Corte Ue boccia la Bce sulla partecipazione di Berlusconi in Mediolanum

La vicenda fa riferimento a una decisione assunta dall'Istituto di Francoforte nel 2016, a seguito dell'intervento della Banca d'Italia avvenuto due anni prima

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Redazione

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La Corte di giustizia dell’Unione europea ha annullato la decisione della Bce del 2016 che negava l’acquisizione di una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum da parte di Silvio Berlusconi. Nel motivare la decisione, la Corte ha sottolineato che “la Bce non poteva legittimamente opporsi alla detenzione da parte di Silvio Berlusconi di una partecipazione qualificata nella società Banca Mediolanum, situazione che risultava unicamente dalla conservazione, da parte dell’interessato, di una partecipazione qualificata che egli aveva acquisito prima del recepimento delle disposizioni del diritto dell’Unione sulle quali la Bce si era basata”.

Il  congelamento della quota deciso da Bankitalia

La Fininvest è una holding italiana detenuta in maggioranza da Silvio Berlusconi. Tale società deteneva quote sociali “qualificate” in Mediolanum, società finanziaria quotata in Borsa che controllava il 100% dell’istituto di credito Banca Mediolanum.

Nel 2014 la Banca d’Italia ordinò la cessione della partecipazione di Fininvest in Mediolanum eccedente una quota del 9,99%, entro 30 mesi, e la sospensione immediata dei diritti di voto eccedenti tale quota, motivando il provvedimento con il fatto che Silvio Berlusconi fosse stato dichiarato colpevole di frode fiscale e, dunque, privo del requisito di onorabilità necessario per la detenzione di tale una partecipazione qualificata. La decisione della Banca d’Italia fu poi annullata dal Consiglio di Stato il 3 marzo 2016.

La “controversa” decisione della Bce

Nel frattempo, nel 2015, Mediolanum è stata incorporata dalla società-figlia Banca Mediolanum. A seguito di tale assorbimento e della sentenza del Consiglio di Stato italiano, la Banca d’Italia e la Bce ritennero che Silvio Berlusconi e la Fininvest avessero “acquisito” una partecipazione qualificata nel capitale di Banca Mediolanum.

Una operazione da cui, secondo la normativa europea deriva l’obbligo di notifica/valutazione dell’autorità nazionale e dell’Istituto di Francoforte, che può “opporsi o meno all’acquisizione della partecipazione qualificata”. In questa occasione, la Bce decise di opporsi all’acquisizione di una partecipazione qualificata di Silvio Berlusconi in Banca Mediolanum, perché egli non soddisfaceva il requisito dell’onorabilità.

Silvio Berlusconi e Fininvest fecero ricorso per ottenere l’annullamento di tale decisione della BCE, ma il ricorso fu respinto dal Tribunale, pertanto venne impugnata anche questa sentenza.

La bocciatura della Corte di giustizia europea

La decisione odierna della Corte europea annulla la sentenza del Tribunale, che “ha snaturato i fatti della controversia e commesso un errore di diritto nel dichiarare che i ricorrenti hanno acquisito una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum”, e la decisione “controversa” della Bce, che deriva dal “travisamento della portata della decisione della Banca d’Italia del 2014″, che “non ha avuto come conseguenza di ridurre la partecipazione della Fininvest nella Mediolanum, ma solo di sospendere i diritti di voto inerenti alle azioni soggette a un obbligo di cessione”.

“Di conseguenza – sottolinea la Corte – non si poteva ritenere che Silvio Berlusconi avesse acquisito una partecipazione qualificata nel 2016″, in quanto Berlusconi aveva “soltanto conservato una partecipazione qualificata che era stata acquisita ben prima” del recepimento delle norme europee nell’ordinamento italiano. Ma, esendo queste norme “prive di efficacia retroattiva”, ne deriva che la Bce non avrebbe potuto “legittimamente opporsi alla (semplice) detenzione di una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum da parte di Silvio Berlusconi”.