La lunga coda delle elezioni Usa continua anche in Italia, con il mondo finanziario e quello politico in fermento a causa della vittoria di Donald Trump. L’elezione del Tycoon sembra aver giovato alle destre populiste europee, meno ai partiti moderati. Lo stesso fenomeno si può notare anche nel nostro Paese, con Giorgia Meloni e Matteo Salvini in crescita.
A caratterizzare però il panorama politico italiano, o almeno i sondaggi di questa settimana, è però la perdita di consenso dei pentastellati a causa della frattura tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. L’ex avvocato del popolo è deciso a riformare il Movimento 5 Stelle e nei prossimi giorni tutto potrebbe cambiare.
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Chi sale e chi scende nei sondaggi politici
La Supermedia di YouTrend e Agi calcola la media ponderata delle intenzioni di voto degli italiani rilevate. Vediamo i dati delle nuove rilevazioni del 15 novembre 2024, con le intenzioni di voto degli ultimi 15 giorni. Tra parentesi il confronto con i dati dei precedenti sondaggi politici:
- Fratelli d’Italia: 29,5% (+0,3);
- Partito Democratico: 22,8% (+0,2);
- Movimento 5 Stelle: 11,4% (-0,5);
- Forza Italia: 9,1% (-0,1);
- Lega: 8,8% (+0,2);
- Alleanza Verdi e Sinistra: 6,4% (+0,2);
- Azione: 2,5% (-0,2);
- Italia Viva: 2,4% (+0,1);
- +Europa: 2% (+0,2);
- Noi Moderati: 1% (=).
Gli istituti presi in considerazione sono Demopolis, Emg, Euromedia, Quorum, Swg e Tecnè, in base ai sondaggi condotti dal 2 al 13 novembre.
Le percentuali delle coalizioni: tutti i confronti
Vediamo quali sono oggi le percentuali raccolte delle varie coalizioni e il confronto con le elezioni europee del 2024 e le politiche per il rinnovo del Parlamento del 2022.
Al 14 novembre la situazione era questa:
- Centro-destra: 48,4%;
- Centro-sinistra: 31,2%;
- Movimento 5 Stelle: 11,4%;
- Terzo Polo: 4,9%;
- Altri: 4,1%.
Alle elezioni europee dell’8 e del 9 giugno 2024, invece:
- Centro-destra: 46,4%;
- Centro-sinistra: 32,1%;
- Movimento 5 Stelle: 9,8%;
- Terzo Polo: 7,1%;
- Altri: 4,7%.
Alle elezioni politiche del 25 settembre 2022:
- Centro-destra: 43,8%;
- Centro-sinistra: 26,1%;
- Movimento 5 Stelle: 15,4%;
- Terzo Polo: 7,8%;
- Altri: 6,9%.
Via alla riforma del Movimento 5 Stelle di Conte
Sono passati 15 anni dalle elezioni a sindaco di Matteo Renzi e altrettanti dalla nascita del Movimento 5 Stelle, con Beppe Grillo che sfidava lo status quo e faceva proseliti tra i delusi dalla classe dirigente. L’anno dopo le comunali, il primo cittadino fiorentino iniziò a parlare di rottamazione del Pd, rivelando le proprie ambizioni politiche nazionali.
La nascita dei meet up grillini e l’ascesa al potere dell’ex scout di Rignano sull’Arno sono stati, con il senno del poi, due momenti cardine per arrivare all’attuale configurazione politica, accomunati dalla voglia di cambiamento e dalla necessità di concludere una stagione politica caratterizzata dall’appiattimento delle idee e dal bipolarismo.
Mai però qualcuno avrebbe sospettato che la rottamazione sarebbe arrivata anche all’interno di quella creatura che si presentava come un non partito, non di destra né di sinistra, in cui uno doveva valere uno. Certo, oggi è cosa nota, si trattava di slogan puntualmente disattesi dall’ingresso nei palazzi del potere.
Dopo l’exploit dei numeri e una lunga fase di adeguamento di forma e contenuti alle istituzioni, e dopo l’esplosiva carriera politica di Giuseppe Conte, si apre in settimana la nuova assemblea degli iscritti in cui l’ex premier e il fondatore Beppe Grillo si sfideranno su 12 quesiti che mirano a trasformare radicalmente l’organizzazione interna.
Nell’ordine del giorno si legge che i punti riguardano lo Statuto, il Consiglio Nazionale e la composizione della dirigenza. Tra tutti spiccano quelli sull’eliminazione del ruolo del garante – posizione creata appositamente per Beppe Grillo – e sulla possibilità di cambiare il nome e il simbolo del M5s.