Quando si verifica una depressione economica

Tornato in auge con la pandemia, il termine depressione economica serve a definire una situazione realmente grave: quando il PIL di un paese cala del 10%

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 7 Maggio 2020 12:54Aggiornato: 5 Aprile 2024 16:55

Quando si parla di depressione economica? Ad innescare una pesante crisi dell’economia mondiale è stata la pandemia di Covid 19, che ha letteralmente messo in ginocchio la maggior parte dei Paesi. Per molto tempo esperti e osservatori si sono preoccupati per un possibile depressione, nel caso in cui la recessione si fosse protratta nel tempo. Ma al di là delle preoccupazioni che si sono innescate proprio nel corso degli ultimi anni, cerchiamo ci capire cosa sia e quando si viene a generare la depressione economica.

Cos’è la depressione economica

Il termine depressione economica viene utilizzato per definire una situazione particolarmente grave, in cui il PIL di un Paese (Prodotto Interno Lordo) presenta un calo superiore al 10%. Questa condizione di solito dura più di un anno, riflettendosi su tutte le attività socioeconomiche. Allo stesso tempo può influenzare anche altri Paesi, soprattutto quelli che intrattengono relazioni commerciali e finanziarie con lo Stato colpito.

Differenze tra recessione e depressione

La depressione economica è differente rispetto alla recessione, sebbene questi due termini vengano spesso utilizzati come sinonimi all’interno del gergo comune. In realtà sono due condizioni strettamente vincolate, in quanto la depressione può essere vista come una recessione piuttosto severa e prolungata, quindi come l’aggravarsi di una situazione economica negativa.

Una recessione è una parte del tutto normale di un ciclo economico, un sistema che prevede per sua natura una serie di flessioni positive alternate a momenti in cui il PIL cala. Tuttavia, non esiste un modo unico per rilevare questa condizione, generando spesso confusione tra le istituzioni che eseguono analisi specializzate. Per alcuni economisti la recessione è imputabile alla contrazione del PIL per almeno 3 trimestri consecutivi.

L’accezione più apprezzata in ambito internazionale, invece, indica che ci troviamo in una situazione di recessione quando il Prodotto Interno Lordo inizia una fase discensiva, dopo aver toccato il suo valore massimo. Tale flessione diventa dunque del tutto normale in alcune circostanze, sebbene richieda specifici interventi statali e azioni da parte delle banche centrali, per evitare che tale situazione possa trasformarsi in una depressione.

La Grande Depressione del 1929

L’esempio più famoso di depressione economica è quello che ha colpito gli Stati Uniti nel 1929, evento ormai entrato nella storia e conosciuto come la Grande Depressione del ’29. È proprio in tale periodo che viene utilizzata per la prima volta questa terminologia, per differenziare una condizione completamente nuova, risaltando l’eccezionalità della situazione e diversificandola dalle crisi precedenti, chiamate appunto recessioni.

La Grande Depressione del 1929 durò circa 10 anni, cominciando con il crollo del mercato azionario americano che perdette il 22% in appena quattro giorni. In 96 ore vennero bruciati oltre 30 miliardi di dollari dell’epoca, equivalenti a 396 miliardi di oggi, il PIL degli Stati Uniti venne dimezzato, passando da 103 a 53 miliardi di dollari, mentre il tasso di disoccupazione raggiunse il dato record del 25% nel 1933.

Le cause di questo evento drammatico, che ebbe ripercussioni su tutto il mondo, furono diverse. Secondo la maggior parte degli economisti e degli storici, si arrivò alla Grande Depressione con una cattiva gestione della recessione iniziata l’anno precedente, con la speculazione finanziaria, l’assenza di politiche monetarie espansive e la corsa al ritiro dei risparmi dalle banche.

Quali sono le conseguenze della depressione

Dopo l’evento che sconvolse il mondo nel ’29, erano in molti a credere che una depressione di grandi proporzioni non potesse più avvenire, dati gli strumenti e le strategie in grado di proteggere le economie nazionali di cui sono oggi dotate le banche centrali. Nessuno poteva aspettarsi il coronavirus e la successiva crisi sanitaria, una situazione che ci ha fatto entrare per il momento in una recessione economica.

Ovviamente tutto dipenderà dalla durata della recessione, dalla capacità delle banche centrali di gestire le economie locali e dalle politiche messe in atto dagli Stati. Le conseguenze di una depressione sono infatti piuttosto severe, inoltre colpiscono soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione. Durante queste fasi si manifestano aumenti considerevoli della disoccupazione, con milioni di persone che perdono il proprio impiego e hanno difficoltà nel reinserimento.

Allo stesso tempo il PIL crolla di oltre il 10%, con il relativo calo dei consumi che genera una serie di reazioni a catena, contraccolpi molto forti sulla produzione industriale, i servizi e la vendita al dettaglio. Anche le banche si trovano in difficoltà, a causa della crescita dei fallimenti, con un numero sempre maggiore di famiglie e imprese che non riescono a onorare i propri debiti, provocando una stretta sul credito finanziario.

Inoltre, la depressione economica è caratterizzata da un incremento nella volatilità dei mercati finanziari, una crescita degli interessi pagati sul debito sovrano e una contrazione del commercio globale. Al momento è improbabile che la recessione innescata dalla pandemia del nuovo coronavirus causi un’altra grande depressione, infatti come dimostrato con la crisi finanziaria del 2008 governi e banche centrali dispongono oggi di vari strumenti con i quali evitare tale drammatica situazione.