Direttiva case green, rivoluzione al via: tutti i costi per una ristrutturazione

Sono necessari 319 miliardi di euro, 45 all'anno, per coprire i costi di ristrutturazione, che possono superare i 100 mila euro per le abitazioni unifamiliari

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

La direttiva sulle case green, pubblicata l’8 maggio 2024 nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue, segna un passo importante verso un futuro più sostenibile. Dopo 20 giorni dalla pubblicazione, la direttiva entrerà in vigore, dando il via a un percorso di trasformazione del parco immobiliare europeo.

I Ventisette Stati Membri avranno a disposizione 24 mesi per recepire la direttiva e adeguarsi alle norme stabilite dall’Unione europea, con l’obiettivo di raggiungere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Durante questo periodo, gli Stati dovranno predisporre piani nazionali di rinnovamento degli edifici, fissando traguardi intermedi vincolanti: una riduzione del 16% dell’energia primaria media degli edifici residenziali entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Inoltre, il 55% di tale riduzione dovrà essere conseguito attraverso la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni energetiche più scadenti.

La direttiva europea sulle case green mira a promuovere il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e a ridurre le emissioni di gas a effetto serra provenienti dal settore immobiliare. Questo ambizioso progetto rappresenta un passo fondamentale verso un’Unione europea più verde e sostenibile, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico e garantendo un futuro migliore per le generazioni a venire.

La direttiva Epbd: una svolta green per il settore immobiliare europeo

La direttiva Energy performance of buildings directive (Epbd), nota anche come direttiva sulle case green, rappresenta un passo decisivo verso la sostenibilità nel settore immobiliare europeo. Approvata dal Parlamento europeo il 12 marzo e dall’Ecofin il 12 aprile, la direttiva stabilisce obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici.

Per gli edifici residenziali esistenti, i Paesi Membri sono tenuti ad adottare misure volte a garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Gli edifici non residenziali, invece, dovranno essere ristrutturati secondo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica, con l’obiettivo di ristrutturare il 16% degli immobili meno efficienti entro il 2030 e il 26% entro il 2033.

La direttiva Epbd pone anche l’accento sulle nuove costruzioni, stabilendo che i nuovi edifici residenziali dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2030, mentre per quelli non residenziali la scadenza è fissata al 2028.

Queste misure rappresentano una svolta significativa per il settore immobiliare europeo, promuovendo la transizione verso un futuro più sostenibile e a basse emissioni di carbonio. La direttiva Epbd getta le basi per un ambiente costruito più efficiente dal punto di vista energetico, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico e migliorando la qualità della vita dei cittadini europei.

Ristrutturazione case per obiettivi Ue, servono 319 miliardi in totale

La direttiva europea sulle case green pone sfide significative in termini di costi per la ristrutturazione degli edifici. Secondo le stime basate sui dati di Cresme-Symbola, per rispettare gli obiettivi fissati dalla direttiva saranno necessari investimenti per un totale di 319 miliardi di euro, con una media di 45 miliardi all’anno.

Tuttavia, emerge un problema cruciale: se lo Stato decide di limitare i rimborsi sotto forma di sconti fiscali, chi fornirà i fondi necessari per le ristrutturazioni? Le stime indicano che ben 3,2 milioni di case sono interessate dal cronoprogramma europeo, con costi di ristrutturazione che possono raggiungere i 90 mila euro per gli appartamenti e i 114 mila euro per le abitazioni unifamiliari.

Questa situazione pone interrogativi sulla capacità dei proprietari immobiliari di sostenere tali spese, soprattutto in assenza di adeguati incentivi statali. Sarà fondamentale trovare soluzioni innovative per garantire il finanziamento delle ristrutturazioni, coinvolgendo sia il settore pubblico che quello privato.

La sfida dei costi per la ristrutturazione delle case secondo la direttiva europea richiede una riflessione approfondita e una collaborazione tra tutte le parti interessate al fine di individuare meccanismi di finanziamento sostenibili e accessibili. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile raggiungere gli ambiziosi obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità fissati dalla direttiva, garantendo al contempo la fattibilità economica delle ristrutturazioni per i proprietari immobiliari.

Il ruolo del risparmio energetico nelle ristrutturazioni

Un fattore cruciale da considerare è il risparmio sulle bollette di luce e gas. La ristrutturazione energetica consente infatti di ridurre significativamente i costi. Secondo i dati di Arera ed Enea, per un’abitazione di 100 metri quadri, una casa in classe G può costare fino a 2.000 euro all’anno, mentre una in classe A solo 200 euro.

Questo risparmio può essere utilizzato per finanziare un mutuo: con 190 euro risparmiati al mese, è possibile prendere a prestito 30.000 euro da restituire in 20 anni. Sebbene questa cifra possa non essere sufficiente e sia necessario un aiuto statale, rappresenta comunque un passo importante verso il finanziamento delle ristrutturazioni.

Il futuro verde, un investimento necessario

Il ministro Giorgetti ha espresso dubbi sulla fattibilità economica della direttiva europea sulle case green, chiedendo “chi paga?”. Una domanda legittima, ma che rischia di distogliere l’attenzione dal vero problema: l’inazione di fronte alla crisi climatica.

Il costo di non intervenire ora sarà pagato dalle future generazioni, che erediteranno un pianeta invivibile. Dobbiamo investire oggi per evitare questa catastrofe. La finanza, pubblica e privata, ha la responsabilità di guidare questa transizione verso un futuro sostenibile.

La destra, in Italia e in Europa, si oppone al Green Deal e alla leadership europea in materia di sostenibilità. Un atteggiamento incomprensibile, soprattutto in Italia, dove gli effetti del cambiamento climatico si fanno già sentire.

La scelta è chiara: agire ora o mai più. La prossima legislatura europea sarà decisiva: la leadership verde non può basarsi solo su regole rigide, ma deve essere accompagnata da ingenti investimenti a impatto positivo, come quelli proposti da Draghi per un valore di oltre 500 miliardi di euro.

Investire nel green non è un costo, ma un’opportunità per creare un futuro migliore per tutti. E’ tempo di agire con coraggio e lungimiranza per il bene del pianeta e delle generazioni future.

Le risorse ci sono, serve solo un po’ di innovazione

Abbiamo già superato il punto di non ritorno e ci troviamo di fronte a una sfida da cui nessuno può esimersi, soprattutto l’Europa. La Commissione europea stima che siano necessari 275 miliardi di euro all’anno per ristrutturare gli edifici entro il 2030. Ma i governi nazionali hanno ampia discrezionalità per raggiungere gli obiettivi che, come abbiamo visto, consistono nel ridurre il consumo energetico del 16% entro il 2030, del 20-22% entro il 2035 e azzerare le emissioni entro il 2050.

Le risorse si possono trovare, se si abbandona l’approccio “business as usual” e si punta su innovazione finanziaria e partnership tra pubblico e privato. La Banca d’Italia ha già proposto un ventaglio di strumenti diversificati, mentre l’Italia potrebbe destinare parte dei fondi del Pnrr e del Repower Eu all’efficientamento energetico.

Fino al 2027, l’Italia avrà a disposizione oltre 78 miliardi di euro dal Pnrr, ai quali si aggiungono quasi 80 miliardi dai Fondi di coesione e 65 miliardi dal Fondo Sociale per il Clima per i piani nazionali di ristrutturazione. Inoltre, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha annunciato un impegno di investire 45 miliardi aggiuntivi entro il 2027. Questi fondi rappresentano un’opportunità cruciale per accelerare la transizione verso un’infrastruttura a zero emissioni, dimostrando che, con la giusta volontà politica e finanziaria, le mete più ambiziose possono essere raggiunte.

Queste risorse rappresentano un’opportunità unica per l’Europa di affrontare la sfida della transizione green e di trasformare il proprio patrimonio edilizio in un parco immobiliare sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico. Sarà fondamentale che i governi nazionali sappiano cogliere questa opportunità, adottando politiche lungimiranti e innovative che favoriscano gli investimenti e la collaborazione tra settore pubblico e privato.

L’Importanza della Direttiva sulle Case Green

La chiave per un futuro sostenibile risiede nella capacità di pianificare, investire e valutare l’efficacia degli investimenti. La direttiva case green è fondamentale perché consente ai residenti in case poco efficienti, classificate F e G, di ottenere un risparmio energetico del 40%, che si traduce in un risparmio medio di circa mille euro annui sulla bolletta energetica. In Italia, il 55% delle abitazioni rientra in queste categorie energetiche. Migliorare di due classi energetiche significherebbe per gli italiani non solo risparmiare, ma anche incrementare il valore dei propri immobili del 40%.

Il nostro patrimonio immobiliare è responsabile di una grande parte delle emissioni di CO2 e del consumo di gas. È essenziale promuovere l’installazione di energia rinnovabile e la sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore. Queste azioni possono essere finanziate anche attraverso il Pnrr.

La sfida non riguarda solo le abitazioni private, ma anche gli edifici pubblici, comprese le scuole. Molti edifici scolastici in Italia sono obsoleti ed energeticamente inefficienti. È urgente intervenire sull’efficientamento energetico di questi edifici, considerando che solo una piccola percentuale ha una certificazione energetica e molti si trovano nelle classi più basse in termini di efficienza energetica.

Valle d’Aosta in testa per le case green in Italia

La Valle d’Aosta si conferma la regione più virtuosa d’Italia in termini di case green, ottenendo un punteggio di 8,4 su 10 nella classifica nazionale. Questo risultato è frutto dell’elevato numero di attestati di prestazione energetica (Ape) rilasciati, pari al 22,1%, ben al di sopra della media italiana del 14,3%, e dell’indice di consumo medio di energia rinnovabile, che si attesta a 40,8 kWh/m2 anno.

La classifica nazionale, basata sui dati raccolti dal Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (Siape), prende in considerazione variabili chiave come gli Ape green, che includono la classificazione energetica degli immobili, le emissioni di CO2 e gli indici di consumo medio di energia rinnovabile (EPgl,ren) e non rinnovabile (EPgl,nren).

Al secondo posto si colloca il Trentino-Alto Adige, con uno score di 7,9, seguito da Lombardia e Basilicata, entrambe con un punteggio di 7,6. La Lombardia si distingue per il numero di attestati di prestazione energetica (20,7%), mentre la Basilicata si posiziona al quarto posto sia per gli APE (18,6%) che per l’impiego medio di energia rinnovabile (25,9 kWh/m2 anno).

Fuori dal podio troviamo le Marche (6,4) e il Friuli Venezia Giulia (6), seguite a pari merito da Abruzzo e Veneto (5,8). L’Abruzzo si caratterizza per le basse emissioni di CO2 e l’uso ridotto di energie non rinnovabili, mentre il Veneto è penalizzato da un basso utilizzo di energia rinnovabile.

Questi dati evidenziano l’impegno delle regioni italiane nel promuovere l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti rinnovabili nel settore residenziale. La Valle d’Aosta si conferma un esempio virtuoso, dimostrando come sia possibile coniugare sostenibilità ambientale e qualità dell’abitare. La sfida per le altre regioni sarà quella di seguire questo esempio, adottando politiche e incentivi volti a favorire la diffusione delle case green su tutto il territorio nazionale.

La classifica delle case green in Italia

Dopo la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige e la Lombardia, la classifica delle regioni italiane per efficienza energetica e consumo di fonti rinnovabili nelle abitazioni prosegue con Piemonte (5,4) e Toscana (5). Al nono posto, a pari merito con un punteggio di 4,9, troviamo Puglia e Umbria: la prima si distingue per le basse emissioni di CO2, mentre la seconda vanta un alto valore di consumo medio di energia rinnovabile. Chiude la top 10 la Sicilia (4,7), che si posiziona come prima regione per emissioni ridotte di anidride carbonica.

Tra le regioni meno virtuose, con ampi margini di miglioramento, figurano Calabria (4,4), Emilia-Romagna (4,1) – prima per utilizzo di energia non rinnovabile con 240,7 kWh/m2 anno, superiore alla media annuale italiana di 203,7 kWh/m2 – Molise (3,8) e Lazio (3,1). Queste regioni sono penalizzate da un numero estremamente ridotto di Ape green rilasciati.

Verso un futuro sostenibile: il nord e centro Italia in prima linea, il sud in rincorsa

La classifica delle regioni italiane per efficienza energetica e consumo di fonti rinnovabili nelle abitazioni evidenzia un divario significativo tra le diverse aree del Paese.

Le regioni del Nord e del Centro Italia si distinguono per un impegno concreto verso la transizione ecologica, con un numero elevato di attestati di prestazione energetica rilasciati, un basso consumo di energia non rinnovabile e un utilizzo significativo di fonti rinnovabili.

Al contrario, le regioni del Sud mostrano ancora una notevole distanza dagli standard nazionali, con un basso numero di Ape green, un elevato consumo di energia non rinnovabile e una quota ridotta di utilizzo di fonti energetiche pulite.

L’efficientamento energetico degli edifici rappresenta una sfida cruciale per l’Italia, non solo per ridurre l’impatto ambientale e contrastare il cambiamento climatico, ma anche per migliorare il comfort abitativo e contenere i costi in bolletta.

I dati della classifica offrono uno spunto di riflessione per individuare le aree su cui concentrare gli sforzi e le politiche pubbliche per promuovere un modello di sviluppo più sostenibile a livello nazionale.

È necessario un impegno comune da parte di tutte le regioni e di tutti gli attori coinvolti per colmare il divario esistente e per rendere l’Italia un Paese più efficiente dal punto di vista energetico e più rispettoso dell’ambiente.