Ritorna in Puglia, a 50 anni dalla scomparsa, la zanzara anofele (Anopheles sacharovi), capace di trasmettere la malaria. I ditteri sono stati rilevati nel Salento tra Lecce e Otranto dagli scienziati dell’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata, dell’Asl di Lecce e dell’Istituto superiore di sanità impegnati in un progetto di sorveglianza congiunto.
Zanzara anofele in Puglia
Inizialmente è stato trovato un unico esemplare a settembre 2022. Il rinvenimento ha poi portato allo studio che ha avuto luogo a settembre 2023. Sono 11 i siti analizzati e 6 sono risultati positivi alla zanzara anofele. Su 216 zanzare e larve catturate, 20 appartenevano alla specie Anopheles sacharovi. I risultati dello studio sono stati pubblicati il 10 aprile sulla rivista Parasites & Vectors.
In seguito al risultato, i ricercatori hanno esortato le autorità a potenziare la sorveglianza sanitaria nel Mezzogiorno per prevenire il rischio che la malaria possa nuovamente manifestarsi. Il rischio, è bene chiarirlo, è solo potenziale: gli insetti catturati non presentavano i parassiti della malaria. E le zanzare anofele, rispetto al totale, erano relativamente poche.
La presenza di questo tipo di zanzara in Italia viene favorita in maniera determinante dal cambiamento climatico che spinge verso la tropicalizzazione di ampie aree del Sud Italia. Gli scienziati ritengono poi che la presenza di questo insetto possa essere agevolata dall’abbandono di ampie aree rurali.
È utopico pensare che l’Italia sia del tutto immune alla malaria: negli ultimi dieci anni nel nostro Paese si sono registrate centinaia di casi di malaria e quasi tutti erano relativi a viaggiatori di ritorno da soggiorni all’estero. La presenza della zanzara Anopheles sacharovi nel Sud Italia rappresenta un rischio relativo: se l’insetto entrasse in contatto con un viaggiatore infetto e poi succhiasse il sangue a uno sano, allora potrebbe diffondere la malaria.
Non solo la zanzara Anopheles sacharovi
E in anni recenti nel Sud Italia, oltre alla zanzara Anopheles sacharovi, sono state trovate anche altre specie potenzialmente capaci di trasmettere la malaria. In nessun caso, tuttavia, la loro presenza ha rappresentato un rischio concreto per la salute pubblica, come specifica lo studio pubblicato su Parasites & Vectors. La densità di questi insetti “non risulta sufficientemente rilevante, dal punto di vista epidemiologico, da costituire una minaccia per la salute”.
La notizia ha avuto ampio spazio sui media, alimentata dal precedente allarme per la presenza della Dengue in Italia. Dunque l’invito alle autorità sanitarie, e alla popolazione, è quello di fare attenzione al fenomeno ma senza inutili allarmismi.
La malaria in Italia
All’inizio del XX secolo in Italia le aree colpite da malaria coprivano quasi 7 milioni di ettari e la malattia interessava oltre 2.500 comuni. La malaria rimase di fatto endemica fino alla prima metà del Novecento. Il crollo verticale dei casi avvenne negli Anni ’50, come risultato del piano di bonifiche e della massiccia introduzione di insetticidi. Ma anche l’urbanizzazione, il progressivo miglioramento delle tecniche agricole e le migliori condizioni di vita della popolazione rurale giocarono un ruolo determinante.