Assegni più leggeri per chi andrà in pensione nel 2025. È l’effetto dei nuovi coefficienti di trasformazione scattati l’1 gennaio, che per l’anno appena iniziato abbasseranno il trattamento di vecchiaia del 2%. A fare i calcoli è la Cgil, simulando gli importi rispetto al 2024, a parità di montante contributivo. Secondo le stime del sindacato, i soggetti che si ritireranno dal lavoro a 67 anni con una pensione di 1.250 euro, riceveranno 25 euro lordi in meno, per complessivi 326 euro persi ogni anno.
La revisione dei coefficienti di trasformazione
I coefficienti di trasformazione vengono rivisti ogni due anni dal ministero dell’Economia, secondo quanto stabilito dalla riforma Dini del 1995, sulla base di fattori legati alla speranza di vita.
Dopo l’aumento registrato nel biennio 2023-2024, dovuto alla riduzione delle probabilità di sopravvivenza a causa alla pandemia da Covid-19, per il calcolo della pensione di vecchiaia i coefficienti di trasformazione sono tornati a scendere a quota 5,608%, dal 5,723% dello scorso anno.
Come spiegato dal responsabile politiche previdenziali della Cgil, Enzo Cigna, “più alta è la speranza di vita, più lungo sarà il periodo di erogazione delle pensioni e, di conseguenza, più bassi saranno i coefficienti”.
Le stime sulla pensione di vecchiaia 2025
Le stime della Cgil prendono in considerazione il caso di un soggetto che si ritira dal lavoro a 67 anni, con una retribuzione di 30mila euro e un montante contributivo accumulato negli anni di 283.971,65 euro.
Da quanto emerge dai calcoli del sindacato, questi pensionati passeranno da un assegno annuo di 16.251,70 euro, pari a circa 1.250 euro al mese, sulla base del coefficiente dello scorso biennio (5,723%), a un importo di 15.925,13 euro, circa 1.225 euro al mese. Una riduzione che porterebbe a un calo totale di oltre 5mila euro sull’intero ammontare della pensione attesa.
Nonostante l’aumento a gennaio dello 0,8% della pensione per effetto della rivalutazione, la diminuzione del trattamento previdenziale riguarderà tutte le fasce di età, ma sarà ancora più rilevante per chi andrà in pensione di vecchiaia oltre i 67 anni, perché ad esempio non ha raggiunto i 20 anni di contributi richiesti.
Prendendo in esame lo stesso montante contributivo di chi si è ritirato dal lavoro nel 2024 e ha maturato un assegno di 1.397 euro, coloro che vanno in pensione a 70 anni riceveranno a partire dal 2025 una cifra di 1.367 euro, perdendo 30 euro al mese e, su 13 mensilità, otterranno 389 euro in meno.
A chi sono applicati i nuovi coefficienti di trasformazione
I nuovi coefficienti di trasformazione in vigore dall’1 gennaio 2025 saranno applicati alla quota contributiva della pensione e interesseranno:
- i soggetti ai quali si applica interamente il metodo di calcolo contributivo, dunque, a partire dal 31 dicembre 1995;
- i soggetti che attivano l’opzione di calcolo tramite il sistema contributivo;
- i soggetti che rientrano nel metodo di calcolo misto;
- i soggetti contributivi “pro-rata”, vale a dire coloro che hanno almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, per la quota di anzianità accreditata dopo il 31 dicembre 2011.