Lo Stato deve 15 miliardi di euro alle imprese, cresce l’indebitamento della Pa italiana

La Pa ha accumulato 15 miliardi di debiti verso le imprese: i ministeri sono in ritardo, ma le Pmi in crisi devono comunque pagare le tasse allo Stato

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 8 Marzo 2025 11:50

Fatture che si accumulano, imprese in difficoltà e tempi biblici per i pagamenti. Il conto è 15 miliardi di euro di debiti tra il 2023 e il 2024. Il rischio che il totale continui a salire è alto. L’indebitamento della Pubblica amministrazione italiana continua a salire, creando difficoltà per le imprese che forniscono beni e servizi allo Stato.

I ritardi nei pagamenti colpiscono duramente soprattutto le piccole e medie imprese (Pmi), che spesso si trovano costrette a versare le imposte anche senza aver ricevuto i pagamenti dallo Stato. Ma quali sono i peggiori pagatori tra i ministeri?

La Pubblica amministrazione accumula debiti: i numeri

I numeri confermano un problema strutturale: l’Italia è il Paese europeo con il più alto stock di debiti commerciali in rapporto al Pil. Questo significa che lo Stato italiano paga i propri fornitori con tempi estremamente lunghi, causando non poche e gravi conseguenze economiche.

Nel 2023, la Pa ha accumulato 10,6 miliardi di euro di mancati pagamenti, mentre nei primi sei mesi del 2024 il dato ha già raggiunto i 5,8 miliardi. Il trend rischia di peggiorare ulteriormente con l’attuazione delle opere del Pnrr (sottoposte ai controlli della Corte dei Conti), che potrebbero creare un ulteriore carico economico sulle amministrazioni pubbliche.

A livello europeo, l’Italia si conferma così il fanalino di coda per tempestività nei pagamenti, con una media di pagamento ben oltre i 30 giorni previsti dalla legge. Il risultato? Fornitori che attendono mesi, se non anni, per ricevere quanto dovuto.

Chi non paga? I ministeri ritardatari

La responsabilità dei ritardi non è uniforme all’interno della Pa. Alcuni ministeri rispettano meglio le scadenze, mentre altri accumulano debiti su debiti. Il peggior pagatore risulta essere il ministero del Lavoro, che ha una media di 13,13 giorni di ritardo nei pagamenti. Seguono:

  • ministero della Cultura (+10,94 giorni di ritardo);
  • ministero dell’Interno (+10,71 giorni di ritardo);
  • ministero del Turismo (+10,45 giorni di ritardo);
  • ministero della Salute (+4,51 giorni di ritardo).

D’altro canto, alcuni ministeri pagano in anticipo rispetto alle scadenze:

  • ministero dell’Ambiente (-20,91 giorni);
  • ministero dell’Università e della Ricerca (-15,45 giorni).

Il peso dei debiti sulle Pmi

I ritardi nei pagamenti della Pa hanno un impatto elevato sulle piccole e medie imprese (Pmi), che rappresentano il cuore del sistema economico italiano. Queste, a differenza delle grandi aziende, non hanno la capacità di assorbire ritardi nei pagamenti, il che si traduce in problemi di liquidità, ritardi nei salari e difficoltà nell’accesso al credito.

A peggiorare la situazione è arrivata la sentenza della Cassazione, che stabilisce che le imprese devono comunque versare le imposte anche se lo Stato non paga le fatture. Un paradosso che mette in ginocchio molte aziende, costringendole a indebitarsi per rispettare gli obblighi fiscali.

L’unica soluzione percorribile potrebbe essere la compensazione tra crediti e debiti, permettendo alle imprese di scalare i crediti vantati verso la Pa dai propri debiti fiscali. Questa proposta, avanzata dalla Cgia di Mestre, potrebbe alleviare la crisi di liquidità di migliaia di imprese italiane.