Putin rifiuta il piano di Trump: “Vogliamo concludere la guerra in Ucraina, non congelarla”

La Slovacchia è pronta a offrire una piattaforma negoziale per i colloqui tra Russia e Ucraina per mettere fine alla guerra

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 27 Dicembre 2024 07:51

La Russia ribadisce il proprio impegno per porre fine al conflitto in Ucraina. Lo ha confermato il presidente Vladimir Putin durante un incontro con la stampa al termine del vertice informale della Comunità degli Stati Indipendenti e del Consiglio Supremo Eurasiatico, tenutosi nella regione di Leningrado.

Per Vladimir Putin no alla tregua

Rispondendo a una domanda dei giornalisti sui piani di Donald Trump per congelare il conflitto in Ucraina, Vladimir Putin ha ribadito che l’obiettivo della Russia è completare i propri traguardi strategici per poi fermare definitivamente i combattimenti. Un approccio che, almeno nelle intenzioni, mira a superare il discusso piano di Trump, percepito dal Cremlino come focalizzato esclusivamente su una tregua temporanea.

Questa preoccupazione è stata espressa chiaramente anche dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che ha dichiarato: “Una tregua è una strada che non porta da nessuna parte. Servono accordi legali definitivi che garantiscano la sicurezza della Federazione Russa”. Lavrov ha inoltre invitato Keith Kellogg, inviato designato da Trump per l’Ucraina, a esaminare attentamente le radici del conflitto.

Durante la conferenza stampa di fine anno, durata quattro ore e mezza, Vladimir Putin ha mostrato una crescente fiducia nella vittoria, sostenuta anche dalla minaccia del missile Oreshnik, che ha dichiarato pronto all’uso “oggi o domani, se necessario”. Tuttavia, il leader del Cremlino appare sempre più diffidente verso le intenzioni del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Secondo la politologa indipendente Tatiana Stanovaja, Putin teme che Trump possa concentrarsi troppo su una tregua temporanea, trascurando le cause profonde del conflitto.

La Slovacchia è pronta a ospitare i colloqui di pace

Nel frattempo, la Slovacchia si è proposta come sede per eventuali negoziati di pace tra Mosca e Kiev. “La Slovacchia è pronta”, ha dichiarato Putin, riferendosi al suo recente colloquio con il premier slovacco Robert Fico, sottolineando che Mosca non esclude questa possibilità.

A Mosca va bene perché oggi guarda al confine da una posizione di forza, la stessa che permette al Cremlino di non rispondere alle reazioni sdegnate per l’attacco sferrato in Ucraina; nelle prime ore di Natale, la Russia ha lanciato un massiccio attacco contro l’Ucraina, impiegando oltre 170 tra missili e droni, causando almeno una vittima e danneggiando gravemente le infrastrutture elettriche ucraine. Un atto definito “oltraggioso” dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha annunciato un’accelerazione nella consegna di armi a Kiev negli ultimi giorni della sua presidenza.

I requisiti per terminare il conflitto

Durante la tradizionale maratona mediatica di dicembre, Vladimir Putin ha chiarito i prerequisiti per l’avvio di eventuali trattative di pace. Il principale, ritenuto imprescindibile, è la riconquista o la restituzione dei territori della regione di Kursk attualmente occupati dalle truppe ucraine. Una posizione che riflette il suo timore di passare alla storia come il primo presidente russo a cedere territori della Federazione a un nemico o a un altro Stato. Questo timore, già espresso in passato, evidenzia quanto Putin tenga alla sua eredità storica, desiderando essere ricordato come uno “zar moderno” e spesso reinterpretando la Storia a suo modo.

Parlando ieri con i giornalisti russi, Putin ha ribadito che nel 2025 “la Russia assolverà a tutti gli obiettivi che si è posta con l’Operazione militare speciale, e andremo avanti in conformità con i nostri piani”. Dichiarazioni accompagnate da un inquietante “Dio è con noi”, una frase che richiama oscure connotazioni storiche e ideologiche.