La Procura di Milano ha avviato una nuova fase dell’indagine che coinvolge Tod’s spa, con l’iscrizione della società per responsabilità amministrativa degli enti e l’indagine a carico di tre manager per caporalato. L’inchiesta, condotta dal Nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri, si inserisce nel più ampio filone che negli ultimi mesi ha riguardato il sistema dei subappalti nella produzione del settore moda, in particolare negli opifici gestiti da imprenditori cinesi. La richiesta del pm Paolo Storari di applicare a Tod’s un’interdittiva di sei mesi dalla pubblicizzazione dei propri prodotti segna un passaggio significativo dell’indagine. Il provvedimento, che dovrà essere valutato dal gip Domenico Santoro, arriva dopo mesi di approfondimenti sulla filiera produttiva e sulle condizioni lavorative riscontrate nei laboratori coinvolti.
Le contestazioni
Secondo gli atti depositati, i manager indagati non avrebbero tenuto conto delle risultanze di ispezioni e audit svolti tra il 2023 e il 2024 in sei opifici distribuiti nelle province di Milano, Pavia, Macerata e Fermo. Le verifiche avrebbero segnalato numerosi indici di sfruttamento, tra cui orari di lavoro prolungati, retribuzioni sotto soglia, carenze nelle norme di sicurezza e condizioni alloggiative considerate “degradanti”.
Gli opifici erano impiegati nella produzione di articoli per il marchio, in particolare divise per i commessi dei punti vendita e tomaie per le calzature. Come riportato dall’ANSA, la Procura sostiene che l’azienda avesse “piena consapevolezza” della situazione, anche alla luce delle valutazioni di un certificatore esterno che aveva evidenziato “gravi violazioni” nei controlli effettuati.
I lavoratori coinvolti sarebbero cittadini cinesi in stato di vulnerabilità, elemento che secondo l’accusa rafforza il quadro di presunto sfruttamento. L’inchiesta individua un utilizzo sistematico di manodopera in condizioni di bisogno, con un’organizzazione del lavoro in cui gli alloggi fungevano anche da dormitori per gli operai.
Le precedenti richieste e il nodo sulla competenza territoriale
La vicenda si intreccia con una richiesta avanzata già a dicembre 2024 dal pm Storari, che aveva domandato l’amministrazione giudiziaria per Tod’s. In casi precedenti, misure simili erano state adottate per altre cinque griffe del lusso con responsabilità colpose legate all’omesso controllo dei subappalti.
Nel caso di Tod’s si è aperta una questione di competenza territoriale, con la necessità di stabilire se il procedimento debba rimanere a Milano o essere trasferito ad Ancona. La decisione spetta alla Cassazione, che sta esaminando il conflitto.
Nel frattempo, la Procura ha avanzato la richiesta di interdittiva al gip, presentando un atto di 144 pagine che illustra nel dettaglio le contestazioni e il quadro probatorio raccolto. La discussione è fissata per il 3 dicembre e sarà il giudice a decidere se accogliere o meno il provvedimento.
La posizione dell’azienda
Tod’s e il suo fondatore Diego Della Valle hanno respinto ogni accusa, rivendicando l’impegno etico e la qualità dei propri processi produttivi. In una dichiarazione rilasciata il 10 ottobre, Della Valle aveva affermato:
“Il nostro è un gruppo rispettato nel mondo, facciamo dei valori etici una bandiera. Non siamo quelle porcheriole. Il pm Paolo Storari venga a vedere le nostre aziende”.
La società sostiene di operare nel rispetto delle normative e di aver messo in atto procedure di controllo lungo la filiera. L’esito dell’udienza davanti al gip, insieme alla decisione della Cassazione sulla competenza territoriale, rappresenta un passaggio cruciale per definire il futuro del procedimento.