenti, che da una vita trovano nell’azienda un porto sicuro per commissioni e servizi come quelli di bollettini e raccomandate, dovranno trovare di certo un’altra soluzione. Alternativa che, data la scadenza della concessione, verrà di certo fornita dallo Stato.

E intanto Poste tira le somme, con l’ad Del Fante che ha presentato i numeri del 2023 dell’azienda. Un bilancio con alti e bassi, con ricavi in crescita così come quelli dei servizi finanziari, mentre la corrispondenza è in calo.

Il 2023, infatti, si è chiuso con ricavi da 12 miliardi di euro, con un balzo del 2% rispetto al 2017 quando è partita la nuova gestione di Poste. L’Ebit, invece, è stato pari a 2,6 miliardi, con un +15% e l’utile netto di 1,9 miliardi, pari a +19%.

Ma non mancano i dati negativi. L’ad, infatti, ha sottolineato: “Si sono registrati risultati negativi sul fronte della corrispondenza, mentre crescono i servizi finanziari, assicurativi e dei pagamenti”.

Sul fronte privatizzazione, come vi abbiamo raccontato, Del Fante non ha voluto rilasciare commenti: “Non è una decisione nostra. Non possiamo rispondere. È una domanda che non può essere fatta a noi visto che non è una nostra decisione. Siamo i manager di una azienda che fa una attività sul mercato, ha un piano industriale ufficiale con dei numeri, punto. E siamo valutati dal mercato e dai nostri azionisti sulla base della capacità o meno di rispettare quel piano”.