Il rating dell’Italia è a un passo dalla promozione: Fitch, Moody’s e Dbrs hanno tutte un outlook positivo sul Paese, e tra settembre e novembre potrebbero arrivare le prime revisioni.
La prospettiva favorevole, se confermata, avrebbe ricadute importanti sui Btp, sui corporate bond e su molte delle principali azioni quotate a Piazza Affari.
Attesa per le mosse dalle agenzie di rating
L’Italia si è guadagnata la fiducia degli investitori con disciplina fiscale, stabilità politica e una capacità di raccolta record nelle ultime aste: basti pensare ai 217 miliardi di domanda registrati per l’asta Btp a 7 e 30 anni, con il Tesoro che ha collocato titoli per 18 miliardi, il 70% dei quali finiti nelle mani di investitori esteri.
Il quadro favorevole viene raccontato da Luigi De Bellis di Equita, raggiunto da Milano Finanza. In questo contesto Piazza Affari resta tra le migliori borse europee, pur essendo ancora a sconto rispetto alla media storica e all’EuroStoxx. E lo spread Btp-Bund, ai minimi dal 2015, segnala una percezione di rischio molto più bassa rispetto ad altri grandi emittenti, Francia inclusa.
Gli occhi sono puntati su Fitch (19 settembre), Dbrs (17 ottobre), S&P (10 ottobre) e soprattutto Moody’s che il 21 novembre avrà l’ultima parola.
Per l’Italia l’upgrade di Moody’s sarebbe particolarmente rilevante: oggi il giudizio è Baa3, cioè appena un gradino sopra la categoria “junk”. Un passaggio a Baa2 significherebbe blindare l’accesso ai grandi fondi internazionali, evitando per anni il rischio di esclusione dai portafogli regolamentati.
Btp e bond, dove si concentrano i riflettori
Un miglioramento del rating ridurrebbe la percezione di rischio e quindi il differenziale Btp-Bund. Gli effetti sarebbero più evidenti sulle scadenze lunghe, dai 10 ai 30 anni, molto sensibili al giudizio sul merito di credito. Qui si concentra l’interesse degli investitori globali, sempre pronti ad aumentare l’esposizione quando cala il rischio sovrano.
Il beneficio, però, non si fermerebbe ai titoli di Stato. Enel, Eni, Snam, Terna, Intesa Sanpaolo e Unicredit, per citare alcuni nomi, potrebbero ottenere finanziamenti a condizioni più favorevoli, grazie al cosiddetto “ombrello” statale.
Banche in prima linea
In Borsa, il comparto più sensibile all’upgrade resta quello finanziario. Unicredit, Intesa Sanpaolo, Generali e Banco Bpm sono da tenere d’occhio perché beneficiano direttamente della compressione dello spread: cala il costo della raccolta e sale il valore dei Btp in portafoglio.
Tra i titoli bancari da valutare con più attenzione ci sono anche Bper, Credem e Mps, mentre nel risparmio gestito spiccano FinecoBank e Banca Mediolanum.
L’esposizione complessiva delle banche italiane ai titoli di Stato supera i 300 miliardi di euro: il dato da solo spiega quanto il settore finanziario sia legato all’andamento del debito sovrano.
Utilities e assicurazioni
Le utilities regolamentate come Terna, Snam e Italgas sono vincolate al rating dello Stato. Un miglioramento del giudizio sovrano si tradurrebbe automaticamente in un upgrade anche per loro, con effetti positivi sul costo del debito e sulla capacità di investimento.
Tra le aziende non regolamentate, Enel, A2A, Hera e Iren potrebbero beneficiare di minori oneri finanziari, pur con un impatto meno diretto. In scia, potrebbero muoversi anche tlc e società sanitarie.
Sul fronte assicurativo, Unipol e Poste Italiane meritano attenzione: entrambe molto esposte ai Btp, entrambe influenzate dalla volatilità dei titoli di Stato.