Giorgio Armani e il basket, Giorgio Armani e l’Olimpia Milano: non tutti sanno che lo stilista è stato, fra molte altre cose, anche un mecenate che ha saputo coniugare bellezza, impresa e sport.
Armani, oltre a reinventare la moda globale e a costruire un impero culturale ed estetico, ha salvato e rilanciato lo storico club Pallacanestro Olimpia Milano.
Armani e l’Olimpia Milano, dal salvataggio alla rinascita
L’amore nacque da tifoso, crebbe con la sponsorizzazione nel 2004 e divenne, dal 2008, un impegno da proprietario. Un legame che, a detta di chi l’ha vissuto, non fu mai solo imprenditoriale ma anche di sincero sentimento.
Quando Armani rilevò il club Pallacanestro Olimpia Milano, la squadra era sull’orlo del baratro: bilanci in sofferenza, risultati deludenti, tifoseria demoralizzata. Lo stilista decise di compiere un passo ardito: impegnarsi direttamente. La strada fu in salita e per anni Milano inseguì la Siena “vincitutto”. Ma la pazienza e la visione di Armani, alla fine, ebbero ragione.
Il 27 giugno 2014 arrivò la consacrazione: dopo 18 anni di digiuno, Olimpia Milano vinse lo scudetto. Armani raccontò di aver provato una delle emozioni più forti della vita, mentre i tifosi invadevano il parquet del Forum, tra lacrime e cori. Era il segnale che la promessa fatta al momento dell’acquisto era stata mantenuta: la squadra era tornata a contare.
Così ricordò Giorgio Armani, parlando della sua avventura nella pallacanestro:
Quando decisi di rilevare la squadra, dopo averla sostenuta per alcuni anni come sponsor, feci la promessa di riportarla in cima alla classifica italiana. La società era in crisi e così decisi di fare un passo in avanti, volevo provare a dare alla città e ai tifosi un progetto consono alla storia di questo glorioso Club. Certo non immaginavo che il tutto avrebbe richiesto un simile impegno. Ci sono voluti anni di interventi, strategie, fiducia, per riportare al successo la squadra più seguita, più amata, più titolata del basket italiano.
Giorgio Armani e il basket
Armani non vedeva nel basket soltanto un gioco, ma una metafora della vita e della sua stessa professione. Amava definirsi “playmaker”, colui che crea il gioco e tiene insieme la squadra, come faceva con le sue collezioni. Per lui la pallacanestro rappresentava velocità, spirito di squadra, eleganza: qualità che rivedeva, in una sorta di parallelismo, nella moda.
Al tempo stesso voleva che il basket italiano si emancipasse dal ruolo di sport minore schiacciato dall’egemonia del calcio. Così diceva:
Penso però che il basket potrebbe ritagliarsi una ribalta più significativa: è uno sport dinamico, di grande impatto visivo, nobile. È un concentrato di valori positivi, spirito di squadra in primis, che trovo oggi di particolare rilievo. E poi è quasi teatrale… Credo che il basket andrebbe raccontato in modo più coinvolgente: gli elementi ci sono tutti
Il basket, Armani, lo raccontava e lo promuoveva anche con progetti concreti: oltre 50.000 ragazzi avvicinati ogni anno attraverso il settore giovanile, un tifo sostenibile e rispettoso da diffondere come modello alternativo a certa violenza del calcio. Persino la platea dell’Olimpia diventò un caso: il 40% dei tifosi era femminile, un unicum in Italia.
L’Olimpia Milano e Armani, i successi
Sotto la sua guida il club vinse 7 scudetti, numerose Coppe Italia e Supercoppe, e tornò a essere protagonista in Eurolega, con l’apice della Final Four del 2021. La squadra diventò stabile nell’élite europea, sostenuta da un budget da oltre 30 milioni di euro annui, garantito dal patron e dal gruppo Armani.
Non era solo passione, ma un progetto di lungo respiro, un modello di mecenatismo industriale. L’associazione con il marchio EA7 generò ritorni d’immagine valutati fino a 8 milioni l’anno: un investimento in branding e cultura sportiva, oltre che economico.