La Legge di Bilancio ha prorogato per tutto il 2023 l’Ape sociale, il trattamento di anticipo pensionistico dell’Inps. L’indennità è erogata dallo Stato, entro dei limiti di spesa, a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all’estero. È ormai prossima alla chiusura la prima finestra dell’anno valida per richiedere la certificazione necessaria alla presentazione della domanda.
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I beneficiari dell’Ape sociale
Possono ottenere l’accompagnamento alla pensione i soggetti che hanno almeno 63 anni in grado di far valere almeno 30-32 anni di contributi (oppure 36 anni, a seconda del gruppo beneficiario di appartenenza). Le quattro categorie degli aventi diritto sono le seguenti:
- Disoccupati a fine sussidio di disoccupazione
- Caregiver familiari (conviventi) da almeno 6 mesi
- Invalidi almeno al 74%
- Addetti a lavori gravosi per almeno sette anni negli ultimi dieci o sei anni negli ultimi sette
Nei primi tre casi occorrono tra i 30 e i 32 anni di contributi, mentre nell’ultimo caso ne sono richiesti 36. Le mansioni gravose sono specificate nell’allegato 3 della Legge di Bilancio 2022. Per le lavoratrici madri di tutte le categorie è prevista una riduzione del requisito contributivo pari a un anno per ogni figlio (con un massimo di due anni).
L’accesso alla prestazione è subordinato alla cessazione di attività di lavoro dipendente, autonomo e parasubordinato svolta in Italia o all’estero. L’Ape sociale è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa dipendente o parasubordinata solo nel caso in cui il reddito non superi 8.000 euro lordi annui e con lo svolgimento di attività di lavoro autonomo nel limite di reddito di 4.800 euro.
Ape sociale: entro quando fare domanda nel 2023
Chi rientra nelle categorie aventi diritto, per ottenere l‘Ape sociale deve prima richiedere all’Inps il certificato del diritto alla pensione anticipata agevolata. L’ente previdenziale nazionale dopo la valutazione della domanda fornisce poi la risposta positiva o negativa. Per ottenere la certificazione e presentare l’istanza, come lo scorso anno, anche nel 2023 sono state previste tre finestre temporali:
- dal 1°gennaio al 31 marzo (esito entro il 30 giugno);
- dal 1° aprile al 15 luglio (esito entro il 15 ottobre);
- dal 16 luglio al 30 novembre (esito entro il 31 dicembre).
La prima è quella ordinaria: rispettandola si ha la certezza di accoglimento della domanda, se si hanno tutti i requisiti. La seconda finestra rappresenta la seconda chance, mentre nell’ultima si rientra solo in caso di risorse residue. Per questo motivo è importante fare attenzione alle scadenze.
La domanda di riconoscimento delle condizioni e quella per l’accesso al trattamento si trasmettono alle sedi territoriali Inps competenti in modalità telematica, accedendo al portale tramite Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), Cie (Carta di Identità Elettronica) o Cns (Carta Nazionale dei Servizi). In alternativa è possibile affidarsi anche agli istituti di Patronato.
Quanto spetta ai beneficiari
In caso di esito positivo, l’indennità Ape sociale viene erogata a partire dal primo giorno del mese successivo all’invio della domanda. La prestazione, in caso di iscrizione ad un’unica gestione, prevede un trattamento economico di accompagnamento alla vecchiaia, o fino alla maturazione dei requisiti per la pensione anticipata, pari alla rata del trattamento pensionistico calcolata al momento dell’accesso alla prestazione, se inferiore a 1.500 euro. Se invece la rata della pensione ha un importo maggiore si riceverà un assegno di 1.500 euro.
L’importo non è rivalutabile. L’indennità viene erogata dall’Inps ogni mese per 12 mensilità annue. Nel caso di soggetto con contribuzione versata o accreditata a qualsiasi titolo presso più gestioni, tra quelle interessate dall’Ape sociale, il calcolo della rata mensile di pensione è effettuato pro quota per ciascuna gestione in rapporto ai rispettivi periodi di iscrizione maturati, secondo le regole di calcolo previste da ciascun ordinamento e sulla base delle rispettive retribuzioni di riferimento.