Petrolio rimbalza grazie all’Opec+: ritiro tagli rinviato di un mese

La formulazione allargata del cartello ieri ha annunciato l'intenzione di rinviare di un altro mese l'attuale regime di quote produttive che tengono conto dei tagli decisi la scorsa primavera

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Redazione

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Pubblicato: 4 Novembre 2024 09:04

Tornano a crescere le quotazioni del greggio, riagganciando i 70 dollari al barile, grazie alle rinnovate tensioni geopolitiche ed alla decisione dell’Opec+ di rinviare ulteriormente la decisione sull’aumento delle quote produttive.

I movimenti del greggio

Il petrolio questa mattina guadagna quasi il 2% e va a rafforzare il rialzo registrato prima del weekend. Il contratto più vicino sul Brent registra un incremento dell’1,88% a 74,47 dollari al barile, mentre quello sul WTI americano registra un rialzo dell’1,93% a 70,83 dollari/barile. A dispetto di questa performance e dei guadagni registrati venerdì scorso, il greggio registra ancora una performance negativa rispetto allo scorso lunedì ed ha ceduto circa il 4% rispetto agli inizi di ottobre.

L’ennesimo rinvio dell’Opec+

L’Opec+ si è trovato d’accordo a rinviare di un mese l’aumento produttivo pianificato per questo autunno (circa 180 mila barili in più da ottobre poi slittati a inizio dicembre), a causa delle preoccupazioni legate alla debolezza della domanda ed al recente crollo dei prezzi. Otto membri del cartello allargato, fra cui l’Arabia Saudita e la Russia, hanno concordato di estendere fino a dicembre il regime di tagli alla produzione ed in particolare il taglio volontario di 2,2 milioni di barili implementato assieme a Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman. Il rinvio vale sino a fine dicembre 2024.

Inoltre, gli otto paesi hanno ribadito il loro impegno collettivo a conformarsi con la linea politica annunciata dall’Opec, compresi gli ulteriori aggiustamenti volontari della produzione ed il monitoraggio, assieme alle relative compensazioni da effettuare a settembre 2025 per i volumi sovrapprodotti da gennaio 2024.

Le tensioni in Medioriente

I prezzi del petrolio erano già salito molto venerdì scorso, in scia alle notizie relative ad un possibile attacco di ritorsione dell’Iran contro Israele. Teheran, stando a quanto riferito dall’intelligence israeliana, starebbe preparando un attacco dal territorio iracheno nei prossimi giorni, in risposta all’attacco israeliano del 26 ottobre. Il rischio che il conflitto si allarghi e colpisca le forniture di greggio provenienti da questa regione ha fatto risalire io greggio, che a inizio settimana aveva scontato, al contrario, una evoluzione più soft del conflitto nella regione Mediorientale.

Le buone nuove dall’economia

Da mesi, il petrolio sconta anche le prospettive di rallentamento della domanda e la frenata dell’economia mondiale, soprattutto quella americana e cinese. La scorsa settimana sono però giunte notizie inaspettatamente positive: l’attività manifatturiera cinese a ottobre ha recuperato, con l’indice PMI Caixin/S&P Global salito a 50,3 punti dai 49,3 del mese precedente; il PMI manifatturiero americano parallelamente è aumentato a 48,5 punti dai 47,8 della stima preliminare, anche se non ha superato la soglia chiave dei 50 punti.