Rifiuti tessili, l’Italia raccoglie solo 2,7 kg abitante/anno, serve accelerare per la Direttiva Ue

Dal 1° gennaio 2025, tutti i Paesi membri dell'Ue dovranno affrontare la sfida dei rifiuti tessili, questi dovranno essere separati dai rifiuti indifferenziati

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’Italia si colloca tra i principali Paesi europei per la quantità di prodotti tessili immessi sul mercato, con una media di 23 kg per abitante ogni anno. Tuttavia, l’aspetto più critico riguarda la raccolta di questi materiali. Infatti, nonostante l’ingente quantità di tessili prodotta e distribuita, la raccolta di indumenti usati e altri prodotti tessili è sorprendentemente bassa: si raccolgono solamente 2,7 kg pro capite all’anno.

Questo dato equivale a circa 160 mila tonnellate di tessili raccolti complessivamente, una cifra che evidenzia una notevole discrepanza tra produzione e smaltimento. La distribuzione della raccolta a livello geografico mostra differenze regionali significative: al Nord Italia si raccolgono circa 80 mila tonnellate, mentre nel Centro la cifra scende a 33,5 mila tonnellate. Al Sud, invece, la raccolta raggiunge un totale di 46,7 mila tonnellate.

Questo scenario sottolinea l’urgenza di un miglioramento delle infrastrutture di raccolta e riciclo dei tessili a livello nazionale, per ridurre l’impatto ambientale di un settore che continua a produrre in grandi quantità, ma che ancora fatica a gestire adeguatamente il fine vita dei prodotti.

La sfida della gestione dei rifiuti tessili a partire dal 2025

A partire dal 1° gennaio 2025, tutti i Paesi membri dell’Unione Europea saranno chiamati ad affrontare una sfida cruciale: la gestione dei rifiuti tessili. Questi rifiuti dovranno essere raccolti separatamente rispetto all’indifferenziato, un passo fondamentale verso una gestione più sostenibile dei materiali tessili. Tuttavia, il panorama attuale non è incoraggiante: a livello globale, il tasso di riciclo dei tessili è estremamente basso, attestandosi a un misero 1%. Questo dato mette in luce la necessità di interventi urgenti e mirati per aumentare il riciclo e ridurre gli sprechi in questo settore.

Il settore tessile non è solo un problema di rifiuti, ma rappresenta anche un’enorme sfida ambientale a monte. Esso è infatti il quarto settore a livello mondiale per il maggiore impiego di materie prime e di acqua, risorse fondamentali che vengono consumate in quantità enormi durante il processo produttivo. Inoltre, l’impatto del tessile non si limita all’uso di risorse naturali: è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di gas serra, una cifra che supera addirittura le emissioni prodotte dall’intero settore del trasporto aereo e marittimo combinati.

L’Italia, in particolare, si trova davanti a una sfida particolarmente complessa in questo contesto. Sebbene il nostro Paese sia uno dei maggiori produttori di tessili in Europa, c’è ancora molta strada da fare per migliorare sia la raccolta che il riciclo dei prodotti tessili a fine vita. La transizione verso una gestione più sostenibile del settore tessile richiederà un profondo cambiamento delle abitudini produttive e di consumo, nonché una maggiore efficienza nelle infrastrutture di raccolta e smaltimento.

La necessità di un’azione sinergica per implementare la Direttiva europea sui rifiuti tessili

“L’implementazione della direttiva europea sulla gestione dei rifiuti tessili richiede una sinergia tra tutti gli attori coinvolti per garantire una gestione efficiente della filiera del fine vita dei prodotti tessili”, sottolinea Luca Campadello, Strategic Development & Innovation Manager di Erion. Secondo Campadello, è fondamentale discutere i requisiti con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), e collaborare con tutti i consorzi per creare un sistema di regole univoche e armonizzate che risponda alle esigenze dei produttori.

L’importanza di questa azione collettiva è legata anche alle decisioni che verranno prese a livello europeo. “Dopo il Trilogo, riceveremo le indicazioni definitive dall’Europa. Per questo, è essenziale essere presenti ora ai tavoli di lavoro nazionali per collaborare con il Governo nella definizione del sistema di gestione dei rifiuti tessili del futuro”, continua Campadello. Stabilire regole condivise sarà cruciale per creare un sistema che risponda alle sfide economiche e ambientali poste dalla normativa europea.

Il ruolo strategico dei consorzi per una gestione sostenibile dei rifiuti tessili

Il compito centrale dei Consorzi, nati su iniziativa volontaria dei produttori, come Erion Textiles, è quello di promuovere una gestione efficiente dei rifiuti tessili. Questi consorzi si stanno ponendo l’obiettivo di definire un modello di raccolta e selezione dei tessili che sia efficace e sostenibile, chiarendo anche il ruolo fondamentale della distribuzione, sia quella tradizionale che quella online, per garantire una gestione ottimale del ciclo di vita degli abiti.

Un altro aspetto cruciale sarà il supporto ai produttori. I Consorzi dovranno assisterli non solo nell’adesione alle regole del decreto, ma anche nell’identificazione e sviluppo di soluzioni innovative per migliorare la riparabilità, la riutilizzabilità e il riciclo dei materiali tessili. Questo approccio è essenziale per ridurre l’impatto ambientale del settore e aumentare la durata di vita dei prodotti.

In parallelo, i Consorzi si impegneranno a organizzare campagne di sensibilizzazione rivolte ai consumatori finali, educandoli sull’importanza di una corretta dismissione degli abiti a fine vita. La consapevolezza del consumatore è fondamentale per migliorare i tassi di raccolta e ridurre la dispersione di tessili nell’indifferenziato.

Un ulteriore ruolo strategico dei Consorzi sarà quello di facilitare il dialogo tra tutti gli attori della filiera – comuni, rivenditori, selezionatori, riciclatori – per definire accordi di programma che mirino a migliorare la raccolta dei rifiuti tessili. Questi accordi contribuiranno a garantire standard di qualità nella selezione e nel riciclo, assicurando che i materiali siano trattati in modo da massimizzare il loro riutilizzo e minimizzare l’impatto ambientale.

La proposta della Commissione europea sulla responsabilità estesa del produttore nel settore tessile

A luglio 2023, la Commissione Europea ha introdotto una proposta per un regime di Responsabilità Estesa del Produttore (Epr), con l’obiettivo di rendere i produttori responsabili per l’intero ciclo di vita dei prodotti tessili, dalla progettazione alla gestione del fine vita. Questa iniziativa mira a promuovere una gestione sostenibile dei rifiuti tessili in tutta l’Unione Europea, cercando di ridurre l’impatto ambientale del settore e incentivare la circolarità dei prodotti.

Uno degli aspetti più innovativi della proposta è l’invito rivolto ai produttori a migliorare il design dei loro prodotti fin dall’inizio. Ciò significa che, oltre a essere responsabili della gestione dei rifiuti, i produttori dovranno considerare criteri come la durabilità, la riparabilità e la riciclabilità già nella fase di progettazione. Questa nuova visione è supportata dall’introduzione, da parte del Parlamento Europeo, dell’eco-modulazione degli eco-contributi. In altre parole, gli eco-contributi saranno modulati in base alla conformità dei prodotti agli standard ambientali: maggiore è la durabilità e riciclabilità, minore sarà l’eco-contributo dovuto dai produttori.

Questa strategia permetterà non solo di ridurre i rifiuti e migliorare il riciclo dei materiali, ma anche di fare leva sulle criticità che emergono nella gestione del fine vita dei prodotti per incoraggiare i produttori a creare articoli più sostenibili. Attraverso un approccio olistico, che comprende sia la progettazione che la gestione post-consumo, si promuoverà una transizione verso un’economia circolare, migliorando la riciclabilità dei prodotti e riducendo il loro impatto ambientale.

La necessità di una governance efficiente per la gestione dei rifiuti tessili

Attualmente, il settore dei rifiuti tessili soffre di una mancanza di governance solida per una gestione efficace. Nonostante esistano esperienze di raccolta e selezione dei materiali tessili, non è stato ancora sviluppato un sistema industriale robusto per il loro riciclo. Questo scenario evidenzia la necessità di una riforma significativa e di un approccio più strutturato al problema.

La normativa europea in fase di definizione rappresenta un passo cruciale verso il miglioramento della gestione dei rifiuti tessili. Successivamente, verranno introdotti i decreti nazionali che consentiranno agli attori della filiera di operare in modo più coordinato e attivo. Tuttavia, è evidente che ci sono ancora mancanze gravi nel processo di sviluppo di un sistema efficace.

Tra le principali criticità, si nota la mancanza di un confronto diretto e costruttivo con le istituzioni, i Comuni e gli operatori della filiera riguardo al modello di gestione dei rifiuti tessili. Questo dialogo è essenziale per creare un sistema che risponda alle reali esigenze del settore.

Inoltre, la scarsa esperienza nella gestione del riciclo dei rifiuti tessili non riutilizzabili sottolinea la necessità di investire in ricerca e sviluppo per trovare soluzioni innovative e sostenibili. Senza un adeguato supporto alla ricerca, sarà difficile migliorare le tecniche di riciclo e implementare sistemi efficienti.

È cruciale anche garantire trasparenza e tracciabilità nel percorso dei rifiuti. Questo può essere realizzato attraverso l’adozione di standard minimi di qualità per le attività di selezione e riciclo. La trasparenza garantirà che i rifiuti vengano trattati secondo criteri rigorosi, migliorando l’efficacia del processo di gestione.

Infine, è fondamentale sensibilizzare i consumatori sulla corretta dismissione dei capi di abbigliamento a fine vita. Un’adeguata informazione e consapevolezza aiuteranno a migliorare la qualità della raccolta e a facilitare il riciclo, contribuendo a una gestione più sostenibile dei rifiuti tessili.

Migliorare la trasparenza nel settore tessile: il ruolo cruciale del passaporto digitale dei prodotti

Attualmente, per il 93% delle imprese che operano nel mondo della moda, la tracciabilità dei prodotti tessili si basa principalmente sul Paese di produzione. Tuttavia, questa informazione risulta insufficiente per garantire una trasparenza completa lungo tutta la filiera tessile. La scarsità di dettagli riguardanti le pratiche produttive e le condizioni di lavoro rappresenta una lacuna significativa nella gestione della sostenibilità e della responsabilità ambientale nel settore.

Per colmare questa mancanza di informazioni, è stato introdotto il Digital Product Passport (Dpp), noto anche come Passaporto Digitale dei Prodotti. Questa tecnologia innovativa è destinata a diventare un elemento fondamentale nella gestione della tracciabilità dei prodotti tessili. Entro il 2030, il Dpp dovrà essere adottato in tutta l’Unione europea per ogni prodotto tessile venduto all’interno dei suoi confini.

Il Passaporto Digitale dei Prodotti ha come obiettivo principale quello di migliorare la trasparenza della filiera tessile, offrendo informazioni dettagliate su ogni fase della produzione, dalla fabbricazione allo smaltimento. Attraverso il Dpp, sarà possibile garantire una maggiore responsabilità e sostenibilità, permettendo ai consumatori di accedere a dati completi sui prodotti che acquistano, inclusi ingredienti, processi di produzione, e standard ambientali.

Questa innovazione non solo contribuirà a una gestione più trasparente e responsabile dei prodotti tessili, ma favorirà anche la creazione di una filiera più sostenibile e etica, in linea con le normative europee e le aspettative dei consumatori moderni.

I vantaggi dell’adozione del passaporto digitale dei prodotti per le imprese del settore tessile

L’adozione del Digital Product Passport offre numerosi vantaggi per le imprese operanti nel settore tessile. Vediamo in dettaglio come questa innovativa tecnologia può influenzare positivamente le aziende:

  1. Tracciare la Filiera con Maggiore Precisione: il Dpp consente una tracciabilità approfondita dell’intero ciclo di vita del prodotto tessile. Fornendo informazioni dettagliate su ogni fase, dal processo di progettazione fino al riciclaggio e alla gestione dei rifiuti, il Dpp permette alle aziende di monitorare e migliorare la trasparenza lungo tutta la catena di produzione e distribuzione. Questo aiuta a costruire una filiera più trasparente e responsabile, partendo dalla tracciabilità dei fornitori e dei materiali utilizzati.
  2. Promuovere la “Cultura della Responsabilità”: la trasparenza fornita dal Dpp è essenziale per promuovere una cultura della responsabilità all’interno del settore della moda. La tracciabilità dei fornitori e dei materiali è fondamentale sia per la sostenibilità che per l’etica. Questo livello di trasparenza non solo aiuta a costruire la fiducia tra i marchi e i consumatori, ma può anche influenzare positivamente le scelte di approvvigionamento delle aziende, orientandole verso pratiche più sostenibili e etiche
  3. Soddisfare le Esigenze dei Consumatori: il Dpp fornisce informazioni dettagliate sui prodotti, come i materiali utilizzati, gli stabilimenti di produzione, e le certificazioni e standard soddisfatti. Queste informazioni sono sempre più importanti per i consumatori, che sono guidati da scelte di acquisto consapevoli e ambientalmente responsabili. Ad esempio, il 52% dei consumatori millennials e il 45% della Gen Z si informano approfonditamente prima di acquistare abbigliamento. Fornire tali dettagli aiuta le imprese a rispondere a queste esigenze e ad adottare pratiche di produzione più etiche e responsabili
  4. Favorire gli Obiettivi di Economia Circolare: il Dpp contribuisce a migliorare la circolarità dei prodotti attraverso una maggiore tracciabilità. Monitorando e verificando la conformità agli obiettivi regolamentari dell’economia circolare, il Dpp aiuta le imprese a chiudere il ciclo nella catena di fornitura, riducendo i rifiuti tessili e l’inquinamento derivante dall’eccessiva produzione di capi non venduti o restituiti. Questa pratica supporta un approccio più sostenibile e circolare, allineando le operazioni aziendali con gli obiettivi ambientali globali

I vantaggi del passaporto digitale dei prodotti secondo Remira Italia

Questi sono alcuni dei vantaggi individuati da Remira Italia, azienda specializzata nell’offerta di soluzioni software avanzate per la gestione della supply chain, inclusa Web Label, il Passaporto Digitale dei Prodotti già adottato da importanti brand nel settore della moda.

“Negli ultimi anni, la crescente sensibilità ambientale ha indirizzato molti consumatori verso scelte d’acquisto sostenibili. Per preservare l’ambiente e rispondere alle aspettative dei clienti, l’industria della moda presta oggi particolare attenzione all’ecologia, adottando pratiche come l’eco-design e l’uso di materiali riciclati. L’introduzione del Dpp rappresenta quindi un passo fondamentale per garantire la trasparenza e facilitare la transizione verso un’economia circolare. Questo assicura che le informazioni fornite siano affidabili, complete e accessibili per tutti i consumatori e lungo tutta la filiera” – commenta Matteo Sgatti, Regional Sales Manager di Remira Italia.