Guerra Ucraina, la Russia ha lanciato davvero un missile balistico intercontinentale?

Intorno alle 5 la città ucraina di Dnipro è stata colpita da un missile balistico russo, che Kiev sostiene essere un Icbm intercontinentale. Una fonte occidentale ha smentito, ma i dubbi rimangono. E minacciano di farci precipitare verso l'escalation finale

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 21 Novembre 2024 13:17

Lo avevamo detto e si è verificato: negli scarsi due mesi che ci separano dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, la guerra in Ucraina avrebbe conosciuto un’accelerazione. Da parte di Kiev per dimostrare agli Usa di essere in grado di resistere a oltranza (anche se non di vincere), da parte di Mosca per mostrare i muscoli “veri” prima dell’inevitabile scivolamento verso i negoziati.

Dopo aver intercettato i missili a lungo raggio sparati da Kiev, tra Atacms americani e Storm Shadow britannici, la Russia ha deciso di alzare il tiro. Come riferito dall’Aeronautica militare ucraina, il Cremlino ha lanciato un missile balistico intercontinentale per la prima volta in assoluto contro il Paese invaso. Ma siamo davvero sicuri?

Che tipo di missile ha lanciato la Russia

Kiev sostiene che il missile lanciato dalle forze russe il 21 novembre appartiene alla classe dei vettori balistici intercontinentali, indicati dall’acronimo anglofono Icbm. Si tratta di fatto della categoria di missili più potente e con la gittata più lunga, superiore ai 5.500 chilometri, a disposizione delle potenze mondiali. Non vengono praticamente mai utilizzati, tranne che per mere dimostrazioni di forza, in quanto sono stati progettati per veicolare testate nucleari. In realtà possono trasportare anche ordigni convenzionali, e sono utilizzati in tal senso. Le forze russe hanno anche utilizzato un missile balistico ipersonico Kh-47M2 Kinzhal e sette missili da crociera Kh-101, sei dei quali sono stati abbattuti dalla difesa aerea ucraina. Secondo le autorità locali, nell’attacco sono rimaste ferite due persone e sono stati danneggiati un impianto industriale e un centro di riabilitazione per disabili.

Analizzando nel dettaglio i due aggettivi, il termine “balistico” indica che il missile viene lanciato con un notevole impulso iniziale e può percorrere una gittata di migliaia di chilometri. La parola “intercontinentale” quantifica la forza e la parabola di tale impulso, suggerendo che il vettore può raggiungere in pochi secondi lo spazio aereo di un altro continente, salendo in alto nell’atmosfera fino allo spazio orbitale per poi ricadere a velocità altissime sul bersaglio.

Nel caso venissero lanciati dalla Russia, i missili intercontinentali sarebbero in grado di colpire la costa orientale degli Stati Uniti in appena 40 minuti. Gli Icbm furono sviluppati negli Anni Cinquanta, in piena Guerra Fredda. Con l’obiettivo, sia per l’Unione Sovietica sia per gli Usa, di minacciare direttamente le rispettive popolazioni con armi nucleari. Una ricerca del Congresso americano stima che la Russia possegga 326 missili intercontinentali nel suo arsenale. Queste armi possono viaggiare anche entrando nello Spazio, mentre se mantengono la traiettoria all’interno dell’atmosfera consumerebbero più carburante e ridurrebbero della loro gittata. La Russia dispone anche di missili intercontinentali di tipo RS-26 Rubez che, secondo l’Arms Control Association, hanno una gittata fino a 5.800 chilometri e possono trasportare una testata nucleare da 800 chili. Dalla regione di Astrakhan, da cui è partito il raid su Dnipro, un missile di questo tipo avrebbe impiegato meno di 10 minuti per raggiungere l’obiettivo, a circa 700 chilometri di distanza.

Mosca testa Oreshnik, un nuovo missile ipersonico balistico

In serata Vladimir Putin ha rilasciato l’immancabile discorso che segue ogni avvisaglia di inasprimento del conflitto. Oltre ai consueti tuoni contro l’Occidente fornitore di armi a lungo raggio e pertanto coinvolto direttamente nella guerra, il presidente russo ha annunciato il lancio di un altro temibile missile russo, stavolta ipersonico balistico a raggio intermedio. Il bersaglio è stato un’infrastruttura aerospaziale ucraina a Dnipro. Putin ha poi dichiarato che il Cremlino avvertirà con congruo anticipo se saranno lanciati ulteriori attacchi con missili di tale calibro contro l’Ucraina per consentire ai civili di evacuare in sicurezza. E ha avvertito che i sistemi di difesa aerea statunitensi non sarebbero in grado di intercettare i vettori russi.

Il nuovo missile balistico ipersonico russo si chiama Oreshnik, in grado di viaggiare a una velocità tale da eludere le tradizionali difese antiaeree e dunque colpire il bersaglio senza essere distrutto. Armato con testate non nucleari, sfreccia a tre chilometri al secondo e può coprire una gittata di migliaia di chilometri. Al di là della contingenza degli attacchi ucraini con armi a lungo raggio occidentali, l’Oreshnik è stato mezzo a punto da Mosca anche per tenersi al passo con lo sviluppo e la distribuzione di vettori a raggio intermedio e a medio raggio americani in Europa e nell’Asia-Pacifico. Fonti di Washington hanno derubricato l’Oreshnik a un’arma “non in grado di cambiare le sorti del conflitto”, ma nell’arsenale russo ci sono anche scorte di missili balistici intercontinentali (Icbm) che avrebbero ben altro impatto, tanto che finora nessun Paese li ha mai utilizzati.

Il super missile lanciato dai russi cambia la guerra?

Il super missile russo è stato lanciato contro la città di Dnipro, grande snodo strategico sulla riva destra del fiume Dnepr appena sopra Zaporizhzhia. Il vettore, partito dalla regione meridionale di Astrakhan (sul Mar Caspio), non trasportava ovviamente alcuna testata atomica, nonostante si fosse subito diffusa la paura nucleare. Diciamo “ovviamente” con tutte le cautele del caso, puntando sul fatto che lo spettro della Mad (mutual assured destruction, “distruzione reciproca assicurata”) impedisce da 80 anni alle potenze nucleari di scatenare un’apocalisse che distruggerebbe non solo l’attaccato, ma anche l’attaccante. Al netto delle derive irrazionali proprie di ogni guerra su larga scala.

I canali russi non hanno commentato subito l’episodio, il che ha subito fatto sorgere qualche dubbio. Anche se sarebbe un modo perfetto per “mostrare i muscoli” all’America al giro di boa presidenziale e all’Europa che dovrà sobbarcarsi l’onere del sostegno a Kiev, il lancio di un missile intercontinentale imprimerebbe una decisa escalation non più soltanto a parole. La tendenza a minimizzare i colpi dell’avversario lascerebbe spazio a una preoccupante accelerazione bellica. E difatti alcune ore dopo l’annuncio ucraino, una fonte d’intelligence occidentale rimasta anonima ha riferito all’emittente statunitense Abc che quello impiegato da Mosca non è un missile intercontinentale. Si sarebbe invece tratta di un “semplice” missile balistico a media gittata.

Tutti i missili lanciati intorno alle 5 dai russi erano diretti ancora una volta contro infrastrutture critiche, ma solo il missile che l’Ucraina ha identificato come “balistico intercontinentale” ha colpito davvero il bersaglio, senza però provocare vittime. Gli altri sei vettori sono stati abbattuti. La vicenda si inscrive perfettamente in “un’escalation dei missili” che lo stesso Volodymyr Zelensky ha confermato giorni fa annunciando che, dopo il via libera dell’amministrazione Biden, l’Ucraina utilizzerà tutti gli Atacms a disposizione contro il nemico. La risposta russa era attesa e programmata, ma difficilmente oltrepasserà una delle linee rosse con Nato e Occidente.