Titoli Small Cap, stiamo entrando in una fase ottimale?

Analisi a cura di Francesco Lomartire, Responsabile di SPDR ETFs per il Sud Europa

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Redazione

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“I dati più deboli ma comunque solidi degli Stati Uniti e la combinazione di un’inflazione moderata con una crescita migliore del previsto in Europa creano un punto di ingresso interessante per le Small Cap su entrambe le sponde dell’Atlantico”. 

Lo scrive Francesco Lomartire, Responsabile di SPDR ETFs per il Sud Europa, sottolineando che “con livelli di valutazione delle Large Cap diventati elevati, il rally di mercato ha iniziato ad allargarsi con gli investitori alla ricerca di opportunità in tutti i settori e segmenti di capitalizzazione di mercato. Le Small Cap “potrebbero essere ben posizionate per trarre vantaggio da questa tendenza, considerati i multipli interessanti, il potenziale di recupero, la composizione settoriale ciclica e un maggior focus sul mercato interno in un contesto di deglobalizzazione. Nonostante ci siano alcune caratteristiche comuni, le esposizioni alle Small Cap non sono mai uguali. Di conseguenza, ogni area geografica è esposta a rischi e opportunità specifiche”.

Small e Mid Cap statunitensi: segnali accomodanti e resilienza a lungo termine

In questa fase del ciclo, i dati sull’inflazione “continueranno a condizionare la performance delle Small Cap. Le Small Cap statunitensi hanno subito una brusca flessione ad aprile, quando il CPI superiore alle attese ha portato a previsioni sempre più restrittive e ad un aumento dei rendimenti. Da allora, abbiamo osservato un rimbalzo guidato da diversi segnali accomodanti, tra cui:

  • la riunione di maggio della Federal Reserve (Fed), che è stata meno restrittiva di quanto si temesse;
  • la crescita del PIL USA del 1° trimestre, più debole del previsto, con un tasso annualizzato dell’1,6%
  • il rallentamento della crescita dei salari allo 0,2%.

Sebbene l’aumento del CPI rimanga un rischio chiave per i mercati azionari, comprese le Small Cap, i dati recenti suggeriscono la possibilità di un risultato più accomodante rispetto a quanto attualmente previsto dai mercati”.

La crescita del PIL degli Stati Uniti “si è rallentata, ma il dato del 1° trimestre non ha messo fine alla narrazione sull’eccezionalità degli Stati Uniti, dove la crescita continua ad essere molto più elevata rispetto ad altri paesi del mondo sviluppato, trainata dai consumi che, grazie al mercato del lavoro, sono rimasti straordinariamente resilienti a fronte di una politica monetaria restrittiva. L’espansione economica negli Stati Uniti è stata cronicamente sottovalutata, portando a continui aggiornamenti al rialzo delle previsioni del PIL per il 2023 e il 2024″.

La crescita dei salari moderata, combinata con il basso tasso di disoccupazione, “è uno scenario ottimale per le Small Cap. La crescita mensile dei salari dello 0,2% unitamente agli aumenti di produttività potrebbe consentire alla Fed di effettuare una svolta accomodante in luglio o in settembre, mentre il tasso di disoccupazione straordinariamente basso, pari al 3,9%, sostiene i consumi interni. Nel lungo periodo, la resilienza del mercato del lavoro è fondamentale per la prosperità delle Small e Mid Cap più nazionali e cicliche”.

Gli indici small e mid-cap – spiega ancora l’espero –  “generano tra il 76% e il 79% dei loro ricavi all’interno degli Stati Uniti, mentre per l’Indice S&P 500 questo valore è pari al 59%. Questo fa sì che gli indici Russell 2000, MSCI USA Value Weighted e S&P MidCap 400 siano gli strumenti più diretti per accedere all’eccezionale crescita degli Stati Uniti. Ma ogni strategia ha un profilo particolare:

  • nell’indice S&P MidCap 400 le società più tradizionali occupano un peso maggiore. Il settore con maggiore peso ad esempio è l’Industrials, un aspetto interessante se consideriamo la risalita del dato ISM. A lungo termine, la spesa pubblica derivante dall’Infrastructure Investment and Jobs Act, dal CHIPS and Science Act, dall’Inflation Reduction Act e dagli ampi sforzi di riorganizzazione delle catene di approvvigionamento (cd. “reshoring”) probabilmente favoriranno le Small e Mid Cap con caratteristiche più orientate al mercato interno e al settore industriale.
  • L’indice Russell 2000 sovrappesa le società biotecnologiche e i titoli software, che spesso si trovano in una fase di sviluppo iniziale. A nostro avviso ciò significa che l’indice ha un profilo di rischio-rendimento più elevato.
  •  L’indice MSCI USA Small Cap Value Weighted invece è maggiormente orientato verso i titoli finanziari, che rappresentano più di un quarto dell’indice.

La caratteristica comune dei tre indici è un’allocazione più ciclica e meno legata al settore tecnologico, il che potrebbe costituire un fattore positivo se si riuscirà a evitare un atterraggio brusco e se il rally del mercato continuerà ad ampliarsi.

Small Cap europee:  opportunità da imminenti tagli tassi e miglioramento crescita

Lo scenario delle Small Cap europee “ha mostrato notevoli miglioramenti sia in termini assoluti che relativi nel corso del 2024. L’inflazione in Europa sta rallentando in modo più convincente rispetto agli Stati Uniti, rendendo i tagli dei tassi a giugno lo scenario di base nell’Eurozona e nel Regno Unito. Riksbank e BNS hanno già iniziato il processo di riduzione, fornendo un effetto trainante per gli asset rischiosi. L’allentamento in Svezia riveste un’importanza particolare, dato che il piano delle scadenze del debito è strutturalmente breve”.

Nonostante la disinflazione sia un obiettivo molto auspicato ma ancora da realizzare, “il miglioramento dello scenario degli investimenti che non era stato osservato in precedenza deriva da un’attività economica migliore del previsto. La Germania ha evitato la recessione nel 1° trimestre e la crescita del PIL in Francia (+0,2%) e in Spagna (+0,7%) nello stesso periodo ha superato le stime. Nel Regno Unito la recessione è terminata con un aumento del PIL dello 0,6% su base trimestrale: la crescita più elevata dalla fine del lockdown. Tutto sommato, è probabile che l’attività economica rimanga molto più attenuata rispetto agli Stati Uniti. Tuttavia, i tagli dei tassi all’orizzonte, i miglioramenti delle prospettive economiche e l’assenza di recessione stanno a nostro avviso creando le condizioni favorevoli per le Small Cap europee”.

Le Small Cap in Europa vengono scambiate a multipli economicamente vantaggiosi non solo rispetto alle Large Cap, ma anche alla loro storia. Il rapporto prezzo-utile (P/E) a 13,0x si trova nel secondo decile più basso degli ultimi 10 anni. In questo periodo, in media, l’Indice MSCI Europe Small Cap ha scambiato ad un livello di P/E del 9% superiore rispetto all’Indice MSCI Europe. Attualmente viene scambiato con uno sconto del 7%, uno dei livelli più bassi degli ultimi 10 anni. Questi livelli possono rappresentare un punto d’ingresso interessante, poiché i tagli dei tassi sono prossimi e le economie europee stanno resistendo meglio del previsto.

Gli indici MSCI Europe Small Cap e MSCI Europe Small Cap Value Weighted generano rispettivamente il 66% e il 69% dei loro ricavi in Europa, quindi hanno un’esposizione più nazionale rispetto all’indice MSCI Europe, in cui tale valore è del 42%. Da un punto di vista regionale, gli indici Small Cap sovrappesano il Regno Unito e la Svezia, mentre i sottopesi più significativi riguardano Francia e Svizzera.

Forse – spiega Lomartire –  la differenza più importante riguarda la composizione settoriale, con gli industriali che rappresentano quasi un quarto dell’esposizione nelle Small Cap. Questo settore è supportato da tendenze di lungo termine favorevoli, tra cui la transizione green, la sicurezza energetica e la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento. Un altro importante sovrappeso è il Real Estate, un settore martoriato che potrebbe registrare un recupero ora che la lotta contro l’inflazione è stata vinta e le banche centrali in Europa sono chiaramente più orientate a tagliare i tassi d’interesse. Il sottopeso nei settori sanitario e dei beni di prima necessità rende le Small Cap europee un’esposizione più rischiosa dal punto di vista settoriale.

Small Cap globali dei Paesi sviluppati: un’esposizione diversificata con valutazioni interessanti

L’indice MSCI World Small Cap raggruppa sia le Small Cap statunitensi (che rappresentano il 60% dell’esposizione) che le Small Cap europee (che rappresentano il 18%). Questo aiuta a bilanciare i rischi e le opportunità associate a ciascuna regione. Il terzo peso più elevato è quello del Giappone, che rappresenta il 12% dell’indice, il doppio del suo peso nell’Indice MSCI World. Sebbene l’indebolimento dello Yen abbia favorito la performance azionaria negli ultimi due anni, nel 2024 i negoziati “Shunto” hanno determinato una forte crescita dei salari, che rappresenta un fattore positivo per le Small Cap che hanno un maggior focus sul mercato domestico. Inoltre, si prevede che le riforme della Borsa di Tokyo aumenteranno l’efficienza tra le società quotate.

Con la graduale moderazione dei livelli del CPI in tutto il mondo e il miglioramento delle prospettive anche al di fuori degli Stati Uniti, “si apre l’opportunità di adottare strategie che puntano sul recupero. Le valutazioni rimangono interessanti, sia su base assoluta che in relazione all’Indice MSCI World. Infine, per quanto riguarda il potenziale ampliamento della performance, l’indice MSCI World Small Cap è meno concentrato rispetto all’indice MSCI World: il peso dei primi 10 componenti è rispettivamente dell’1,9% contro il 21,5%”.

Small Cap dei Mercati Emergenti: un accesso più diretto alla crescita economica

Quanto alle economie dei Mercati Emergenti (EM) “continuano a registrare risultati migliori rispetto al mondo sviluppato, ma i rendimenti azionari di tali mercati sono stati insoddisfacenti, trascinati al ribasso dai titoli cinesi che devono affrontare numerose sfide, tra cui la rigida regolamentazione del settore tecnologico, le tensioni geopolitiche e una crescita economica più debole del previsto. Sebbene le azioni cinesi siano risalite nel corso dell’anno, i rischi geopolitici e normativi rimangono”.

L’indice MSCI EM Small Cap “offre una soluzione semplice per superare tali rischi e ostacoli, essendo fortemente sottopesato sulla Cina, che rappresenta solo l’8% (contro il 27% dell’Indice MSCI EM). L’India invece, l’economia in più rapida crescita, rappresenta il 27%. La rapida crescita e la necessità di diversificare le catene di approvvigionamento rendono l’India una meta interessante per il capitale estero, che probabilmente affluirà nel Paese nel medio termine in varie forme. Il secondo sovrappeso più importante è Taiwan, con il 22% dell’indice. Anche se i rischi geopolitici devono essere monitorati con attenzione, Taiwan rimane indispensabile nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori. Il terzo sovrappeso più elevato è quello della Corea del Sud, una potenza tecnologica che offre accesso a un’ampia gamma di società di alta qualità”.

La ripartizione per Paese è stata il motivo principale per cui l’Indice MSCI EM Small Caps ha sovraperformato l’Indice MSCI EM negli ultimi anni e ci aspettiamo che continuerà a rappresentare un fattore positivo fino a quando non ci sarà un miglioramento sostenibile del panorama geopolitico e normativo della Cina.

Le Small Cap dei Paesi emergenti, inoltre, “generano una quota maggiore dei loro ricavi a livello nazionale, consentendo di beneficiare in modo più diretto delle loro economie emergenti relativamente solide. L’Indice MSCI EM Small Cap è ben diversificato: le prime 10 società rappresentano solo il 3% (contro il 25% dell’Indice MSCI EM). Inoltre, le società statali, che potrebbero essere meno efficienti, rappresentano solo l’8%, a differenza del 23% nell’indice MSCI Emerging Market”.