Per anni il mondo della Formula 1 è stato indicato come simbolo di un modello industriale legato alle alte emissioni e al consumo intensivo di risorse. Oggi il quadro è cambiato. La massima competizione automobilistica sta portando avanti una trasformazione strutturale che mira alla neutralità climatica entro il 2030. Un percorso che non riguarda solo l’immagine, ma incide su logistica, regolamenti tecnici e sviluppo industriale, con effetti che vanno oltre il perimetro delle piste.
Il piano per l’azzeramento della CO2
Il programma ambientale della Formula 1 si fonda su una serie di interventi coordinati. La riorganizzazione dei calendari per ridurre gli spostamenti intercontinentali, l’ottimizzazione dei trasporti di team e materiali e l’uso crescente di soluzioni digitali hanno già prodotto un contenimento delle emissioni indirette. La componente più rilevante, però, riguarda i motori e i carburanti, cioè il cuore tecnologico del campionato.
Dal 2026 entrerà in vigore un nuovo regolamento tecnico che segna una svolta per l’intero settore. I motori resteranno ibridi, ma con una quota elettrica più rilevante rispetto al passato e, soprattutto, con l’utilizzo esclusivo di carburanti sostenibili avanzati. Si tratta di un passaggio chiave per mantenere la Formula 1 competitiva e coerente con le politiche ambientali globali.
Benzine sostenibili e neutralità tecnologica
Il nuovo carburante sarà composto per il 99% da componenti sostenibili. Parliamo di biomasse di seconda generazione, rifiuti urbani non alimentari e fonti alternative come quelle geotermiche. L’intera filiera sarà sottoposta a controlli indipendenti per garantire la tracciabilità e la reale sostenibilità del prodotto.
Questo approccio si inserisce nel più ampio dibattito sulla neutralità tecnologica. In un contesto in cui l’auto elettrica non è più considerata l’unica soluzione possibile per la mobilità di massa, la Formula 1 si propone come laboratorio per carburanti compatibili anche con i motori tradizionali. Il potenziale industriale è rilevante: questi combustibili potrebbero essere utilizzati, con adattamenti limitati, anche su veicoli già circolanti e distribuiti attraverso le infrastrutture esistenti.
Impatto ambientale e numeri della riduzione
Secondo le stime attuali, l’adozione dei carburanti sostenibili consentirà una riduzione delle emissioni di carbonio pari al 65% rispetto ai combustibili fossili tradizionali. Su scala stagionale, questo si tradurrebbe in un taglio di circa 300 tonnellate di CO2 per un intero campionato di Formula 1, con margini di miglioramento ulteriori che emergeranno solo con l’entrata in pista delle nuove monoposto.
Questi numeri assumono un valore economico rilevante se letti in chiave industriale. Ridurre l’impronta carbonica significa anche ridurre costi futuri legati a compensazioni, tassazioni ambientali e vincoli normativi sempre più stringenti. Per i grandi gruppi energetici coinvolti, la Formula 1 rappresenta quindi un investimento strategico.
Il ruolo dei grandi gruppi energetici
Colossi come Shell, Aramco, Petronas ed ExxonMobil stanno destinando risorse significative alla ricerca sui carburanti sostenibili. Il ritorno non è solo reputazionale. La possibilità di sviluppare un’alternativa credibile ai veicoli elettrici apre scenari economici di lungo periodo, soprattutto nei mercati dove la transizione all’elettrico procede più lentamente.
Il principale ostacolo resta il costo elevato di questi carburanti, ancora superiore agli standard dell’industria tradizionale. Le economie di scala e la diffusione su larga scala potrebbero progressivamente abbattere i prezzi, rendendo il modello sostenibile anche dal punto di vista finanziario.
I test nelle categorie minori
Prima dell’introduzione in Formula 1, i carburanti sostenibili sono stati testati con successo in Formula 2 e Formula 3. In queste categorie, l’utilizzo della componente sostenibile al 100% è stato anticipato rispetto ai piani iniziali, senza effetti negativi sulle prestazioni o sull’affidabilità delle vetture.
Secondo la Federazione Internazionale dell’Automobile, questo passaggio graduale ha permesso di individuare e risolvere eventuali criticità prima del salto nella massima serie. I dati raccolti indicano una piena compatibilità tra prestazioni sportive e obiettivi ambientali.