Il vertice occidentale di Ramstein ha segnalato due aspetti fondamentali della guerra in Ucraina “vista dall’Europa”: da un lato anche i Paesi meno bellicisti come Francia e Germania hanno acconsentito a supportare militarmente Kiev con ogni mezzo (o quasi), dall’altro hanno impresso una nuova direzione al conflitto tramite l’invio di carri armati per rilanciare la controffensiva contro i russi.
Carri armati che, tuttavia, impiegheranno non poco tempo per giungere a destinazione. Sempre ammesso che nel frattempo il vento non spiri in altre direzioni. “La Terza guerra mondiale rischierebbe di iniziare nel momento in cui carri armati russi arrivassero a Kiev e ai confini d’Europa”, afferma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, aggiungendo che “fare in modo che non arrivino è l’unico modo per fermare questa escalation“. Uno scenario tutt’altro che impossibile o apocalittico. Ma nella sfida tra tank ucraini e russi chi vincerebbe?
Quali carri armati arriveranno in Ucraina? E quando?
Della varie incognite che riguardano la fornitura atlantica di mezzi cingolati alla resistenza ucraina, quella più dirimente riguarda le tempistiche di consegna. Dopo le lunghissime settimane di trattative ed esitazioni, ora se ne prospettano molte altre di attesa. Washington e Berlino hanno annunciato l’invio di 45 carri armati pesanti in tutto, di cui 31 del tipo M1 Abrams e 14 Leopard 2 (qui avevamo spiegato come possono cambiare la guerra). Si tratta di mezzi da combattimento più potenti di quelli che l’esercito ucraino ha in dotazione, senza dubbio.
I panzer tedeschi arriveranno per la fine di marzo, secondo quanto riferito dal ministro della Difesa Boris Pistorius. Il presidente americano Joe Biden si è semplicemente limitato a dire che “servirà tempo”, compensando nel riportare l’impegno statunitense nell’addestramento delle truppe locali. Gli Abrams destinati a Kiev saranno costruiti appositamente nuovi di zecca, cosa che allungherà non di poco i tempi di consegna.
Una deadline imposta dal conflitto c’è: la primavera, che nei manuali e nelle pagine della storia è indicata come la stagione privilegiata per la ripresa delle grandi offensive. Quasi certamente russi e ucraini hanno già pianificato a grandi linee le loro strategie militari da qui a tre mesi. Il resto lo deciderà il grado d’intervento americano. E qui sta il vero problema: è praticamente acclarato che i carri armati Abrams non arriveranno sul campo per la prossima primavera.
I carri armati occidentali cambieranno la guerra?
La decisione presa di Usa e Germania di fornire tank all’Ucraina ha innanzitutto dimostrato a Putin che l’Occidente è difficile da dividere sull’opposizione all’aggressione imperialista inaugurata quasi un anno fa. Bisogna però considerare che i tank in arrivo sono soltanto poche decine, contro le migliaia schierate da Mosca.
Non è tutto: i nuovi mezzi comporteranno una serie di nuovi impegni per le truppe di resistenza che vanno dalla manutenzione alla gestione delle munizioni, che tra l’altro rischiano di spostare pericolosamente il focus dalla difesa aerea, primaria vista la frequenza dei raid russi, alle operazioni campali di terra, molto meno decisive per quanto visto finora.
Passando dall’altro lato della barricata, la Russia ha manifestato con propaganda e azioni belliche di voler sopra ogni cosa conservare il predominio dei territori invasi, Crimea in primis. Il tutto senza compiere grossi spostamenti sul terreno, optando per i più efficaci e “sicuri” attacchi missilistici sui punti nevralgici dell’Ucraina, come città strategiche e centrali energetiche. Una tattica che avrebbe approfittato dell’inevitabile ridimensionamento degli scontri dovuto all’inverno (ne abbiamo parlato anche qui) per tentare una nuova offensiva di terra in primavera.