Storicamente – nonostante le crisi geopolitiche – i principali indici azionari sono tornati ad avere un trend positivo nel breve periodo. E’ quanto emerge dal l’analisi di Freedom Finance Europe, che ha esaminato i principali conflitti degli ultimi 40 anni.
Mercati finanziari e guerra
“Negli ultimi 40 anni, gli indici europei – l’indice DAX è utilizzato come benchmark – hanno dimostrato un pullbacks (un ritorno, cioè, dei prezzi verso precedenti livelli) a breve termine delle quotazioni, in concomitanza con vari eventi geopolitici. Allo stesso tempo, entro un mese dall’inizio degli episodi (guerre, operazioni militari, atti terroristici ecc…), nella maggior parte dei casi, l’indice è salito in area positiva (alcuni esempi: gli attentati dell’11 settembre, gli attacchi terroristici a Londra e Madrid e i conflitti militari in Ucraina), si legge nell’analisi di Francesco Bergamini, rappresentante di Freedom Finance Europe in Italia.
Quali impatti?
Israele – viene fatto notare- è il 25° partner commerciale dell’UE, e rappresenta solo lo 0,8% del commercio totale di beni dell’UE nel 2022. Ecco perché, se il conflitto tra Israele e Hamas non coinvolgerà nuovi grandi partecipanti (ad esempio l’Iran), “non crediamo che l’effetto reale sull’economia europea e sulle imprese europee sarà significativo”, scrive Bergamini sottolineando di non aspettarsi “che l’impatto del conflitto in Medio Oriente abbia un effetto a lungo termine sul mercato e sul sentiment degli investitori in Europa”.
“Come stiamo vedendo, dopo tre giorni di calo dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi con scadenza a 10 anni, i guadagni sono tornati ai massimi locali nel giro di una settimana e l’indice DAX è stato sotto pressione per il primo giorno, per poi crescere per due sessioni di trading. I prezzi del petrolio sono saliti per 2 settimane da 82 a 93,3 dollari (al picco), ma hanno poi perso gran parte della crescita cumulata. Nel complesso, manteniamo una visione neutrale della regione: le valutazioni attuali sono inferiori ai livelli storici, mentre l’Europa continua a rimanere in bilico sull’orlo della recessione (il PIL è diminuito dello 0,1% Qurter-on-Quarter nel 3° trimestre)”, si legge ancora nella lunga analisi.
Quattro strategie di investimento
Considerando che il conflitto in Medio Oriente “sarà probabilmente di natura limitata e non avrà un impatto significativo sull’UE, allo stesso tempo, considerando uno scenario di escalation o un potenziale deterioramento della situazione economica nell’UE”, Bergamini indica agli investitori le seguenti strategie:
- Aumentare la quota di oro in portafoglio al 7-10%.
- La crescita dei rischi geopolitici e/o dei rischi di recessione stimolerà un calo dei rendimenti delle obbligazioni a lungo termine. Per aumentare la protezione del portafoglio, si può considerare di aumentare la quota di obbligazioni sia a lungo che a breve termine, al 25-35%, invece di optare solo per le obbligazioni a lungo termine, solitamente considerate più sicure
- Aumento della quota di settori difensivi in portafoglio al 25-35%, tra cui: utilities, sanità e, in misura minore, il settore dei consumi
- Aumento della presenza in portafoglio di società del settore della Difesa al 10-20%. Il settore della difesa potrebbe essere tra i beneficiari sia dell’aumento delle tensioni geopolitiche sia, considerando le recenti dichiarazioni dei leader politici, potrebbe ricevere un impulso in seguito all’aumento dei bilanci militari dell’UE.