Paola Sapienza è stata tra i primi esponenti dell’economia culturale: di cosa si tratta

Cosa si intende quando si parla di economia culturale. Ecco le varie tipologie e in che modo possono essere applicate

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 1 Febbraio 2024 07:00

Paola Sapienza è una ben nota economista, membro della facoltà della Kellogg School of Management della Northwestern University. È inoltre ricercatrice associata presso il NBER e il CEPR.

Laureata in Economia presso l’Università Bocconi di Milano, ha in seguito ottenuto il dottorato di ricerca in Economia presso l’Università di Harvard. Tra i suoi campi di interesse spicca l’economia culturale, di cui parleremo di seguito nel dettaglio.

Cos’è l’economia culturale

Quando si parla di economia culturale si fa riferimento allo studio di aspetti e variabili culturali di una data regione, considerando i processi economici in atto. In estrema sintesi, procede allo studio della relazione esistente tra fenomeni economici e culturali.

Per aspetti della cultura si intendono numerosi elementi, dalle credenze ai costumi, dalle forme artistiche ai valori dominanti. Tutto ciò influenza i risultati economici che, a loro volta, agiscono su quelli culturali. Un intreccio che aiuta a plasmare una data società.

L’economia culturale pone in evidenza tutti quei fattori culturali che agiscono tanto sui comportamenti del singolo individuo quanto sul gruppo. Ciò nella specifica sfera economica. Perché le persone compiono determinate scelte o consumati particolari beni? Quanto influisce il loro background personale e comunitario in tutto questo?

Tipi di economia culturale

Esistono due distinte categorie di economia culturale. La prima è l’Economia dell’arte. Si tratta di un approccio che mira ad analizzare la cultura come un settore indipendente dell’economia. Guarda a ciò che viene innescato da scelte culturali in una data società. Si concentra, ad esempio, sulla necessità di sovvenzionamenti per i teatri d’opera e, al tempo stesso, del ruolo che hanno i festival nell’attrarre un certo tipo di turismo, quello culturale. A ciò si aggiunge, infine, la disparità economica tra gli artisti.

I mercati dei lavori culturali sono di per sé unici e questa branca economica getta luce sulla loro evoluzione e sulle necessità per il loro mantenimento. Ciò in raffronto, ad esempio, al mantenimento delle star dell’industria, che rappresentano casi limite e fuori scala.

Si offre inoltre un approfondimento su quello che è l’impatto sociale dell’arte, superando quelli che sono gli effetti tradizionali di mercato.  Si effettuano spesso delle vere e proprie indagini, al fine di poter stilare schemi dettagliati sulla disponibilità di una comunità nel pagare per comprendere i benefici non di mercato.

La seconda è Norme culturali. In questo caso si guarda all’impatto profondo della cultura su differenti attività economiche. Si parte da atteggiamenti, norme, credenze, valori, preferenze e obiettivi di una società. Stabiliti tali parametri, si guarda con attenzione al loro impatto. Questo è stato costantemente trascurato dall’economia neoclassica tradizionale.

L’importanza dell’economia culturale

Questi processi aiutano l’operato del mondo della politica, al fine di prendere decisioni informate, che si poggino su dati scientifici. Tutto ciò conduce, inoltre, al riconoscimento dell’importanza delle diversità culturali in una comunità.

Queste possono avere un impatto molto significativo sui modelli economici. Ne risultano influenzati gli atteggiamenti dei singoli individui, così come le norme sociali e, in generale, le preferenze dilaganti.

Tutto ciò si riversa su quelli che sono i modelli di consumo, dunque le dinamiche di mercato nel quadro generale e le decisioni in chiave di investimenti. Un modo per raffinare e rendere più specifica e precisa la tradizionale formula d’analisi economica.