Truffa broker fantasma, come difendersi e cosa fare se si è vittima

Come si svolgono le truffe nel trading online, come riconoscere broker truffaldini e cosa fare se si cade nella trappola

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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Il trading online è la nuova eldorado dei truffatori seriali e spesso ha come vitttime piccoli risparmiatori che vengono ridotti sul lastrico. Si tratta di un’attività che consente di comprare e vendere strumenti finanziari (azioni, valute, materie prime, criptovalute, derivati) tramite piattaforme web fornite da intermediari autorizzati, i famigerati broker. Rappresenta un canale di investimento accessibile a molti, ma comporta rischio economico, non esistono garanzie di rendimento certo. Questo è l’aspetto che dà terreno fertile ai truffatori. Negli ultimi anni, gruppi criminali hanno sfruttato la diffusione delle piattaforme e la scarsa preparazione di molti risparmiatori per costruire frodi sofisticate. Le vittime spesso raccontano di aver ricevuto proposte persuasive via telefono o messaggistica, di aver visto grafici e schermate che mostravano guadagni fittizi e di essersi poi trovate impossibilitate a ritirare il proprio denaro. Un caso giudiziario recente — la sentenza n. 715/2023 del Tribunale di Livorno — mostra come la giustizia stia riconoscendo la nullità dei rapporti con operatori non autorizzati e disponendo la restituzione delle somme nelle situazioni in cui sia provata la condotta illecita.

Come si svolgono le truffe nel trading online

Le frodi di trading online seguono uno schema ricorrente, spesso organizzato a livello internazionale e con ruoli ben distribuiti. Si parte con un contatto iniziale che avviene tramite chiamate a freddo, messaggi WhatsApp/Telegram o pubblicità mirata. I sedicenti broker usano una comunicazione molto persuasiva, mostrando opportunità di guadagno ritenute “imperdibili”. Successivamente si passa alla fase di creazione di fiducia dove gli operatori instaurano un rapporto apparentemente amichevole. Per farlo inviano grafici falsificati, report personalizzati e testimonianze di altri clienti (spesso inventate) per convincere la vittima. Si passa ad indurre le vittime ad effettuare bonifici verso conti esteri o a trasferire fondi tramite exchange di criptovalute. I conti beneficiari possono non riportare il nome della società dichiarata.

Per rendere la truffa “credibile” si mostrano anche simulazioni di guadagni con saldi e performance false attraverso determinate piattaforme. Ciò che in realtà la vittima vede sono valori che non corrispondono a operazioni reali sul mercato. In genere dopo aver visto che l’investimento ha portato a risorse importanti, la vittima chiede di poter prelevare ma il broker fantasma millanta motivazioni burocratiche o la richiesta di pagare “tasse”, commissioni o penali per sbloccare i fondi. Spesso chi chiede di uscire viene stalkerizzato con ulteriore pressione per versare altro denaro. Quando i soldi arrivano sui conti societari, vengono rapidamente spostati su altri conti o sistemi che rendono difficile il recupero (conti in paesi esteri, servizi di pagamento digitali, exchange). Spesso i siti vengono oscurati o la società cambia denominazione.

Questo schema, dalla persuasione all’impossibilità di prelevare, è stato descritto in più sentenze civili e segnalazioni investigative: il carattere transnazionale delle organizzazioni e l’uso di infrastrutture finanziarie e tecniche complesse rendono le indagini più difficile, ma non impossibili.

Truffe trading all’estero e paradisi fiscali: come funzionano

Le organizzazioni criminali spesso si avvalgono di strutture multinazionali e di giurisdizioni con regole più permissive per i servizi finanziari. Paradisi fiscali o paesi con controlli deboli consentono di aprire conti, costituire società e far transitare somme con maggior facilità. La catena di trasferimenti può coinvolgere conti correnti esteri, provider di pagamento digitali, exchange di criptovalute e società schermo registrate in giurisdizioni opache. Questo perimetro rende complessa la ricostruzione finanziaria da parte delle autorità e ritarda il recupero dei fondi.

Negli ultimi anni indagini giornalistiche e inchieste internazionali hanno ricostruito reti di call center e piattaforme con base in diversi Paesi, esempi citati in inchieste su Milton Group, Scam Empire, che hanno convogliato “investimenti” da decine di migliaia di vittime in diverse valute. Un ulteriore fattore di rischio è la rapidità con cui gli attori delle frodi cambiano siti, nomi e provider, l’oscuramento di un dominio in una giurisdizione spesso porta alla riapertura dell’attività con un nuovo marchio in un’altra.

Il report della Polizia Postale e dati di riferimento

La Polizia Postale pubblica periodicamente resoconti sull’attività investigativa e sulle truffe online. I report recenti indicano un aumento del fenomeno: il valore complessivo delle truffe online è cresciuto, con centinaia di indagini e migliaia di segnalazioni. I dati riportati evidenziano come il falso trading online sia tra le principali tipologie di truffa segnalate, e sottolineano la difficoltà delle investigazioni che coinvolgono più Paesi e diverse giurisdizioni.

Le forze dell’ordine hanno comunque ottenuto sequestri e recuperi parziali di somme, e numerose azioni giudiziarie civili e penali hanno portato a sentenze favorevoli per le vittime. Le cifre delle truffe con broker truffaldini sono da capogiro. Le persone denunciate nell’arco del 2023 in questo campo hanno superato quota 3.500. Il falso trading online, con 360 casi e 188 persone denunciate, primeggia in classifica. Sempre dal report di fine 2023 della Polizia Postale emerge che in Italia le truffe online hanno messo a segno 137 milioni di profitti illegali, registrando un incremento del 20% in dodici mesi.

Cosa fare se sospetti di essere stato truffato

  • Interrompere ulteriori versamenti immediatamente;
  • Conservare tutta la documentazione (messaggi, screenshot, bonifici, contratti);
  • Segnalare il fatto alla Polizia Postale e presentare denuncia presso la Procura competente;
  • Rivolgersi a un avvocato esperto in frodi finanziarie per valutare azioni civili (nullità del contratto, indebito) e penali;
  • Contattare la banca per segnalare eventuali bonifici sospetti e chiedere informazioni su possibili azioni di recupero;
  • Consultare la sezione “Avvisi ai risparmiatori” del sito CONSOB per verificare eventuali segnalazioni sul broker che vi ha contattato;
  • Segnalare la frode alla Polizia Postale attraverso i canali ufficiali;
  • Prima di investire, cercare informazioni su enti di vigilanza esteri se l’operatore è domiciliato all’estero (FCA, CySEC, AMF, FINMA, CNMV ecc.).