L’ameba mangia cervello preoccupa anche l’Italia. Lavaggi nasali con acqua dal rubinetto pericolosi?

Pericolo ameba per lavaggi nasali con acqua non sterile. L'analisi del Cdc rivela un legame con infezioni anche cerebrali. Bassetti dal San Martino di Genova consiglia la prevenzione

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 18 Marzo 2024 07:00

Un recente report del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitense ha sollevato seri timori riguardo all’utilizzo di acqua non sterile per i lavaggi nasali, in particolare riguardo alla presenza di un’ameba nel cervello in pazienti immunocompromessi. Secondo il report, nel periodo compreso tra il 1994 e il 2022, sono stati identificati almeno dieci casi di ameba nel cervello, nove dei quali si sono verificati negli ultimi dieci anni.

Il case-study che ha allarmato il mondo

Nel rapporto, è stato analizzato il caso di 10 pazienti statunitensi che sono stati infettati da un tipo di ameba chiamata Acanthamoeba; nove dei casi si sono verificati nell’ultimo decennio. Tutti i pazienti avevano risciacquato i loro condotti nasali, la maggior parte con acqua non sterilizzata e del rubinetto, prima di ammalarsi. Lo hanno fatto per vari motivi, tra cui per alleviare i sintomi della sinusite cronica.

La maggior parte dei pazienti colpiti erano immunodepressi, sette uomini e tre donne, di cui cinque affetti da cancro e due da Aids. Questi pazienti hanno detto di aver eseguito tali procedure per mesi, se non anni, prima di sviluppare sintomi, confermando il legame tra l’utilizzo di acqua non bollita e l’insorgenza dell’infezione dall’ameba Acanthamoeba.

Sei persone hanno sviluppato malattie della pelle e sei hanno sperimentato una rara infezione del sistema nervoso chiamata encefalite amebica granulomatosa, che colpisce il cervello e il midollo spinale. Delle 10 persone che sono state infettate, sette sono sopravvissute, mentre tre sono morte.

L’acqua del rubinetto contiene solitamente piccole quantità di microbi che in un corpo completamente sano vengono uccisi dall’acido nello stomaco. Ci sono, però, dei casi in cui questi microrganismi possono sopravvivere nel naso e causare infezioni. Il risciacquo nasale con acqua di rubinetto non sterile è stato precedentemente collegato a una varietà di infezioni da amebe, come quelle causate dalle amebe mangia-cervello Naegleria fowleri e Balamuthia mandrillaris.

Sebbene il rapporto di causa-effetto non sia stato confermato in tutti i casi, il documento sottolinea che educare contro l’uso di acqua non bollita per i lavaggi nasali può essere un’efficace misura preventiva, specialmente per le persone immunodepresse.

Le complicazioni derivanti da queste infezioni possono essere gravi e variano dalla rinosinusite alla malattia cutanea, dall’encefalite amebica granulomatosa fino all’osteomielite. Nonostante sette dei dieci pazienti identificati siano sopravvissuti, il tasso di mortalità dell’infezione da Acanthamoeba rimane significativamente alto.

L’uso di acqua non sterile per i lavaggi nasali è un rischio evitabile, considerando che esistono prodotti specifici disponibili sul mercato che sono sicuri e sterili. Utilizzare tali soluzioni anziché l’acqua del rubinetto può ridurre drasticamente il rischio di contrarre infezioni invasive da ameba, specialmente per coloro che sono già vulnerabili a causa di condizioni di salute compromesse.

Le parole di Matteo Bassetti

Anche Matteo Bassetti, direttore di Malattie Infettive al San Martino di Genova, mette in guardia sulla gravità dell’ameba: “L’ameba è una grave infezione che può colpire il cervello. Secondo un report dei Cdc ci sarebbe un legame con l’utilizzo di acqua non sterile per i lavaggi nasali. Bisogna evitare di utilizzare acqua del rubinetto per i lavaggi nasali”. Queste avvertenze espresse dall’esperto immunologo sottolineano l’importanza di adottare misure precauzionali per proteggere la salute individuale e pubblica dall’insidiosa minaccia rappresentata dall’ameba.