Cumulo pensione e reddito da lavoro, dichiarazione entro il 31 ottobre o si perde tutto

Gli importi del reddito d'impresa e del reddito da lavoro autonomo vanno trasmessi all'Inps tramite sito web, Caf o patronati. La scadenza per inviare la comunicazione del cumulo reddito-pensione è il 31 ottobre 2024

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 28 Ottobre 2024 16:29

Come ogni anno, una parte consistente di pensionati italiani è chiamata a un appuntamento di importanza capitale: la dichiarazione che riguarda il cumulo della pensione con il reddito da lavoro autonomo. Come ha ricordato l’Inps nel messaggio n.3077 del 19 settembre 2024, chi percepisce l’assegno previdenziale e, allo stesso tempo, nel corso del 2023 abbia conseguito un’altra entrata deve darne comunicazione entro il 31 ottobre 2024.

La sanzione, in caso di mancata comunicazione del cumulo pensione-lavoro, è pesantissima: l’Inps si riappropria in automatico dell’importo della pensione percepita nel periodo di riferimento.

Chi è escluso

Rimane escluso dall’obbligo di dichiarare gli introiti del 2023 chi si trovi in uno di questi casi:

  • titolari di pensione di invalidità dalla cui attività, sia dipendente che autonoma, derivi un reddito pari o inferiore a 7.383,22 euro per l’anno 2023;
  • titolari di pensione e assegno di invalidità avente decorrenza compresa entro il 31 dicembre 1994;
  • i pensionati che partecipano a lavori socialmente utili o a programmi di reinserimento a pagamento sovvenzionati da enti locali o da istituzioni pubbliche e private;
  • chi percepisce indennità in quanto giudice di pace, giudice onorario o giudice tributario, così come chi incassa indennità connesse a cariche pubbliche elettive e gettoni di presenza percepiti in qualità di amministratore locale;
  • le remunerazioni percepite dai sacerdoti, in qualità di ex insegnanti di religione;
  • i titolari di pensione di vecchiaia;
  • i titolari di pensione o assegno di invalidità a carico dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, delle forme di previdenza esonerative, esclusive, sostitutive della medesima, delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi con un’anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni.
  • i titolari di pensione di anzianità e di trattamento di prepensionamento a carico dell’assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima, in quanto dal 1° gennaio 2009 tali prestazioni sono totalmente cumulabili con i redditi da lavoro (cfr. circolare n. 108 del 9.12.2008, p. 2);

Il messaggio n.3077/2024 dell’Inps individua poi una serie di ulteriori casi particolari.

Cosa va dichiarato

Ogni reddito da lavoro autonomo deve essere dichiarato per intero al netto dei contributi previdenziali e assistenziali e al lordo delle ritenute erariali. Il reddito d’impresa deve essere dichiarato al netto anche delle eventuali perdite deducibili imputabili all’anno di riferimento del reddito (che, come detto, è il 2023).

La comunicazione può essere fatta direttamente sul portale dell’Inps accedendo con Spid, Cns o Cie. Il cittadino deve selezionare la voce Dichiarazione Reddituale – Red Semplificato (per la dichiarazione Red). Nel successivo pannello occorre scegliere la Campagna di riferimento, che nel caso specifico riguarda l’anno 2024 relativamente alla dichiarazione dei redditi riferiti al 2023. In alternativa è possibile rivolgendosi a Caf e patronati.

Le sanzioni

La mancata presentazione della comunicazione fa scattare le sanzioni: la somma, pari all’importo annuo della pensione percepita nel periodo di riferimento, viene prelevata direttamente dall’Inps sulle rate di pensione dovute dal trasgressore.

Proibito sommare i redditi percepiti: il pensionato non deve indicare un singolo importo riferito alla sommatoria degli incassi ricevuti ma per ogni tipologia di reddito deve indicare i periodi di lavoro effettuati. Per ogni tipologia di reddito sono ammessi al massimo sei periodi nell’anno con i relativi sei importi.