Ancora dati spiati, ancora ipotesi di dossieraggio e hackeraggio. Le rivelazioni che stanno emergendo dall’inchiesta sui dati sottratti a Milano hanno innescato reazioni accese nella politica italiana. L’attenzione si è subito concentrata sulle falle di un sistema che sembra incapace di proteggere informazioni sensibili. I magistrati, prudenti, avvertono che “le indagini sono appena iniziate”, ma già il terremoto mediatico scuote Palazzo Chigi.
Di fronte all’ondata di rivelazioni sugli abusi delle banche dati delle forze dell’ordine, l’esecutivo si prepara a introdurre un decreto-legge per rafforzare la sicurezza delle informazioni e limitare l’uso non autorizzato delle banche dati stesse.
Fonti interne di Palazzo Chigi e del ministero della Giustizia confermano che l’obiettivo non sarà solo “inasprire le pene” per chi accede illecitamente ai sistemi di polizia, ma anche introdurre restrizioni per gli investigatori, vincolandoli all’autorizzazione delle procure per accedere a banche dati o intercettazioni su telefoni e dispositivi.
Meloni e la parola “eversione”: accuse forti e timori crescenti
Giorgia Meloni, in un intervento dai toni duri, ha usato una parola che ha fatto rumore: eversione. Il termine si riferisce ad atti che mirano a sovvertire o rovesciare l’ordine costituito tramite mezzi violenti o illegali, spesso associati a tentativi di destabilizzazione politica, attentati o attività rivoluzionarie.
La premier, infatti, non ha risparmiato termini gravi, parlando di “ricatti e estorsioni” e legando la situazione all’indagine di Bari, che aveva coinvolto sua sorella.
Durante l’anticipazione al nuovo libro di Bruno Vespa, Giorgia Meloni ha parlato dei dossieraggi di cui lei e sua sorella Arianna sarebbero state vittime. La premier ha ricordato come l’attenzione su di lei fosse iniziata già “alla fine del governo Draghi, quando si capiva che sarei potuta andare al governo”.
Meloni ha denunciato il particolare accanimento nei confronti della sorella: “Perché tanto accanimento su mia sorella? È la persona che il bancario di Bari ha spiato più di tutte. Quando è uscita questa notizia, Arianna mi ha mandato la foto dell’estratto del suo conto in banca. C’erano 2.100 euro.”
Un episodio che, secondo la premier, rappresenta un attacco diretto anche a lei: “Colpiscono lei per colpire me, ma non abbiamo scheletri nell’armadio”. Sulla vicenda, Meloni ha affermato di aspettarsi che la magistratura “vada fino in fondo, perché, nella migliore delle ipotesi, alla base di questo lavoro c’era un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione”.
Decreto in arrivo: più rigore su accessi e utilizzi illeciti
L’esecutivo sta definendo il testo del decreto, lavorando a stretto contatto con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro degli Interni Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il provvedimento mira a rafforzare le regole sugli accessi e l’uso delle banche dati investigative, come il Sistema di Indagine (Sdi), e ad aumentare le pene per chi sfrutta illegalmente le informazioni a fini di dossieraggio. Nordio ha inoltre espresso l’intenzione di accelerare la riforma della giustizia in Parlamento, inclusa la separazione delle carriere e le modifiche al Csm.
Le risposte della maggioranza e le ombre sulla cybersicurezza
In un clima di alta tensione, il governo prepara una stretta su chi abusa della privacy altrui per manipolare o influenzare, con Matteo Salvini che annuncia un disegno di legge per pene più dure. La reazione è stata immediata anche da parte di Antonio Tajani, preoccupato per possibili infiltrazioni straniere nei dati trafugati. “Non è escluso peraltro che questi dati siano utilizzati anche da chi è nostro nemico dal punto di vista geostrategico, non è escluso che li utilizzino anche la Russia e i Paesi che non sono certamente nostri amici”, ha dichiarato in un eccesso di maccartismo.
L’opposizione all’attacco: un’accusa di immobilismo
Dall’altro lato della barricata, l’opposizione non ha risparmiato critiche feroci al governo. Matteo Mauri, responsabile per la sicurezza del Pd, ha accusato l’esecutivo di aver fallito sul fronte della sicurezza informatica: “Sono ormai due anni che il governo è in carica e che continua a pontificare sulla cybersicurezza. Ma in realtà in questo periodo tutti i dati ci dicono che la situazione è molto peggiorata”.
Mauri, intervistato da Repubblica, ha affondato il colpo con un’affermazione secca: “È la destra che spia la destra, ma il sistema colabrodo va cambiato”.