Birra italiana a rischio: l’allarme lanciato sui raccolti di orzo

Birra italiana in pericolo: a rischio i raccolti di orzo, ma il settore artigianale continua a crescere tra sfide climatiche e opportunità di mercato

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 17 Novembre 2024 12:00

La birra italiana è a rischio. Le avversità atmosferiche, come maltempo e siccità, hanno danneggiato gravemente i raccolti di orzo, ingrediente fondamentale per la produzione.

Questo fenomeno non è una novità, ma il 2024 ha portato alla luce un problema sempre più strutturale: le condizioni climatiche sfavorevoli stanno riducendo le rese di orzo, mettendo a rischio l’intera filiera. L’allarme è stato lanciato da Coldiretti e dal Consorzio Birra Italiana, durante la Giornata Nazionale del Luppolo Italiano, con una grande esposizione sulle varietà di luppolo coltivate nelle regioni italiane.

Birra italiana a rischio, perché? Le cause della crisi

L’assenza di pioggia durante l’anno ha influito direttamente sulla produzione di orzo, diminuendo la quantità raccolta, pur mantenendo una qualità accettabile. Il problema di questi cambiamenti climatici, però, è che potrebbero divenire una costante, tanto da compromettere seriamente non solo la qualità, ma anche la quantità delle materie prime necessarie alla produzione della birra italiana.

Questo potrebbe influire negativamente sulla crescita di un settore che sta iniziando a sviluppare esperienze significative.

Attualmente, l’Italia è costretta a importare circa il 65% del suo fabbisogno di malto d’orzo, ma ci sono grandi opportunità per sostenere la crescita della filiera agricola e creare una produzione locale di qualità. Anche il luppolo italiano, altro ingrediente chiave per la birra, sta vedendo un’incrementata professionalizzazione della coltivazione grazie al supporto del Consorzio Birra Italiana. Tuttavia, per continuare su questa strada è fondamentale che vengano adottate misure di sostegno alle aziende, colpite sia dalle avversità climatiche che dall’aumento dei costi di produzione.

Una crisi nel settore della birra artigianale italiana, infatti, avrebbe implicazioni ben oltre il danno immediato ai produttori e ai lavoratori, generando effetti a lungo termine che riguardano l’intero ecosistema economico e sociale.

Ad esempio, se i birrifici chiudono, ciò comporta la perdita di opportunità economiche per i piccoli agricoltori, i fornitori locali e i rivenditori. Inoltre, la filiera della birra artigianale contribuisce in modo significativo al Pil nazionale: 92.000 posti di lavoro sono legati a questa industria, e la perdita di questi posti metterebbe in difficoltà l’economia del paese, aumentando la disoccupazione e riducendo la capacità di crescita.

Potenziale di crescita nonostante le difficoltà

Il settore della produzione di birra in Italia, ad oggi, merita attenzione perché – nonostante le difficoltà legate ai cambiamenti climatici e alle problematiche internazionali – il comparto artigianale sta registrando numeri positivi, rappresentando un ottimo esempio di resilienza.

Con quasi 1.200 birrifici in tutta Italia, di cui circa un quarto agricoli, il settore è in continua espansione. Nel 2024, la produzione di birra artigianale ha raggiunto i 48 milioni di litri, di cui quasi 3 milioni sono stati destinati all’export, con un valore di oltre 430 milioni di euro nel mercato del fuori casa. Questo ha contribuito a garantire 92.000 posti di lavoro tra addetti diretti e indiretti.

Inoltre, i consumatori italiani sembrano preferire sempre di più la birra prodotta con ingredienti locali: secondo l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, il 60% degli intervistati predilige birra con ingredienti 100% Made in Italy. Il luppolo italiano, in particolare, è molto apprezzato tra chi cerca prodotti sostenibili.

Questo trend evidenzia l’importanza di comunicare ai consumatori i valori legati al prodotto italiano e la necessità di estendere la presenza della birra artigianale nei mercati, dalla grande distribuzione ai ristoranti e agriturismi. Si tratta di una strategia che, di fatto, potrebbe contribuire a risollevare le sorti di un settore in crisi che, con i giusti investimenti, potrebbe risollevare il comparto.