Dati Istat sulla raccolta differenziata, bene Cagliari (75%), male i centri metropolitani

Secondo il report, solo 62 capoluoghi hanno raggiunto l'obiettivo di raccolta differenziata fissato al 65%, necessari miglioramenti per raggiungere il target Ue

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Le metropoli italiane continuano a mostrare un ritardo significativo nell’implementazione della raccolta differenziata. Secondo l’ultimo report dell’Istat riguardante l’ambiente urbano, basato su dati del 2022, emerge che solo Cagliari ha raggiunto l’obiettivo di raccolta differenziata fissato al 75% dal decreto legislativo 152 del 2006, con una percentuale del 74,8%. In media, nelle città metropolitane, la percentuale di raccolta differenziata si ferma al 46,6%, ben 18,1 punti percentuali in meno rispetto agli altri capoluoghi di provincia. Nel confronto con il 2021, si registra un incremento della raccolta differenziata in tutte le città, ad eccezione di Milano, che mostra un calo dello 0,4%, e Venezia, che con un decremento del 2,5%, scende nuovamente sotto la soglia obiettivo, precedentemente raggiunta nel 2020.

Catania e Messina in crescita, ma ancora lontane dai target

Tra le città metropolitane, Catania e Messina si distinguono per i progressi più significativi nella raccolta differenziata. Rispetto al 2021, Catania ha registrato un aumento del 10,7% raggiungendo il 22% di differenziata, mentre Messina ha visto un incremento del 10,5% arrivando al 53,5%.

Nonostante questi miglioramenti, entrambe le città rimangono ancora lontane dai target. Catania si posiziona ben al di sotto del 65% previsto per tutti i comuni capoluogo, mentre Messina si avvicina ma non raggiunge il traguardo.

A livello nazionale, la quota di comuni che ha raggiunto il 65% di raccolta differenziata scende al 28,5% tra i capoluoghi e precipita all’1,6% tra le metropoli. Un dato preoccupante che evidenzia la necessità di un impegno più incisivo per colmare il divario con gli obiettivi europei.

Solo il 58,4% degli altri comuni capoluogo ha raggiunto il 65% di differenziata, dimostrando che la situazione è ancora eterogenea a livello nazionale.

Nord-Est in testa, Sud e Centro fanalino di coda nella raccolta differenziata

La distribuzione della popolazione residente in comuni capoluogo che hanno raggiunto il target del 65% di raccolta differenziata evidenzia forti divari geografici.

Il Nord-Est si distingue come la macroarea più virtuosa, con il 53,5% della popolazione che vive in comuni che hanno raggiunto l’obiettivo. Seguono il Nord-Ovest (30,7%), le Isole (23,7%), il Sud (19,7%) e, in coda alla classifica, il Centro con appena il 18,0%.

Queste differenze territoriali sottolineano la necessità di politiche mirate e di un maggiore impegno da parte delle amministrazioni locali, soprattutto nelle aree del Sud e del Centro, per colmare il divario e migliorare le performance in materia di raccolta differenziata.

È fondamentale ricordare che il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di riciclo e smaltimento dei rifiuti richiede un’azione sinergica da parte di tutti gli attori coinvolti, dai cittadini alle imprese, passando per le istituzioni e le associazioni ambientaliste.

La sfida della gestione dei rifiuti urbani in Italia

Nonostante la crescita della raccolta differenziata a livello nazionale (65,2% nel 2022), l’Italia rimane indietro rispetto agli obiettivi europei. I rifiuti urbani, pur rappresentando solo il 17,9% dei rifiuti totali prodotti (dati 2021), richiedono una gestione complessa a causa della loro eterogenea natura.

Raggiungere gli ambiziosi target di riciclo e riutilizzo stabiliti dal Pacchetto Economia Circolare e dal Pnrr è fondamentale per la tutela dell’ambiente e la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile.

Tuttavia, solo il 60,2% della popolazione italiana risiede in comuni che hanno raggiunto il target del 65% di raccolta differenziata. Questo divario evidenzia la necessità di un impegno più incisivo da parte di tutti gli attori coinvolti, per migliorare le performance e colmare il gap con gli obiettivi europei.

Elevare gli standard di qualità e quantità della raccolta differenziata è un passo cruciale per massimizzare il recupero di materiali e ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti. In questo senso, la collaborazione tra cittadini, imprese, istituzioni e associazioni ambientaliste è fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Progressi e sfide nel riciclo urbano

Segnali incoraggianti sul fronte del riciclo dei rifiuti urbani in Italia, con un tasso di preparazione al riutilizzo e al riciclaggio che ha raggiunto il 49,2% nel 2022. Un dato in crescita di 1,1 punto percentuale rispetto all’anno precedente e molto vicino all’obiettivo europeo del 50% fissato per il 2020 (con un ulteriore incremento al 55% previsto per il 2025).

Nei comuni capoluogo, la raccolta differenziata si attesta al 55,1%, con un aumento di 1,5 punti percentuali rispetto al 2021. In crescita in tutte le ripartizioni geografiche, le performance migliori si registrano nel Nord-Est (68,5%), nel Nord-Ovest (60,8%) e nel Centro (53,2%).

Sud e Isole rimangono indietro, con il 46,6% e il 38,2% rispettivamente, seppur in crescita rispetto all’anno precedente. Nel 2022, ben 62 capoluoghi hanno raggiunto il target del 65%, mentre 45 registrano una quota di raccolta differenziata inferiore o stabile rispetto al 2021.

Questi dati evidenziano la necessità di un impegno più incisivo nelle aree del Sud e delle Isole, per colmare il divario con le altre regioni e raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei in materia di economia circolare e tutela dell’ambiente.

L’incremento della raccolta differenziata e l’ottimizzazione dei processi di riciclo rappresentano passi cruciali per ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti e promuovere un modello di sviluppo più sostenibile. In questo senso, la collaborazione tra cittadini, imprese, istituzioni e associazioni ambientaliste è fondamentale per centrare gli obiettivi prefissati.

La situazione dell’ambiente urbano in Italia nel 2022, qualità dell’aria in declino, mobilità in ripresa e aumento delle aree verdi

Il report “Ambiente urbano 2022” ha analizzato aspetti cruciali della qualità della vita nelle città, dalla gestione dei rifiuti alla qualità dell’aria, passando per la mobilità e lo sviluppo del verde urbano. Nel dettaglio, emerge un netto peggioramento della qualità dell’aria nei principali comuni italiani, con un aumento delle polveri sottili e dell’ozono, soprattutto nel Nord. La domanda di Trasporto Pubblico Locale (Tpl) registra una lieve ripresa, ma rimane ancora inferiore ai livelli precedenti alla pandemia. La mobilità sostenibile mostra disuguaglianze regionali, con un divario significativo tra Centro-Nord e Mezzogiorno nell’offerta di servizi come il Tpl e la mobilità condivisa.

Nel settore del trasporto pubblico, si registrano progressi nella rinnovazione delle flotte: i bus a basse emissioni rappresentano il 36% del totale, ma oltre la metà degli autobus in circolazione ha almeno 10 anni. Nel contempo, aumentano le aree di forestazione urbana (+26% dal 2012) e le aree verdi accessibili al pubblico, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici. I consumi pro capite di gas naturale si sono ridotti, tornando ai livelli del 2020, mentre gli impianti di produzione di energia fotovoltaica registrano una significativa crescita.

La mobilità urbana in Italia nel 2022

Nel 2022, si è registrato un aumento delle reti di metropolitana (+3,2% rispetto all’anno precedente), mentre non si sono verificati progressi per le reti di tram e filobus. Nei 109 comuni capoluogo, sono in esercizio 362 km di tramvie, 315 km di filovie e 197 km di metropolitana, distribuiti rispettivamente in 13, 12 e sette città. In media, ogni 100 km2 di superficie urbanizzata si contano 9,3 km di tramvie, 8,1 km di filovie e 5,1 km di metropolitana. La densità delle reti sale a 22,9 km/100 km2 per il tram, 13,3 per il filobus e 12,2 per la metropolitana nei capoluoghi di città metropolitana.

Dei 109 comuni capoluogo, 70 sono dotati di un Piano urbano di mobilità sostenibile (Pums), inclusi 31 città con meno di 100mila abitanti. Tuttavia, uno su quattro dei comuni capoluogo non dispone di un Piano urbano del traffico (Put), obbligatorio per tutti i comuni capoluogo. La conformità degli autobus agli standard di emissione più avanzati è fondamentale per la sostenibilità della mobilità urbana. Nel 2022, si è registrato un lieve calo del numero complessivo di autobus in esercizio (-3,2%), ma la quota di autobus a basse emissioni è in aumento.

La quota dei veicoli a basse emissioni supera il 50% nelle città del Nord-est, ma è nettamente inferiore alla media nel Nord-ovest, nel Sud e soprattutto nelle Isole. Gli autobus a gas sono più diffusi nel Nord-est e nel Centro, mentre quelli elettrici e ibridi si concentrano nel Nord-ovest. La quota di autobus a basse emissioni è molto variabile tra le grandi città, superando il 75% a Bologna, il 60% a Catania e il 50% a Bari, ma è nulla a Reggio di Calabria e molto inferiore alla media dei comuni capoluogo a Genova, Firenze, Napoli, Palermo, Messina e Cagliari.

Verde urbano, disparità tra città e Regioni

Tra il 2012 e il 2022, la dotazione di verde pro capite ha registrato variazioni minime, passando da 31,3 m² a 32,8 m² per abitante. Tuttavia, la superficie complessiva delle aree verdi urbane è aumentata gradualmente, con una crescita media dello 0,3% all’anno. Nel 2022, l’estensione delle aree verdi urbane ammonta a 573 km², pari al 2,9% del territorio comunale, corrispondenti a 32,8 m² per abitante. Considerando anche le aree naturali protette, l’incidenza complessiva sul territorio sale al 19,7%.

Le differenze territoriali sono rilevanti: in più della metà dei capoluoghi, la dotazione di verde è inferiore alla media nazionale, e in 10 città non si raggiungono i 9 m² pro capite (lo standard minimo fissato per legge). Le città più virtuose, con dotazioni tre volte la media nazionale, sono principalmente nel Nord e Centro Italia.

Il Nord-est primeggia con una disponibilità pro capite di 62,3 m², mentre al Centro il valore è significativamente più basso (27,5 m²), e al Sud e nelle Isole scende ulteriormente.

Non tutte le aree verdi sono accessibili direttamente ai cittadini: la proporzione di quelle accessibili è di 19,4 m² per abitante, con differenze regionali e una minore disponibilità nelle città del Sud e nelle Isole. La disponibilità di aree verdi accessibili è minore nei capoluoghi metropolitani rispetto agli altri capoluoghi.

Inquinamento atmosferico, tendenze preoccupanti

Nel 2022, si registra un aumento delle concentrazioni medie annue di PM2,5 in 56 dei 93 comuni capoluogo che hanno effettuato il monitoraggio, mentre il PM10 peggiora nei 100 capoluoghi con monitoraggio. Questi dati segnalano un’inversione di tendenza rispetto agli anni recenti, con un aumento significativo che non si verificava dal 2017.

Gli interim target dell’Oms per entrambi i tipi di particolato sono stati superati in modo preoccupante, con la maggior parte dei capoluoghi che supera le soglie. In particolare, le situazioni più gravi si riscontrano nel Nord Italia, dove oltre il 90% dei capoluoghi supera entrambe le soglie, mentre la percentuale scende nel Centro, nel Sud e nelle Isole.

Le città di Milano, Venezia, Napoli, Torino e Cagliari evidenziano situazioni particolarmente critiche, con livelli di inquinamento che superano di almeno due volte i limiti stabiliti dall’Oms.

Riduzione dei consumi energetici in Italia nel 2022

Nel 2022, si è registrata una diminuzione del consumo totale di energia (elettrica e da gas naturale) sia a livello nazionale che nei 109 comuni capoluogo. La diminuzione per questi ultimi è stata del 6,3% rispetto all’anno precedente, con un livello che si è attestato a 75 tep per 100 abitanti, valore inferiore rispetto al periodo pandemico. Questa flessione è stata principalmente causata dalla contrazione della domanda di gas naturale, dovuta al rialzo dei prezzi della materia prima, alle misure di contenimento dei consumi e alle temperature medie particolarmente miti negli ultimi mesi dell’anno.

Questa diminuzione ha comportato un riequilibrio nella suddivisione dei consumi tra gas naturale ed energia elettrica. Nel 2022, il gas naturale ha rappresentato il 54,3% dei consumi finali per l’insieme dei capoluoghi, il valore più basso dal 2009. La quota di gas è diminuita in 85 capoluoghi, posizionandosi sotto la soglia del 50% in 42 città.

Le riduzioni dei consumi sono state fortemente diversificate nelle diverse regioni, a causa delle differenti condizioni climatiche, produttive e infrastrutturali. Nei capoluoghi del Nord-est e Nord-ovest si sono impiegati rispettivamente 110,4 tep e 89,1 tep per 100 abitanti, mentre nel Centro, Sud e nelle Isole i consumi sono stati inferiori.

Espansione del fotovoltaico in Italia, incentivi e crescita nel 2022-2023

Nel 2022, il settore del fotovoltaico italiano ha visto un’impennata grazie agli incentivi statali, con un trend positivo che si è mantenuto anche nei primi tre trimestri del 2023. I capoluoghi, detentori del 13,5% della potenza totale nazionale, hanno registrato un aumento medio del 20,1% nel numero di impianti fotovoltaici, raggiungendo gli 8,8 impianti per km². La potenza installata è cresciuta del 12,3%, arrivando a 19,4 kW per 100 abitanti, e la produzione netta di energia elettrica è salita del 13,8%, toccando i 215,8 kWh per abitante. Questi incrementi si allineano a quelli nazionali e rappresentano il picco più alto dal 2013.

Il Nord-est si distingue per il maggior numero di impianti per km², con 14,4, e per la maggiore potenza installata, con 28,7 kW per 100 abitanti. Tuttavia, è nel Sud che si registra la maggiore produzione netta di energia elettrica, con 340,9 kWh per abitante, grazie a condizioni di irraggiamento solare ottimali. Le grandi città mostrano una densità di impianti superiore rispetto agli altri capoluoghi, con 11,1 impianti per km², ma di dimensioni minori, con potenze medie per impianto di 14,2 kW rispetto ai 21,6 kW. Di conseguenza, anche la produzione di energia elettrica pro capite è inferiore nelle grandi città, attestandosi a 63,6 kWh contro i 385 kWh per abitante degli altri capoluoghi.