Scontro tra Meloni e sindacati dopo la battuta della Premier: anche Schlein all’attacco

SI accende lo scontro tra Meloni e i sindacati dopo una battuta della Premier alla trasmissione Un Giorno da Pecora di Radio1

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 8 Novembre 2024 09:47

Si inasprisce lo scontro tra sindacati e Governo sulla Manovra dopo una battuta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Al suo ritorno dalla riunione della Comunità politica europea a Budapest, la premier dovrà affrontare una serie di incontri sulla legge di bilancio, il più complesso dei quali sarà proprio con i rappresentanti dei lavoratori, che hanno già annunciato un’opposizione netta alle scelte del Governo.

Lo scontro con le sigle sindacali va avanti dalla presentazione della Manovra finanziaria e il segretario della Cgil Landini ha recentemente alzato i toni, parlando di “rivolta sociale” e attirandosi le critiche della maggioranza. Dopo la recente dichiarazione della presidente del Consiglio però, le opposizioni, in particolare il Pd di Elly Schlein, si sono schierate in difesa dei sindacati.

Polemiche sulla battuta di Meloni

Durante la puntata del 7 novembre del programma radiofonico di Radio1 Un Giorno da Pecora, condotto da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è involontariamente presa il ruolo di protagonista. Ospite della trasmissione satirica era Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze alla Camera, a cui i conduttori hanno chiesto di mandare un messaggio alla premier chiedendole come stesse. Meloni è infatti da giorni alle prese con un’influenza che l’ha costretta a rimandare diversi incontri, tra cui quello sulla Manovra con i sindacati.

Il tono scherzoso della trasmissione, che ha spesso fatto abbassare la guardia agli ospiti ottenendo dichiarazioni altrimenti difficili da sentire da rappresentanti dei partiti, ha convinto Osnato a mandare effettivamente il messaggio: “Sono stato costretto da quelli di Un giorno da Pecora a chiederti come stai”, ha scritto il deputato, che ha inaspettatamente ottenuto una risposta quasi immediata da parte della presidente del Consiglio.

“Male in verità, ma non avendo particolari diritti sindacali sono a Budapest per il Consiglio europeo a fare il mio lavoro”, recitava il testo del messaggio. Un contenuto che è stato interpretato come un velato attacco proprio ai sindacati, che Meloni dovrà incontrare la mattina dell’11 novembre per parlare dei contenuti della Manovra. Tra Governo e rappresentanti dei lavoratori però al momento si è instaurata una tensione molto alta, dovuta anche a una serie di dichiarazioni del segretario della Cgil Maurizio Landini.

Lo scontro con i sindacati sulla Manovra

A margine dell’assemblea generale della Cgil a Milano, il segretario del sindacato Maurizio Landini ha attaccato molto duramente la Manovra finanziaria 2025 del Governo: “Io credo che sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare. Per noi  lo sciopero non è che l’inizio di una mobilitazione e di una battaglia perché il nostro obiettivo non è semplicemente migliorare o cambiare la legge di bilancio, il nostro obiettivo è cambiare e migliorare il nostro paese anche attraverso l’uso dei referendum”, ha dichiarato, parlando dello sciopero indetto insieme alla Uil per il 29 novembre.

Parole che hanno immediatamente causato la reazione della maggioranza: “Ci chiediamo con quale coraggio il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, inciti alla rivolta sociale. Stia molto attento Landini, a incitare alla rivolta sociale, perché integra gli estremi di un reato, oltre a perdere totalmente la faccia”, ha risposto il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti.

“Dopo l’aumento del suo stipendio di quasi trecento euro al mese alla faccia dei suoi appelli al salario minimo è rimasto da solo a credere ai suoi esilaranti proclami di insurrezione. Fa rabbrividire che il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si auguri una rivolta sociale. Pesare le parole è una responsabilità necessaria, soprattutto in un periodo storico in cui i facinorosi dei centri sociali hanno ritrovato nelle strade italiane una preoccupante intraprendenza. Landini, nel bene supremo del dibattito civile, dovrebbe chiedere scusa per il termine inopportuno”, ha aggiunto una nota di Salvo Sallemi, vice-capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato.

Ha commentato le parole del segretario della Cgil anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “La prima cosa che ha fatto questo governo, ha messo risorse per le famiglie di reddito medio basso, qualcuno può discutere che sia giusto o sbagliato, sorprende che questo venga contestato proprio dai sindacati e da forze che dovrebbero difendere i lavoratori dipendenti. L’abbiamo messo sui lavoratori dipendenti, con lo scopo in qualche modo aiutare la crescita rilanciando la domanda e i consumi.”

L’attacco di Elly Schlein a Meloni

Le opposizioni si sono invece schierate a difesa dei sindacati,  criticando le dichiarazioni di Giorgia Meloni a Un Giorno da Pecora: “Il clima di scontro e di delegittimazione delle organizzazioni sindacali fomentato dal governo è del tutto inaccettabile. Da giorni ormai la destra se la prende con Cgil e Uil per aver indetto lo sciopero generale contro la Manovra, con un attacco gravissimo al diritto di sciopero garantito dalla Costituzione. Un’arroganza e una protervia senza fine, cui oggi si aggiunge la battuta di scherno della presidente Meloni che lamenta di non avere diritti sindacali”, ha dichiarato la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein.

“La smetta di fare la vittima, che le vittime qui sono quei milioni di lavoratori che le scelte del suo governo stanno rendendo più fragili e ricattabili: negando il salario minimo e la legge sulla rappresentanza, estendendo i contratti a termine e i voucher, liberalizzando il lavoro somministrato”, ha continuato la leader del principale partito di opposizione.

Le principali critiche delle opposizioni alla Manovra riguardano la sanità. Sia il Partito democratico, sia il Movimento 5 Stelle stanno denunciando la riduzione dei fondi promessi per il sistema sanitario nazionale e per l’istruzione e la ricerca universitaria. Tema caldo anche il fondo per gli incentivi all’acquisto delle automobili meno inquinanti, praticamente azzerato da Giorgetti con un risparmio per lo Stato di 4,5 miliardi di euro. Una mossa molto criticata anche da Stellantis, il principale gruppo automobilistico che opera in Italia. L’amministratore delegato Carlo Tavares ha recentemente presentato in un’audizione in Parlamento il proprio piano per gli impianti italiani.