La Banca d’Italia torna sulla correzione del Pil effettuata venerdì 4 ottobre dall’Istat sentenziando che nel 2024 la crescita si fermerà allo 0,8%, contro l’1% precedentemente previsto dai tecnici del Ministero dell’Economia. Quello scarto pari allo 0,2% basta a fare in modo che il taglio del cuneo fiscale reso strutturale metta a rischio il sistema pensionistico. Per il governo Meloni, a caccia di risorse per chiudere la Manovra 2025, i dati resi noti durante le audizioni sul Piano strutturale di bilancio in Parlamento hanno l’effetto di una doccia fredda.
Per un quadro compiuto servono maggiori dettagli
Sul quadro pesano l’economia mondiale che rallenta, anche per effetto delle due grandi crisi geopolitiche, e la fine del boost impresso all’economia italiana dopo il Covid.
“Riguardo alle misure espansive delineate, se una valutazione compiuta richiede maggiori dettagli, assume rilevanza l’intenzione di rendere strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro. Come già sottolineato in sede di Audizione sul Def verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza”. Questo l’allarme di Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, in audizione alle Commissioni bilancio di Camera e Senato sul Piano strutturale di bilancio.
“Nel quadro previsivo a legislazione vigente del Piano strutturale di bilancio, il Pil cresce dell’1,0% quest’anno, dello 0,9% nel prossimo e dell’1,1% nel 2026. La revisione dei conti economici trimestrali pubblicata venerdì scorso dall’Istat, non inclusa nel quadro, comporterebbe una correzione meccanica al ribasso di 2 decimi di punto percentuale della stima per l’anno in corso”, ha aggiunto Nicoletti Altimari.
Bankitalia esprime però un cauto ottimismo: i provvedimenti nella Manovra, e in particolare la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale e i sostegni alle famiglie “dispiegheranno i loro effetti principalmente nel 2025, innalzando la crescita del Pil all’1,2%“. Viene tuttavia puntualizzato che per una valutazione più oggettiva occorrono “informazioni non ancora disponibili” su risorse stanziate e modalità di attuazione.
Due criticità all’orizzonte
Sono due le criticità evidenziate da Bankitalia in merito al Piano strutturale di bilancio: il primo rischio riguarda le misure da finanziare in Manovra sulle quali il governo punta a sfruttare “il margine determinato dalle maggiori entrate ora attese per il 2024, con l’assunzione implicita che siano interamente permanenti”. Il rischio è che tali maggiori entrate possano subire una flessione nei prossimi mesi.
La seconda criticità riguarda “l’elevata incertezza” del quadro macroeconomico nel quale “anche piccoli scostamenti dai piani di bilancio potrebbero rendere difficoltoso riportare” il deficit sotto il 3% nel 2026. Nel 2025 si evince poi uno spazio di manovra di circa 0,4 punti pari a 8-9 miliardi di euro.
Tali maggiori risorse potrebbero essere utilizzate per finanziare misure come la riduzione del cuneo fiscale anche il prossimo anno.
Il punto della Corte dei Conti
Alla voce di Bankitalia si aggiunge quella della Corte dei Conti, secondo la quale nel Psb viene delineato un percorso “impegnativo” e nella Manovra “saranno necessarie scelte difficili sull’allocazione delle risorse”. I magistrati contabili evidenziano criticità “su molti fronti”, come “l’andamento dei costi”, il “crescere di aree di sofferenza sociale, dall’emergere di nuove sfide economiche e produttive a cui si aggiungono esigenze poste da nuove criticità legate al contesto nazionale ed internazionale”.