Settimana intensa per l’oro che questa settimana ha sfondato il tetto dei 2mila dollari l’oncia, un supporto psicologico piuttosto importante, per poi tornare velocemente al di sotto di questa soglia nelle giornate seguenti. Cosa è accaduto al mercato? E perché l’oro ha registrato questo sprint improvviso?
L’andamento dell’oro
Il future sul Gold sul mercato del Comex di New York ha raggiunto, mercoledì 22 novembre, un massimo di 2.007 dollari l’oncia per poi ritracciare velocemente al di sotto di questa soglia ed attestarsi in un intervallo compreso fra 1.990 e 1.998 dollari. Oggi il contratto sull’oro scambia ancora a 1.995 USD/oncia (+0,17%).
Tutta colpa della Fed
La performance dell’oro tradizionalmente è speculare a quella de dollaro ed anche questa volta la regola non ha fatto eccezioni. Una certa volatilità del biglietto verde ed il suo deprezzamento sui mercati internazionali hanno infatti mosso anche il metallo prezioso, facendolo volare sopra questa soglia chiave. Un movimento cui ha fatto eco anche il calo dei rendimenti dei T-bond, che hanno reso il metallo prezioso ancor più conveniente ed appetibile per gli investitori internazionali.
Il trend dei mercati, in realtà, è stato giustificato dalle aspettative degli operatori, in vista della pubblicazione delle Minutes della Fed, cioè dei verbali dell’ultima riunione di politica monetaria. In quei giorni, infatti, si era diffusa l’opinione che la banca centrale statunitense fosse giunta al capolinea con i tassi d’interesse e pronta ad una retromarcia.
Aspettative che sono state poi deluse in serata, quando i verbali del FOMC hanno confermato l’impostazione prudente della Federal Reserve e la possibilità che i tassi salgano ancora nel prossimo futuro, se emergeranno rischi che l’inflazione possa riacutizzarsi ed allontanarsi dal percorso di rientro verso il target del 2%.
Per il momento, le aspettative di mercato sono per un livello dei tassi sostanzialmente invariato alla riunione di dicembre ed una probabilità per ora ancora bassa del 26% che si arrivi ad un taglio dei tassi già a marzo, anche se è più concreta l’ipotesi che si proceda ad un taglio non prima del secondo semestre del 2024.
E dei dati sul mercato immobiliare
Ad innescare acquisti sull’oro hanno poi contribuito i dati del mercato immobiliare, usciti nella giornata di mercoledì, che hanno evidenziato un calo del 4,1% delle vendite di case esistenti a 4,79 milioni di unità, al di sotto del consensus (4,8 milioni). Numeri che confermano la fase di debolezza del mercato immobiliare, che ha risentito per tutto il 2023 della politica aggressiva della Fed, e che rendono più attrattivo l’oro nella diversificazione dei portafogli.