Nuovo Stadio San Siro, il vincolo dell’archivio altro ostacolo alla vendita

San Siro, partita aperta sul futuro: vincoli culturali, vendita in bilico e studio di fattibilità per una ristrutturazione

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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Lo stadio San Siro, intitolato a Giuseppe Meazza dal 1980, è da decenni il simbolo del calcio milanese e italiano. La tribuna Ovest custodisce 27 targhe che ricordano i trionfi internazionali di Milan e Inter: 18 rossonere e 9 nerazzurre, dalla Coppa dei Campioni vinta dal Milan nel 1963 al Mondiale per club conquistato dall’Inter nel 2010. Proprio queste targhe secondo la Soprintendenza archivistica rappresentano un vincolo alla cessione dell’impianto.

I vincoli culturali e il contenzioso legale

La tribuna Ovest è identificata infatti come un “archivio pubblico esposto” con una tutela automatica prevista dal Codice dei beni culturali. Ciò significa che le targhe non possono essere distrutte, spostate o vendute, rendendo più complessa qualsiasi operazione di alienazione o demolizione dello stadio. Si tratta dell’ennesimo ostacolo alla trattativa per un nuovo impianto a Milano. Infatti altre alla questione dell’“archivio pubblico”, il futuro del Meazza è legato ai vincoli di interesse culturale e storico-relazionale. Sul secondo anello pende il dibattito sull’effettiva data di costruzione: se venisse certificata nel 1955, il vincolo dei 70 anni scatterebbe già nel 2025, bloccando ogni ipotesi di demolizione parziale.  La Commissione regionale per il patrimonio culturale ha più volte richiamato l’attenzione su questi aspetti, mentre il Tar ha finora dato ragione al Comune di Milano. La complessità dei vincoli, sommata alle polemiche politiche e alle inchieste urbanistiche in corso, rende la strada verso la vendita ai club milanesi sempre più complicata.

Lo studio di fattibilità e le carte mancanti

A questo si aggiunge un altro aspetto. Nel 2024 la società WeBuild, insieme allo studio Arco Associati, aveva elaborato uno studio di fattibilità per la ristrutturazione di San Siro. Il progetto era stato presentato al sindaco Beppe Sala e ai vertici di Milan e Inter che lo avevano definito “straordinario”. Come emerso da richieste di accesso agli atti, quello studio non è mai entrato negli archivi comunali. Secondo il consigliere Enrico Fedrighini, “il Meazza è un bene comunale che appartiene alla città e genera risorse per la città. Perché tenerlo nascosto da giugno 2024?”. Lo stesso consigliere ha sottolineato che i documenti forniti successivamente dai club indicano come la ristrutturazione costerebbe circa 371 milioni di euro, meno della metà della costruzione di un nuovo impianto (stimata in 810 milioni).

I tempi stretti per la vendita

Il sindaco Sala aveva espresso l’intenzione di concludere la vendita entro l’estate 2025, prima del 10 novembre, data indicata per il possibile vincolo della Sovrintendenza sul secondo anello. Ma il rinvio della discussione a settembre riduce i margini temporali e complica ulteriormente il percorso. Dal punto di vista politico, in Consiglio comunale i numeri potrebbero non essere sufficienti: alcuni consiglieri di maggioranza si sono dichiarati contrari alla vendita, e senza l’appoggio dell’opposizione la delibera rischierebbe di non passare. Nel frattempo è arrivata anche la bocciatura dello stadio per gli Europei 2032, un’altra doccia fredda per il Comune. Anche con la ristrutturazione l’impianto non potrebbe ospitare nessuna partita dell’evento continentale.

La data del vincolo e le incognite sul futuro

Restano aperti i dubbi sulla data effettiva del vincolo. Alcune fonti sostengono che il secondo anello fosse già utilizzato prima del collaudo provvisorio di novembre 1955, anticipando così la scadenza. Se così fosse, la vendita e la demolizione parziale diventerebbero impossibili a prescindere dagli altri vincoli, obbligando Milan e Inter a riconsiderare i piani. In questo scenario, l’ipotesi di ristrutturazione tornerebbe centrale ma non funzionale per gli Europei 2032.