Va delineandosi con maggiore nitidezza l’ipotesi di mandare in pensione i dipendenti pubblici a 70 anni, su base volontaria e dietro incentivi per rimanere al lavoro. Il personale della pubblica amministrazione potrà restare in servizio fino a 70 anni per attività di tutoraggio e di affiancamento ai nuovi assunti. Scopo dell’iniziativa è quello di contenere la spesa previdenziale e di trattenere in servizio le professionalità più meritevoli, al fine di realizzare una sorta di staffetta generazionale fra le vecchie e le nuove generazioni di dipendenti. L’ipotesi, che prevede un tetto alle assunzioni, è stata avanzata dal ministro della Pa Paolo Zangrillo nel corso del Forum The European House – Ambrosetti di Cernobbio.
Tetto alle assunzioni
La scelta di trattenere al lavoro il personale spetterà in primis alla singola amministrazione e poi al diretto interessato. A fronte del trattenimento in servizio di un dirigente, l’ente pubblico dovrà rinunciare all’assunzione di personale per lo stesso importo di spesa, nel limite del 10% delle facoltà assunzionali.
Alla stesura della bozza lavorano in tandem il ministero della Pubblica amministrazione e quello dell’Economia.
Nuove assunzioni nella Pa
Al tempo stesso la Pa sarà dotata di nuove energie: dopo il maxi-piano di assunzioni che ha portato 173.000 nuovi dipendenti nel 2023, l’obiettivo di Zangrillo è quello di inserire in organico 350.000 persone entro il 2025. Le assunzioni si rendono necessarie perché da qui al 2030 la Pa “perderà quasi un milione di persone, che andranno in pensione, dopo il calo di 300.000 dipendenti, che non sono stati sostituiti a causa del blocco del turnover dal 2010 al 2020”, come ha annunciato Zangrillo.
Pd sul piede di guerra
La segretaria del Pd Elly Schlein ha già annunciato che si metterà di traverso: “Si è cominciato a parlare della volontà della maggioranza di aumentare l’età pensionabile della pubblica amministrazione. Noi naturalmente ci apporremo”, ha detto.
La Manovra 2025
Il governo Meloni è in crisi di liquidità: per la Manovra 2025 si ipotizza uno stanziamento massimo di 25 miliardi di euro mentre nel quadriennio precedente i governi stanziarono importi da 30 a 40 miliardi. Dal momento che la coperta è corta l’esecutivo è costretto a fare di necessità virtù, tagliando i bonus meno efficaci e puntando a ottimizzare le risorse disponibili al fine di mantenere una politica di bilancio equilibrata e concentrare le risorse su priorità come famiglie, imprese, giovani e natalità. E per quanto riguarda la pubblica amministrazione anche sul merito, sulla semplificazione e sulla digitalizzazione. L’obiettivo di Zangrillo è quello di avere un settore pubblico che non sia una zavorra per la crescita delle imprese, ma che possa essere considerato un partner nello sviluppo.
La legge di Bilancio prevede poi altre possibili modifiche sulle pensioni, tra cui una stretta sui tempi di pensionamento anticipato e la rivalutazione degli assegni rispetto all’inflazione. C’è anche un’attenzione alla rivalutazione delle pensioni minime. La Manovra potrebbe beneficiare di entrate fiscali aumentate (+6,2% nel periodo gennaio-luglio), investimenti stimolati dal taglio dei tassi Bce, e buone performance dell’export. Si prevede di confermare il taglio del cuneo fiscale, l’Irpef a tre aliquote, incentivi come il bonus per le mamme lavoratrici (che dovrebbe essere esteso alle autonome) e l’assegno unico rivisto.