Il piano anti dazi di Trump dell’Italia, export nei mercati emergenti

Diplomazia commerciale ed esplorazione di nuovi mercati: così il governo intende reagire alla minaccia all'export italiano rappresentata dai dazi di Donald Trump

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 21 Marzo 2025 13:50

Donald Trump impone i suoi dazi, l’Europa si riorganizza e l’Italia non resta a guardare. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha presentato il Piano d’azione per l’export italiano nei mercati extra-Ue ad alto potenziale.

Nell’economia italiana, l’export rappresenta il 40% del Pil. L’obiettivo del governo Meloni è quello di centrare i 700 miliardi di export entro il 2025.

In cosa consiste il Piano per l’export italiano

Dalla sua, l’Italia ha il vantaggio di essere il sesto esportatore mondiale, “la seconda economia al mondo e la prima in Europa per diversificazione merceologica di beni esportati”, come viene puntualizzato. Contrariamente a quello che si pensa di solito, all’Italia il mondo non chiede solo buoni vini, formaggi, bei vestiti e macchine di lusso.

L’Italia è una potenza mondiale anche in molti altri settori:

  • macchinari industriali;
  • armi;
  • componentistica;
  • navi;
  • metalli;
  • farmaci;
  • arredamento;
  • design.

Le criticità all’orizzonte, però, non mancano: con 623,5 miliardi di euro, l’export italiano nel 2024 ha visto una lieve riduzione in valore pari al -0,4%. E i dazi di Donald Trump rappresentano un’ulteriore sfida.

Il Piano d’azione per l’export presentato da Tajani si sviluppa lungo quattro direttrici:

  • mantenere e rafforzare le relazioni commerciali con gli Usa, nonostante i dazi, cercando di evitare una guerra commerciale e trovando un equilibrio nel surplus italiano verso gli Stati Uniti che oggi vale 38,8 miliardi di euro;
  • espandere la rete di distribuzione con accordi commerciali con i Paesi dell’Ue per diversificare l’export;
  • ridurre la burocrazia e i costi energetici per migliorare la competitività del Made in Italy;
  • potenziamento dell’export nei mercati emergenti, ovvero India, Brasile, Messico, Arabia Saudita, Africa, Turchia, Balcani e Paesi Asean (sud-est Asiatico).

I settori chiave individuati nell’ambito del Piano sono quelli dei macchinari, l’automotive (nonostante le innegabili difficoltà degli ultimi anni), il farmaceutico, il tessile e il lusso (anche questi colpiti dalla crisi), l’agroalimentare, quello delle energie rinnovabili e quello delle infrastrutture.

L’export italiano nei mercati emergenti

Per promuovere il Made in Italy nei mercati emergenti, in particolare, il governo italiano sta adottando una strategia basata su una serie di tattiche:

  • diplomazia economica, ovvero missioni guidate dal ministro Tajani nei mercati considerati strategici o ad alto potenziale di crescita;
  • finanziamenti e assicurazioni alle imprese italiane che operano nell’export tramite fondi Simest, Sace e Cdp;
  • business matching e fiere internazionali per facilitare i contatti commerciali;
  • digitalizzazione ed e-commerce al fine di portare ad accordi per la vendita online di prodotti italiani sui principali marketplace globali.

I rapporti fra Italia e Usa

L’Italia non intende perdere la sua interlocuzione privilegiata con gli Usa, neppure sotto il profilo commerciale. Oggi gli Stati Uniti rappresentano uno dei principali mercati di sbocco per il Made in Italy, assorbendo circa l’11% dell’export.

L’Italia è consapevole che il surplus commerciale con gli Usa, (38,8 miliardi di euro nel 2024) potrebbe generare tensioni con la nuova amministrazione americana, con il rischio di dazi. Per evitare un’escalation e proteggere gli interessi nazionali, il governo italiano sta lavorando su una “strategia transattiva”, volta a rafforzare le relazioni economiche bilaterali cercando di scongiurare la guerra commerciale.

L’Italia punta cioè a stringere con gli Usa accordi su gas e difesa, anche sotto il profilo degli acquisti. In sintesi, si punta ad acquistare di più dagli Usa, cercando così di accreditarsi agli occhi di Trump come amici e partner commerciali e non come competitor.