Referendum flop, disastro affluenza: tutti i dati e cosa (non) cambia

Un flop quasi senza precedenti quello del referendum sulla giustizia del 12 giugno, voluto da Lega Nord e Radicali in primis

Pubblicato: 13 Giugno 2022 01:39Aggiornato: 13 Giugno 2022 15:23

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Un flop quasi senza precedenti quello del referendum sulla giustizia del 12 giugno, voluto principalmente da Matteo Salvini e dai suoi della Lega Nord, assieme ai Radicali. Come già era stato ampiamente preannunciato, il quorum per validare l’esito dei 5 quesiti referendari si è rivelato una chimera.

Riparte subito la discussione sulla riforma della giustizia

In una giornata caotica, con al centro delle votazioni lo scandalo di Palermo, ammissione di sconfitta netta da parte del senatore della Lega Roberto Calderoli: “Adesso succede che abbiamo perso. E’ inutile nasconderlo. Non ci sono storie. I numeri dimostrano che 10 milioni hanno partecipato, gli altri non hanno inteso farlo”, ha commentato.

Lunedì 13 giugno, alla sera, riparte comunque in Commissione giustizia del Senato la discussione sulla riforma Cartabia. Sono stati presentati, non solo dalla Lega, ma da tutti i partiti, inclusi quelli di governo, più di 300 proposte di modifica.

Il Carroccio intendiamo riproporre tutti gli emendamenti già presentati alla Camera e tra questi, aggiunge Calderoli, “credo che vi siano anche quelli che raggiungerebbero il medesimo risultato di un eventuale referendum approvato”, ha detto, auspicando che la riforma Cartabia venga approvata “con quelle modifiche per cui la si possa chiamare riforma, cosa che oggi non è”.

La battaglia per cambiare la giustizia non si ferma, “ma anzi riparte con rinnovato slancio” assicurano fonti della Lega dalla sede di via Bellerio, certe, insieme al Partito Radicale, che “una volta vinte le prossime politiche nel 2023, verrà messo mano al sistema”.

I 5 referendum che non sono passati

Ecco i 5 quesiti referendari su cui gli italiani erano chiamati a esprimere il proprio SI o NO:

  1. legge Severino sull’incandidabilità dopo condanna: scheda di colore rosso
  2. limitazione delle misure cautelari: scheda di colore arancione
  3. separazione delle carriere tra magistrati: scheda di colore giallo
  4. valutazione dei magistrati da parte dei membri laici dei consigli giudiziari: scheda di colore grigio
  5. firme per le candidature al Consiglio superiore della magistratura: scheda di colore verde.

I dati dell’affluenza per ciascun quesito

Il dato definitivo fornito dal Viminale, che ha completato il calcolo dei votanti nei 7.903 Comuni italiani, fissa l’affluenza poco sopra al 20,9%: per nessuno dei quesiti è stato dunque raggiunto il quorum. Si tratta dell’affluenza più bassa della storia.

Partecipazione ai minimi storici anche nelle grandi città: Milano al 20,7%, Roma al 16,7%, Napoli al 14,8%. Ma vediamo il dettaglio nazionale:

  • il primo quesito, quello sulla Legge Severino, ha avuto un’affluenza del 20,9%, la più alta
  • il secondo, sulla limitazione delle misure cautelari, del 20,88%
  • il terzo, sulla separazione delle funzioni dei magistrati, stessa percentuale del 20,89%
  • il quarto sul diritto di voto per i laici nei consigli giudiziari sulle valutazioni dei magistrati del 20,88%
  • il quinto sull’abolizione della raccolta di firme per la candidatura dei togati al Csm anche 20,88%.

I partiti degli italiani che hanno votato di più

Il 52,3% dei votanti al referendum è di centrodestra e il 26,4% di centrosinistra. Ecco la ripartizione dei votanti per appartenenza politica:

  • Fratelli d’Italia 23,9%,
  • Partito democratico 21,5%
  • Lega 17,5%
  • Movimento 5 Stelle 10,5%
  • Forza Italia 8,8%,
  • altri partiti di centrosinistra 4,9%
  • Azione / + Europa 3,2%
  •  altri di centrodestra 2,1%
  • Italia Viva 2,1%
  • altri partiti 5,5%.