La ricchezza delle famiglie italiane ha raggiunto nuovi record, a dispetto della progressiva frenata del tasso di risparmio, eroso dall’inflazione e non confluito neanche in maggiori consumi. Nello stesso tempo, le Pmi italiane hanno scarse opportunità di investimento, dipendendo essenzialmente dal credito bancario, più che in ogni atro Paese europeo. In questo quadro emerge il ruolo del private banking come sostegno per l’economia e per l’impiego efficiente del risparmio dei privati.
Questi ed altri temi sono al centro della XX edizione del Forum AIPB – Associazione Italiana Private Banking, dal titolo “Il Private Banking per la crescita”, che si terrà domani, a Palazzo Mezzanotte a Milano.
La ricchezza delle famiglie italiane
Il valore della ricchezza finanziaria delle famiglie è quasi triplicato, passando dai 1.975 miliardi di euro del 1996 a 5.692 miliardi nel 2023.
Negli ultimi vent’anni, la ricchezza complessiva ha registrato una crescita media annua nominale dell’1,6%, ma in termini reali ha subito una contrazione media annua dello 0,4%, penalizzata da un’allocazione inefficiente. Gran parte di questa ricchezza è concentrata in immobili (51%), e nella parte finanziaria investibile (che pesa il 30% sul totale della ricchezza) emerge uno sbilanciamento sulla liquidità (40%) e sul comparto obbligazionario (45%), mentre le azioni rappresentano solo una quota marginale del 10%. Le opportunità offerte dai private market sono state quasi del tutto ignorate, limitando ulteriormente il potenziale di crescita.
“La crescente aspettativa di vita, unita al crescente gap pensionistico previsto per i prossimi anni, richiede un ripensamento delle strategie di allocazione della ricchezza che deve servire una vita sempre più lunga e sempre più attiva”, ha spiegato Ragaini, aggiungendo “è fondamentale ridurre la quota i liquidità nei portafogli, diversificare maggiormente gli investimenti aumentando il peso azionario, a scapito di quello obbligazionario, ed estendere l’orizzonte temporale delle scelte finanziarie”.
Risparmio in frenata
Il tasso di risparmio è in costante diminuzione, passando dal 28% negli anni Ottanta all’8,4% nel 2024, livello che resterà invariato anche nel prossimi triennio.
I flussi si sono dimezzati negli ultimi dieci anni, passando da flussi cumulati per 1.746 miliardi di euro tra il 1996 e il 2009 a soli 950 miliardi di euro negli anni successivi, e non si sono tradotti in un aumento significativo dei consumi né in un impulso alla crescita economica.
Questi flussi, da soli, difficilmente saranno sufficienti a soddisfare gli obiettivi di vita delle famiglie, rendendo indispensabile una gestione più efficiente e produttiva anche degli stock di ricchezza esistenti.
La funzione Private Banking
Di qui il ruolo del Private banking nel rendere più efficiente l’impiego del risparmio a beneficio di famiglie ed imprese. Il 2024 vedrà un ulteriore aumento delle masse gestite, che raggiungeranno i 1.242 miliardi di euro, segnando un +12,8% rispetto ai 1.101 miliardi del 2023, un risultato nettamente superiore all’incremento dell’1,3% registrato dagli altri operatori. I principali driver di questa crescita saranno la raccolta netta (58 miliardi) e l’effetto mercato (55 miliardi), seguiti dall’ingresso di nuovi player, che contribuiranno per 28 miliardi.
Per quanto riguarda le famiglie, si individuano tre principali ambiti di ottimizzazione per stimolare la crescita della ricchezza delle famiglie, con percentuali simili di consenso: la riduzione della quota di liquidità (91%), una maggiore diversificazione degli investimenti (92%) e l’estensione dell’orizzonte temporale (88%). Priorità dell’0industria del Private Banking è aumentare gli investimenti in azioni e nei mercati privati nei prossimi mesi, così da cogliere opportunità non disponibili nei mercati quotati.
Nello stesso tempo, il Private Banking agisce anche come catalizzatore per la crescita economica dell’Italia, in particolare, gioca un ruolo cruciale nel supportare le PMI italiane verso una crescita sostenibile, migliorandone la capacità di investimento, rafforzandone la governance e garantendone la competitività e la resilienza nel tempo. Non a caso, il 23% dei clienti del Private Banking sono imprenditori, che dedicano una parte significativa delle loro interazioni con i Private Banker a discutere temi legati alla gestione e al futuro delle loro aziende.