Nell’andamento del mercato immobiliare la nuda proprietà segna un +1,7% andando in controtendenza rispetto al trend generale delle compravendite che calano del -9,7%. È quanto si evince dal rapporto dell’Omi (Osservatorio mercato immobiliare) sulle transazioni del 2023. I dati sono riferiti rispetto all’andamento sull’anno precedente.
Nel periodo considerato le compravendite complessive hanno sfiorato quota 710.000 unità e le nude proprietà hanno rappresentato una quota minoritaria pari al 3,9% del totale che corrispondono a poco meno di 28.000 transazioni, per un terzo concentrate nel Nord Ovest del Paese.
Il perché dell’aumento
Il tasso di variazione delle compravendite in nuda proprietà rispetto al 2022 è maggiore nei comuni capoluogo (+2,9%), mentre nei comuni minori è pari a +1,2%. Anche se il volume delle nude proprietà è solo una modesta frazione delle compravendite totali, il fatto che il trend sia in crescita nonostante il mercato ceda quasi il 10% fa emergere uno spaccato significativo sull’andamento dell’economia e della demografia del Bel Paese.
Pensioni basse, costo della vita in aumento e welfare non adeguato alle esigenze correlate all’età spingono sempre più anziani a vendere il proprio immobile secondo la formula della nuda proprietà al fine di poter contare su una liquidità immediata così da vivere una vecchiaia più agiata o aiutare i figli in difficoltà.
Come funziona la nuda proprietà
In sintesi, la formula della nuda proprietà nell’ambito delle compravendite immobiliari fa incontrare un venditore in avanti con gli anni con un acquirente che non ha la necessità di entrare immediatamente in possesso del bene. Il venditore conserva il diritto di abitare nell’immobile fino al termine della propria esistenza, salvo altra scadenza fissata nell’atto notarile; e il compratore differisce nel tempo il proprio diritto di godimento del bene a fronte di un prezzo di acquisto nettamente inferiore rispetto a una compravendita tradizionale. In altre parole, l’acquirente (o nudo proprietario) acquista una casa senza avere l’immediato diritto di viverci, poiché questo diritto rimane a favore del venditore (o usufruttuario).
Chi compra può ottenere un prezzo generalmente scontato del 25-30%, con la possibilità di poter rivendere nel futuro a medio termine così da realizzare una plusvalenza.
Anziani in difficoltà
Se un tempo possedere una casa di proprietà era una conquista sociale, oggi è talvolta un fardello: per un anziano in difficoltà economica vendere con la formula della nuda proprietà consente di tagliare le spese correlate all’immobile, diminuire il valore dell’Isee e fare cassa.
“Il trend c’è già e probabilmente è destinato a salire nei prossimi anni”, afferma Simone Zucca, direttore della rete dei Caf Acli citato da Avvenire. “Dagli incontri con i nostri clienti emerge chiaramente una difficoltà crescente nella gestione delle spese legate all’assistenza a fronte di una redditività che fa fatica a tenere il passo con le risorse necessarie per il welfare”.
“La vendita della nuda proprietà con usufrutto vitalizio, in tempi di crisi, è diventata sempre più popolare tra gli anziani, soprattutto se la pensione non è sufficiente al proprio sostentamento”, si legge sul sito della Cisl Pensionati.