Test di ingresso a Medicina, numero chiuso abolito e niente quiz

Il test di ingresso a Medicina cambia completamente con la nuova riforma del numero chiuso: niente più quiz, ma per andare avanti e laurearsi serviranno ottimi risultati

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 11 Marzo 2025 11:45

Il test di ingresso a Medicina è ufficialmente un ricordo. La Camera ha approvato in via definitiva la riforma che cancella l’accesso programmato così come lo conoscevamo finora. Con 149 voti favorevoli e 63 contrari, la legge delega è passata anche a Montecitorio dopo il primo via libera del Senato. Il nuovo sistema rivoluziona l’accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria: via il numero chiuso e i quiz a crocette, sì all’ammissione aperta con selezione solo alla fine del primo semestre.

Un cambiamento radicale che entrerà in vigore già dall’anno accademico 2025/2026 per le università statali (per quelle private, i test di ingresso continueranno a esistere). Ora la palla passa al ministero dell’Università e Ricerca, che entro 12 mesi dovrà emanare i decreti legislativi per rendere operativa la riforma. Ma la ministra Anna Maria Bernini promette tempi più rapidi.

Niente più test di ingresso a Medicina

La ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha assicurato che, in tempi brevi, arriveranno i decreti attuativi per rendere operativa la riforma del test di ingresso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. I cardini della nuova legge sono:

  • l’abolizione del numero chiuso;
  • la rimozione del quiz di ingresso a crocette.

Questo significa che qualsiasi studente, in possesso di un titolo di scuola secondaria di secondo grado, potrà iscriversi al primo anno di queste facoltà, che in passato hanno quasi sempre richiesto il passaggio di una selezione. Questo non significa però che non ci sarà più alcun filtro all’accesso a Medicina.

Addio al numero chiuso, rimane quello programmato

Anche se il numero chiuso non esiste più, rimane il numero programmato. La selezione si sposta semplicemente dal momento precedente all’immatricolazione al primo anno. Gli studenti dovranno infatti dimostrare di poter continuare il loro percorso di studi in Medicina, Odontoiatria o Veterinaria ad anno accademico in corso.

Questa riforma riguarda però soltanto le università pubbliche. Quelle private potranno continuare a richiedere un test di ammissione, come già accade per altre facoltà. Molti atenei stanno infatti già preparando i test di ingresso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria per il prossimo anno accademico.

Come cambia la selezione degli studenti

Il test di ingresso per le facoltà mediche viene di fatto spostato di sei mesi. Al termine del primo semestre del primo anno, tutti gli studenti immatricolati dovranno sottoporsi ad alcuni esami. Quali saranno questi test dovrà essere definito dai decreti attuativi. Solo chi passerà i test potrà essere ammesso alla seconda parte dell’anno accademico e al resto del corso di laurea.

Gli altri però non perderanno l’anno. Potranno infatti continuare a studiare, frequentando un corso a scelta tra quelli di area scientifica. In questo modo gli esami sostenuti potranno valere per un altro corso di laurea, senza allungare i tempi della carriera accademica dello studente.

Restano da definire alcuni aspetti pratici, in attesa dei decreti attuativi:

  • le materie che faranno parte del semestre filtro: si parla di Biologia, Chimica e Fisica, ma non si escludono corsi di Anatomia;
  • la modalità degli esami di profitto: probabile che si ricorra a prove scritte od orali tradizionali, con meccanismi di valutazione certificati.

30.000 medici in più: quanti dottori servono in Italia

La ministra Bernini ha sottolineato come questa riforma possa aumentare il numero di medici formati dalle università italiane: “Gli atenei non si presenteranno più con l’insopportabile dicitura ‘numero chiuso’ ma con le porte aperte. Nei prossimi anni potremo formare almeno 30.000 nuovi medici in più. Insomma, una rivoluzione, un cambiamento radicale”.

Secondo uno studio della Banca d’Italia, il nostro Paese avrà bisogno nel prossimo decennio di 55.000 medici e 44.000 infermieri in più, oltre ad altri 20.000 professionisti sanitari, per far fronte sia del progressivo invecchiamento della popolazione, sia della riduzione della forza lavoro degli ospedali dovuta ai pensionamenti.