Giornata Mondiale della Decrescita: come iniziare una nuova vita

Come promuovere stili di vita più sostenibili, etici, sani e consapevoli per noi e il pianeta

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Alice Pomiato

Content creator

Alice Pomiato è una Content Creator che racconta com'è possibile avere uno stile di vita più sostenibile, etico e consapevole.

Pubblicato: 6 Giugno 2022 13:11

Ogni anno, nel mese di Giugno, in tutto il mondo si celebra il Global Degrowth Day, la Giornata Mondiale della Decrescita che promuove “una buona vita per tutti” con stili di vita più sostenibili, etici, sani e consapevoli.

In Italia, l’iniziativa è supportata dal Movimento per la Decrescita Felice e l’Associazione per la Decrescita, che organizzano tutto l’anno, a livello locale e nazionale, webinar, incontri, eventi pubblici e azioni per proporre alternative concrete al modello vigente che continua a perseguire una crescita infinita in un Pianeta finito.

Che cosa si intende per Decrescita Felice?

Il concetto di “decrescita” è un approccio diverso alla vita. Fa parte di una corrente di pensiero politico, economico e sociale che è favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi, con l’obiettivo di ristabilire le relazioni di equilibrio ecologico perse negli ultimi anni. La decrescita è il rifiuto razionale di ciò che non serve. Il suo obiettivo non è il meno, ma il meno quando è meglio, per perseguire una vita più semplice e di valore.

Gli stili di vita della decrescita promuovono la sobrietà, la sostenibilità (ecologica e sociale) e le relazioni fra le persone. Valorizzano i valori della comunità e della cooperazione a scapito dell’individualismo, della competizione e dell’egoismo, il gioco disinteressato e il piacere di godere del proprio tempo libero rispetto alla frenesia del lavoro e del fare sempre di più.

Tra i fautori della decrescita troviamo l’economista e filosofo francese Serge Latouche, autore di diversi libri dedicati alla decrescita, per denunciare la necessità e l’urgenza di un cambio di paradigma. Latouche spiega come il PIL ha smesso da anni di essere un parametro rilevante di cui tener conto per valutare il benessere di un qualsiasi stato e della qualità della vita dei suoi cittadini. In Italia, anche Stefano Bartolini affronta argomenti affini nel suo libro “Ecologia della felicità”.

La società in cui viviamo si regge sul concetto di iper-produzione e creazione di bisogno d’acquisto nei cittadini-consumatori affinché il PIL di una nazione possa crescere all’infinito. Abbiamo identificato il benessere con la crescita senza sosta dei profitti, ma la crescita economica, è poco più di un’aggregazione di transazioni di mercato misurate in termini monetari, come la produzione e la vendita di beni, senza considerare se questi contribuiscono, o se danneggiano, l’ambiente o il benessere di ogni forma di vita. Il PIL, non tiene conto dello spreco energetico e alimentare, delle ripercussioni sanitarie, delle emissioni, della distruzione di habitat, dell’abuso di psicofarmaci e così via, insomma, di tutti quei segnali di malessere, fattori di peggioramento della qualità della vita.

La Decrescita felice ci racconta che è necessario decrescere per un principio molto semplice: le risorse non sono infinite, e quanto finiranno ci resterà ben poco. Diventa necessario, al pari delle innovazioni tecnologiche, porre limiti etici e culturali allo sfruttamento degli ecosistemi, e conciliare la crescita economica e lo sviluppo sostenibile con la decrescita delle emissioni di gas serra.

La Decrescita si oppone al vigente modello economico, politico e culturale

L’inarrestabile aumento della popolazione, dei consumi e della produzione continua a provocare un impoverimento del capitale naturale che il mondo ci offre e dalla quale dipende tutta la vita su questo Pianeta.

Il vigente modello economico, il più diffuso e dominante, è quello capitalista. Sviluppato soprattutto in Occidente, promuove un’evoluzione senza limiti basata sulla produzione esorbitante di merci e il loro rapido consumo. Dall’economia alla politica, dalla cultura alla sfera sociale, dallo stato di salute al livello di povertà, il capitalismo ha intaccato ogni settore della società. Questo modello è stato inevitabilmente influenzato e spinto dall’avvento della globalizzazione, dall’avanzamento dell’intelligenza artificiale e dall’efficienza dei trasporti.

La crisi climatica, e tutte le crisi che stiamo vivendo e affronteremo, ci richiedono di ripensare a questo modello. C’è bisogno di transitare verso un nuovo modello economico, più giusto e morigerato, che promuova la riduzione di produzione e consumi.

Decrescita significa sacrificio o regressione?

La decrescita felice non è rinuncia, sacrificio o regressione, anzi! Non è il ritorno alla società della pietra, non è voler vivere a lume di candela, non è il rifiuto della tecnologia ma anzi, è l’unica forma di evoluzione incentrata sul benessere dell’uomo e del Pianeta, piuttosto che sul profitto di pochi. La strada da intraprendere con decisione per trasformarsi in una società felice perché equa, giusta e sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed istituzionale. Parlare di decrescita significa immaginare un nuovo e propositivo paradigma che nasce dalla critica a un sistema consumistico devastante e che vuole promuovere un nuovo tipo di economia, inserito in un nuovo tipo di società.

Il Movimento della Decrescita felice nasce come una critica alle dinamiche economiche prevalenti, e promuove la liberazione dalla schiavitù dell’inutile e del superfluo. Attorno al progetto della decrescita si articola ormai un insieme variegato di proposte e riflessioni che richiede la necessità di operare trasformazioni su piccola e grande scala, di tutti i principali sistemi.

Queste investono la sfera ecologica, sociale, politica e culturale oltre a una molteplicità di “buone pratiche“: dai distretti di economia solidale, civile, rigenerativa, ai principi della blue economy; dall’agricoltura biologica, biodinamica, alla permacultura, dai gruppi di acquisto popolare e solidale, alla difesa dei territori e dei beni comuni, dal risparmio energetico al consumo critico, dal cohousing alla sharing economy. Il progetto di decrescita felice non si propone di proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente.

Esistono oggi le condizioni e gli strumenti per contemperare le esigenze di progresso e di crescita con le esigenze di proteggere e migliorare la tutela dell’ecosistema in cui viviamo. Tutti possiamo approcciarci alla decrescita con apertura e curiosità.

Decalogo per la Decrescita Felice

Il Movimento per la Decrescita Felice in Italia, ci ha fornito un decalogo utile per cominciare ad avvicinarsi a questi temi:

  • Accorciare le distanze tra produzione e consumo, sia in termini fisici che umani
  • Riscoprire il ciclo delle stagioni ed il rapporto con la terra
  • Ridefinire il proprio rapporto con i beni e con le merci
  • Fare comunità
  • Allungare la vita alle cose, rifiutando la logica dell’“ultimo modello”
  • Ripensare l’innovazione tecnologica
  • Esserci pesando il meno possibile sull’ambiente, come forma di massimo rispetto per noi stessi e le generazioni future

Non c’è una una ricetta valida ovunque e per tutti, ma sta ad ognuno di noi il costruirsi il proprio “abito su misura”, a seconda delle proprie esigenze e possibilità.