Fondo pensione dalla nascita in una regione italiana: come funziona

Il progetto del Trentino Alto Adige: offrire contributi regionali per aprire un fondo pensione ai neonati

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

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La previdenza complementare è destinata a essere pilastro della pensione del futuro perché la pensione pubblica, basata sul sistema contributivo, offrirà importi mensili sempre più ridotti. Ben si comprende allora l’iniziativa del Trentino Alto Adige, che, tramite legge regionale, prevede il versamento di un contributo in denaro a favore delle famiglie che aprono un apposito fondo pensione per i neonati.

Il progetto nasce come espressione di welfare e autonomia territoriale al fine di rispondere ai bisogni della comunità trentina, come spiega il presidente della regione Arno Kompatscher, ma si presta anche a una serie di considerazioni più ampie legate alla possibile estensione dell’iniziativa anche in altre aree del nostro Paese.

Previdenza complementare infantile: cos’è

Aprendo al primo testo in Italia sulla previdenza complementare infantile, l’ok del Consiglio regionale al disegno di legge intitolato Incentivo all’iscrizione a forme di previdenza complementare di nuovi nati è arrivato pochi giorni fa, con 52 voti favorevoli, un contrario e 4 astenuti.

L’iniziativa aderisce a un principio di solidarietà intergenerazionale e a quella logica dei fondi pensione e dei piani individuali con cui i lavoratori possono integrare il trattamento pubblico e mantenere un tenore di vita adeguato anche negli anni del ritiro dall’occupazione, per maturazione dei requisiti pensionistici.

Come funziona la “pensione bimbi” in Trentino Alto Adige

Il meccanismo consiste in un contributo economico per chi, fin dalla nascita del figlio/a, apre una posizione di previdenza integrativa intestata a lui/lei e ne paga i relativi contributi. Potrà farlo in modo agevolato perché può contare su un sistema regionale finanziariamente solido e in grado di compiere scelte coraggiose, ma sagge, anche in chiave pensionistica e di risparmio a lunghissimo termine.

In sintesi, il meccanismo sarà il seguente:

  • all’adesione al fondo pensione per i neonati è previsto il versamento di un contributo pari a 300 euro, direttamente nella posizione previdenziale del figlio o della figlia;
  • per i 4 anni successivi è previsto il versamento di altri 200 euro ogni dodici mesi, a patto che la famiglia versi almeno 100 euro annui nello stesso fondo di previdenza complementare.

In questo modo, nei primi 5 anni di vita e tramite la sua famiglia, il minore potrà accumulare un contributo a quattro cifre sul proprio fondo pensione.

Quali sono i requisiti di accesso alla pensione

La previdenza complementare viene agevolata grazie a un sostegno economico a favore delle famiglie che mettono al mondo figli, oppure che li adottano o li hanno in affido.

In base a quanto si apprende, l’iniziativa si rivolge anche ai bambini già nati: in via transitoria il contributo varrà infatti, anche a favore dei minori che al 1° gennaio 2025 non avevano ancora compiuto 5 anni o per i quali non siano ancora trascorsi 5 anni dalla data di adozione o affidamento. In breve, la legge si applica anche i bambini nati negli anni precedenti fino al 2020 incluso.

Per ottenere il contributo ci sono le seguenti condizioni da rispettare:

  • residenza del richiedente diretto da almeno 3 anni in un comune della Regione;
  • residenza del minore dalla nascita o sua acquisizione, per effetto di un provvedimento di adozione o affidamento;
  • adesione obbligatoria a una forma di previdenza complementare al momento della domanda.

Non sarà considerato l’Isee perché la condizione economica della famiglia non avrà alcun rilievo.

Il contributo previdenziale è, infatti, di carattere universale e potranno accedervi tutti, in modo da rafforzare la sicurezza economica fin dalla nascita e ben prima dell’ingresso nel mondo del lavoro del beneficiario del fondo pensione.

Attenzione però: al fine di avvalersi di queste erogazioni di sostegno anche negli anni successivi, sarà necessario che il minore continui a risiedere in modo fisso in Trentino Alto Adige.

La Regione finanza le pensioni per i bambini

Dietro questo nuovo contributo per l’apertura del fondo pensione neonati, c’è Pensplan Centrum S.p.a., società in house della Regione e delle due Province autonome di Trento e Bolzano, che si occuperà degli aspetti operativi e gestionali e si coordinerà con gli uffici dell’anagrafe.

Da notare che il disegno di legge approvato dal Consiglio regionale non introduce un nuovo fondo, ma utilizza risorse già previste nei bilanci locali. In altre parole, non sono previste tasse aggiuntive, ma un virtuoso orientamento di risorse pubbliche, già erogate al welfare e alla previdenza complementare.

Il meccanismo fa parte del più ampio progetto Pensplan, un programma nato negli anni ’90 al fine di promuovere la previdenza integrativa volontaria nella regione. Non a caso dispone di risorse stanziate annualmente a livello locale con una parte dedicata proprio al sostegno delle adesioni ai fondi pensione.

Le istituzioni trentine e altoatesine ritengono che l’investimento iniziale, per l’iniziativa che qui interessa, ammonterà a poco più di 3,2 milioni di euro per il primo anno, per poi non superare i 2 milioni annui a regime.

Tra prospettive e limiti di un’estensione a livello nazionale

L’esperimento sicuramente dimostra come sia possibile garantire un primo capitale previdenziale ai neonati e si presta a repliche su scala nazionale. Anche se un progetto esteso a tutto il Paese si scontra con un nodo cruciale: le risorse economiche sul piatto.

Coprire milioni di bambini richiederebbe investimenti consistenti e una riorganizzazione dei bilanci pubblici, rendendo indispensabile un delicatissimo equilibrio tra sostenibilità finanziaria e ambizione sociale.

E, senza dimenticare la componente squisitamente politica delle scelte in un Consiglio regionale, fino a che punto è possibile arrivare, facendo quadrare conti locali e finalità previdenziale?

Concludendo, pur con questi limiti, l’iniziativa del Trentino Alto Adige, resta un esempio concreto di come la previdenza integrativa sia in grado di diventare un pilastro della sicurezza economica futura, stimolando una cultura del risparmio già dall’infanzia.

Le pensioni rappresentano oggi più che mai un’incognita e una questione ricchissima di sfaccettature e pensarci prima può rivelarsi la scelta vincente.